Per gli inglesi le cerimonie ufficiali e l'accoglienza di personalità importanti e capi di Stato sono una cosa seria ed è anche per questo che dal 1922 il governo gestisce una cantina con decine di migliaia di referenze da ogni parte del mondo. Nel 2023-2024 l'utilizzo è aumentato del 4% circa, raggiungendo le 2.813 bottiglie rispetto alle 2.713 bottiglie di vini e alcolici utilizzate nel 2022-2023. In totale, oggi, nella prestigioso magazzino gestito dal governo di Londra si contano ben 31.090 bottiglie. A far la parte del leone in questa selezione enoica è sicuramente la Francia con centinaia di referenze. A essere rappresentato, però, è tutto il mondo produttivo a livello globale. Proprio per questo motivo non si capisce la ragione dell'esigua rappresentanza italiana.
Com'è nata la "cantina governativa"
L'istituzione nel 1908 dell'ex Government Hospitality Fund per servizi agli ospiti governativi d'oltremare e agli ospiti nazionali di alto livello, ha portato alla necessità di strutturare l'acquisto di vini per gli eventi ufficiali. Nel 1922, la costituzione del Comitato consultivo per l'acquisto di vini del Government Hospitality Fund ha fatto sì che venisse creata l'apposita cantina tuttora esistente e gestita dal Comitato governativo per il vino che fornisce consulenza sull'acquisto e sull'utilizzo delle tante referenze enoiche. Da molti anni le bottiglie vengono custodite nel seminterrato di Lancaster House, anche se in vari momenti del XX secolo alcune scorte della cantina sono state ospitate in altri edifici governativi come ad esempio Downing Street e Carlton Gardens. Lancaster House, d'altronde, è stato il luogo prediletto dell'ospitalità governativa per oltre un secolo. Con il completamento della ristrutturazione negli anni '50, la casa è stata utilizzata esclusivamente per i ricevimenti ufficiali del governo e per grandi conferenze e riunioni. Questa è ancora la principale destinazione d'uso dell'elegante struttura, ora gestita come parte della proprietà del Foreign, Commonwealth & Development Office.
Le referenze italiane
Anche se dai dati presentati si può notare come nell'ultimo anno non siano stati consumati vini italiani, questi sono presenti nella storica cantina. In totale le bottiglie nostrane sono 34, secondo le statistiche del 2022. Non moltissime se si paragonano ai numeri delle sole regioni di Bordeaux e Borgogna che contano ben 224 referenze. Tra le etichette presenti ci sono Marchesi Mazzei - Chianti Classico Fonterutoli Riserva 1996, Moris Farm - Maremma Avvoltore 1997, Tenuta San Guido - Sassicaia 2001, Telenti - Brunello di Montalcino Riserva 1999, Tenuta dell'Ornellaia - Masseto 1994, Claudio Alario - Barolo Riva 1995, Allegrini - Valpolicella 2017, Fontodi - Flaccianello della Pieve Colli della Toscana Centrale IGT 2001 e anche gli immancabili Martini Vermouth Dry e Campari Bitter. Insomma nomi importanti della produzione italiana, ma inevitabilmente salta all'occhio la mancanza di un'enorme rappresentanza di eccellenze sparse per la Penisola.
Il Comitato governativo per il vino
Il Comitato consultivo è composto da quattro membri qualificati Master of Wine, mentre il presidente è un diplomatico senior in pensione. Il Comitato si riunisce tre volte all'anno e i membri prestano il loro servizio a titolo totalmente gratuito. L'obiettivo del Comitato è quello di consentire al Governo di gestire la cantina nel modo più efficiente possibile dal punto di vista dei costi, ma anche di servire agli ospiti, sia in patria che all'estero, vini di qualità adeguata a costi ragionevoli. Il gruppo di esperti consiglia i vini che possono essere acquistati scelti tra referenze pregiate, vini giovani e anche opzioni relativamente accessibili, che vengono poi conservati nella cantina per essere utilizzati nel giusto momento di invecchiamento. Oltre a questo il Comitato valuta anche le scorte e consiglia gli articoli che dovrebbero essere venduti per garantire l'autofinanziamento della cantina.