L'Italia prova ad accelerare il passo in materia di Tecnologie di evoluzione assistita (Tea), l'insieme delle biotecnologie basate sul genoma editing e sulla cisgenesi, note a livello internazionale come Nbt (new breeding techniques). E lo fa con una proposta di legge che intende modificare il decreto legislativo 223 del 2003 e punta a introdurre una procedura semplificata per la sperimentazione degli organismi ottenuti dalle Tea.
Biotecnologie, Tea e Ogm: un po' di storia
Un atteggiamento da leader, uno scatto in avanti, quello italiano, che prende le mosse dalla decisiva presa di posizione della Commissione europea in materia di Ogm nell’aprile 2021. Su richiesta del Consiglio Ue, l'esecutivo di Bruxelles aveva, infatti, reso noti i risultati di uno studio scientifico (di cui abbiamo parlato sul settimanale Tre Bicchieri) che ha tenuto nettamente distinti i campi relativi alle nuove tecnologie da quelli più attinenti agli organismi geneticamente modificati (Ogm).
Lo studio fu avviato dopo che nel luglio 2018 la Corte di giustizia dell'Ue (analizzando la causa C-528/16) applicò il principio di precauzione ed equiparò le piante ottenute con tecnologie di mutagenesi e genome editing agli Ogm, materia regolata da una legge vecchia di 20 anni (Direttiva 2001/18/CE). Tale decisione rappresentò, come da più parti evidenziato, un freno alla sperimentazione e a tutto il lavoro della ricerca applicata, che dal 2021, però, ha potuto guardare al futuro con occhi diversi, in un contesto di modernizzazione delle tecniche, di conoscenze più specifiche sul biotech e di apertura delle istituzioni, a cominciare da quella europea, impegnata a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura sulla base dei principi di sostenibilità e a portare avanti gli obiettivi del Green deal, con le strategie Farm to fork e Biodiversità.
L’iniziativa parlamentare italiana
Rispetto al passato, il terreno per le Tea è, quindi, decisamente più fertile. Anche se la svolta europea in materia di biotech in agricoltura è in attesa di essere concretizzata. Dopo il pronunciamento della Commissione dell’aprile 2021, la palla è stata girata al Parlamento europeo, sollecitato da Bruxelles a ridefinire un quadro di norme specifico.
E, in attesa dei tempi dell’Europa, che potrebbe significare anche molti anni, è “indispensabile che l’Italia assuma un’iniziativa nazionale per consentire l’avvio della sperimentazione”. Con tale motivazione, i deputati Gallinella, Gagnarli, L’Abbate, Cadeddu e Cillis hanno preso l’iniziativa e presentato una proposta di legge alla Camera che, nelle more dell’adozione da parte Ue di una disciplina organica, consenta all’Italia di immettere nell’ambiente organismi ottenuti dalle Tea (specificatamente, mutagenesi sito-diretta e cisgenesi) per fini sperimentali, secondo un preciso iter procedurale. “Vogliamo fare dell’Italia un Paese leader sulle Tea in agricoltura, per poter avere piante più sostenibili dal punto di vista ambientale, ridurre i fitofarmaci e aumentare le resistenze ai cambiamenti climatici, con oggettivi benefici per la produttività, preservando le peculiarità della biodiversità italiana”, ha dichiarato Filippo Gallinella (Movimento 5 Stelle), presidente della Commissione agricoltura alla Camera dei deputati, presentando nelle scorse settimane a Montecitorio l’iniziativa, e ricordando come gli agricoltori adottino da sempre pratiche di incrocio di piante sessualmente affini, per potenziare determinate caratteristiche.
Cosa dice la proposta di legge sulle biotecnologie Tea
Secondo la proposta di legge italiana, le istituzioni di ricerca e sperimentazione che intendono coltivare in Italia un prodotto ottenuto con le Tea devono, innanzitutto, presentare una notifica all’autorità nazionale competente (il Ministero della transizione ecologica, Mite). La notifica comprende un documento unico che contiene informazioni generali (comprese quelle sul personale addetto e sulla formazione relativa), informazioni sui campi sperimentali in cui il prodotto è coltivato e le eventuali interazioni con le superfici circostanti, un piano di monitoraggio sugli effetti del prodotto sull’ambiente, la valutazione del rischio per l’agro-biodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare del prodotto sperimentato.
Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della norma, un decreto Mipaaf, di concerto col Mite, definirà le caratteristiche del documento unico. Per quanto riguarda la parte istruttoria e autorizzativa, il Mite, ricevuta la notifica, è chiamato a trasmettere entro 15 giorni dal ricevimento una copia alla Commissione interministeriale di valutazione (decreto 224/03, articolo 6). A quel punto, solo dopo l’autorizzazione del Mite, si potrà partire con le azioni di sperimentazione.
Le Tea nel testo della proposta di legge
- Genome editing mediante mutagenesi sito-diretta. Nuove tecniche genomiche che permettono una precisa modifica del Dna senza l’introduzione di nuovo materiale genetico (scientificamente definite da Efsa e Commissione europea Sdn-1 e Sdn-2).
- Cisgenesi. Inserzione di materiale genetico (ad esempio un gene) proveniente da un donatore che è sessualmente compatibile (di stessa specie o di specie affine). Il materiale genetico è inserito senza modificazioni.
Il ruolo di Mite e Mipaaf
Oltre a garantire l’accesso alle informazioni sui prodotti Tea in fase di sperimentazione, Mite e Mipaaf dovranno organizzare annualmente una consultazione pubblica sull’applicazione e sui risultati ottenuti sul genome editing. L’ente o il soggetto autorizzato alla sperimentazione dovrà garantire e fornire relazioni conclusive sui possibili impatti su salute umana, animale e sull’ambiente. Tali relazioni saranno inviate dal Mite sia ai Ministeri della salute e delle Politiche agricole, sia all’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente), alle Regioni e Province autonome. E spetterà allo stesso Ministero dell’innovazione tecnologica esprimere un parere sulle singole relazioni, che saranno inviate (in sintesi) alla Commissione europea, motivando eventuali divieti o illustrando i risultati ottenuti.
Il parere di ricercatori e sindacati agricoli sulle biotecnologie Tea
L’iniziativa parlamentare ha trovato piena approvazione da parte degli enti di ricerca. “Oggi con le biotecnologie” è il parere di Edgardo Filippone, presidente della Società italiana di genetica agraria (Siga) “riusciamo a coniugare ricerca di base con ricerca applicata, per rispondere alle esigenze del comparto primario nazionale, che raggruppa oltre 300 ricercatori, per la gran parte del settore pubblico”. In merito alle Tea, Filippone ha sottolineato come permettano di poter “agire con forbici molecolari sul singolo mattoncino del Dna come accade già in natura ma con tempi molto differenti”. Poi il messaggio alla politica: “Ha ascoltato il grido di dolore della ricerca, ha compreso il valore delle nostre attività e ci auguriamo che la proposta di legge porti il nostro Paese all’avanguardia. Potremo celebrare i 200 anni dalla nascita di Mendel nel 2022 con una norma che permetta la ricerca in campo, imprescindibile sempre con tutte le disposizioni di precauzione”.
Positivo il commento della Copagri che, col suo presidente Franco Verrascina, ricorda il risultato di una recente indagine di Euroseeds: “L’incertezza normativa riguardante l’applicazione delle Tecniche di evoluzione assistita ha bloccato addirittura del 40% i programmi di innovazione delle aziende che investono in ricerca. Per tali ragioni” ha aggiunto “non possiamo che accogliere con favore un provvedimento che mira a colmare tale lacuna, auspicando che il testo raccolga un unanime consenso e procedere speditamente nel suo iter parlamentare”.
Il Crea: pronti a sperimentare in campo
La voce del Mipaaf è arrivata attraverso Stefano Vaccari, direttore generale del Crea: “La ricerca in campo di queste nuove tecnologie è un fattore strategico per l’agricoltura nazionale. Abbiamo bisogno di essere competitivi permettendo di salvaguardare le nostre tipicità”. L’ente ministeriale possiede 12 centri di ricerca, di cui due (uno in Veneto e uno in Puglia) specializzati in viticoltura ed enologia: “Siamo pronti a mettere sul terreno varietà che abbiamo già testato in laboratorio: tra queste, ad esempio, vitigni che ci permettano meno trattamenti per la peronospora o pomodori maggiormente resistenti alle orobanche”, ha sottolineato Vaccari che, con questa proposta di legge, intravede la possibilità di anticipare i tempi, senza attendere l’Ue: “Vogliamo porci nel filone di Paesi come Cina, Regno Unito e Stati Uniti”. Una norma, quindi, che per il Crea appare “strategica forse almeno quanto il Pnrr.
a cura di Gianluca Atzeni