La festa dell’alta cucina
Entra nel vivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma il festival della cucina d’autore giunto alla sua sesta edizione. E se è vero che formula che vince non si cambia, quest’anno chi si aggira tra i Giardini Pensili, mappa alla mano, alla scoperta delle proposte degli chef, apprezzerà una disposizione più ariosa, e spazi più rilassati. Un maggior numero di sedute a disposizione, file che scorrono senza intoppi: Taste of Roma, i suoi chef e le brigate che si muovono nelle cucine montate dietro agli stand, sembrano aver raggiunto l’assetto più funzionale per accontentare la grande folla di persone che esplora curiosa sorseggiando un calice di vino, mentre cerca con lo sguardo di intravedere Heinz Beck, o scovare Cristina Bowerman. Del resto, per 4 giorni, gli chef più apprezzati della Capitale giocano il ruolo delle star della situazione: nelle postazioni attrezzate i corsi di cucina si avvicendano uno via l’altro, da qualche parte l’altoparlante annuncia l’inizio di un laboratorio da non perdere. Intorno la gente assaggia, molti chef si divertono a servire “al pass”, chiamando i numeri a gran voce. L’atmosfera è quella della festa, i piatti da assaggiare, quest’anno sono moltissimi.
Assaggi di Taste
Ogni cucina propone 4 alternative, le file più lunghe, come prevedibile, si accalcano davanti alla stand della Pergola, dove Heinz Beck propone un Cremoso di mozzarella con crudo di gambero rosso, infuso di melone e prosciutto crudo Ruliano, una Tartare di ricciola con caviale Calvisius su cetriolo e mela, gli Spaghetti tiepidi ai frutti di mare su spuma di prezzemolo e rughetta con bottarga di muggine, oltre al dolce, una Variazione di cocco, banana e lime.
Il cremoso di mozzarella con crudo di gambero rosso di Heinz Beck
Tanti hanno scelto di inserire in menu la pasta, con esiti molto diversi: ci sono i generosi Spaghetti Mancini alle telline di Lele Usai, del Tino, e la Pappardella con astice in salmì di Alessandro Narducci (Acquolina), che gioca a spiazzare le aspettative trattando il pregiato crostaceo come se fosse selvaggina da marinare. Poi il Superspaghettone Verrigni Tutti Frutti, con pomodori affumicati, salsa harissa, gelato di pomodoro di Giulio Terrinoni (Per me), una proposta ben riuscita. Per Francesco Apreda (Imago all’Hassler, che festeggia anche a Taste i suo dieci anni di attività) due variazioni sul primo piatto davvero convincenti – il Risotto alla marinara, cozze e black lime e i Cappellotti doppio umami - come del resto l’intero menu proposto dal fuoriclasse campano, sempre uno tra i più brillanti di Taste, grazie pure all’affinità con Dario Nuti. Anche stavolta il pastry chef stupisce con un dolce che potrebbe tranquillamente conquistare la palma di miglior piatto: Black stone, ciliegie e sesamo nero. Scenografico, goloso, alla perfetta temperatura di servizio (e non sempre, tra gli stand, è così). Accanto a loro c’è Roy Caceres: lo chef di Metamorfosi, come sempre, porta a Taste un menu carico di suggestioni esotiche, lasciandosi ispirare dalle cucine del mondo, dal Napoli-Messico A/R con emulsione di gamberi e chicaron di grano allo Yuzu, mandorle e camomilla. Anche il tema del viaggio, d’altronde, è un comune denominatore: Gigi Nastri (Stazione di Posta, Eit) propone il suo riuscito Vitello tonnato dopo un viaggio in Giappone (efficace l’idea del brodo di soia), Lele Usai i Dim sum alla ‘nduja di tonno, Cristina Bowerman il Pulled pork con salsa di prugne al miso rosso e sanguinaccio (ma anche un italianissimo piatto di Ravioli del plin ripieni di amatriciana e guanciale croccante).
La manifestazione, che scommette sulla possibilità di avvicinare il grande pubblico alla cucina d’autore – tutti i piatti sono proposti a un prezzo tra i 6 e i 10 “sesterzi” – proseguirà fino a domani sera, quando Taste saluterà Roma dandole appuntamento per il prossimo anno. Intanto ecco qualche scatto “rubato” tra gli stand dell’Auditorium.
Taste of Roma | Auditorium Parco della Musica | fino al 24 settembre | www.tasteofroma.it
a cura di Livia Montagnoli
Foto di Lucilla Loiotile