Supermercati modello Ryanair. I prezzi dinamici potrebbero ridurre gli sprechi

27 Set 2023, 16:52 | a cura di
Uno studio americano dimostra che abbassare i prezzi all’avvicinarsi della scadenza di un alimento può abbattere la spazzatura commestibile del 21 per cento. Non la soluzione ma un grande aiuto.

Un modello Ryanair per il supermercati del futuro? No, niente misurazione del sacchetto della spesa per rientrare nei rigidi standard di larghezza e peso. Parliamo delle politiche dei prezzi delle merci, che per ridurre gli sprechi potrebbero adeguarsi agli algoritmi usati dalle compagnie aeree low cost (ma anche ormai anche da quelle di bandiera) per fabbricare le tariffe variabili: insomma, il cosiddetto “dynamic pricing” croce e delizia di chiunque voglia fare un fine settimana a Formentera.

Gettiamo via il 19% degli acquisti

Ogni anno nel mondo si spreca il 19% del cibo che acquistiamo. Prodotti acquistati in eccesso o di impulso, che una volta a casa dimentichiamo e poi siamo costretti ad archiviare, avanzi di pranzi e cene che stipiamo disciplinatamente in contenitori ermetici per poi abbandonarli nel frigo. Solo in Italia gettiamo annualmente alimenti per 9,2 miliardi, almeno secondo l’Osservatorio internazionale di Waste Watcher/Spreco Zero, secondo cui i Paesi che fanno peggio sono Germania e Regno Unito. E una delle soluzioni per ovviare a questa piaga è la possibilità di abbattere il prezzo delle merci man mano che si avvicina la data in cui non sono più consumabile. Insomma, non è così fantascientifico immaginare che in un banco frigo la stessa insalata possa avere tre o quattro prezzi diversi, e che lo stesso taglio di carne possa arrivare a costare anche la metà un paio di giorni prima della scadenza.

Strategia, non misura d’emergenza

Un recente studio della Rady School of Management dell’università di San Diego, citato da eater.com, dimostrerebbe che questa innovazione potrebbe essere molto utile per ridurre la spazzatura commestibile. L’autore dello studio, Robert Sanders, ha utilizzato modelli economici per dimostrare che se i rivenditori di generi alimentari adeguassero continuamente i prezzi degli alimenti deperibili in base al tempo di permanenza sugli scaffali, probabilmente ridurrebbero drasticamente gli sprechi alimentari. Insomma, non semplici svendite dell’ultimo minuto, una misura emergenziale che già molti supermercati anche da noi adottano, ma una vera strategia a lungo raggio, con “sconti graduali per tutta la durata di conservazione del prodotto”.

Prevenzione a tutti i costi

Lo studio parte dall’assunto che è più efficace, sia da un punto di vista economico sia da quello ambientale, ridurre gli sprechi il più possibile alla fonte della filiera. E che la tariffazione dinamica potrebbe ridurre del 21 per cento lo spreco alimentare da parte dei negozi. Contribuendo ad abbassate il peso dello scontrino e a ridurre il costo dello smaltimento dei rifiuti alimentari nelle discariche o con altri metodi. Già ora in molti stati degli USA e in molti Paesi avanzati si attuano differenti programmi di recupero degli scarti alimentari. Strategie più o meno efficaci ma che comunque hanno un costo. Da questo punto di vista la prevenzione è però la politica migliore: e alla tariffazione dinamica potrebbero affiancarsi etichette intelligenti che aiutino il consumatore a utilizzare al meglio il prodotto e soprattutto a distinguere tra la dicitura “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Chi non conosce la differenza rischia di gettar via una montagna di cibo ancora commestibile.

Le obiezioni e le critiche

Non mancano però le voci contrarie al modello Ryanair nei “super”. Da un lato si tratta di una politica che porta via tempo e personale o che comporta l’acquisto e l’addestramento all’uso di una tecnologia dedicata, dall’altro molte aziende temono con una tariffazione aggressiva di vedere intaccata la propria fama di rivendita di cibo di qualità e fresco. Ma il problema dello spreco alimentare è troppo grande per poter fermare la battaglia per ridurlo con semplici obiezioni. “Quando i prezzi funzionano correttamente – spiega Sanders – allocano tutti i beni e i servizi. Ma quando non funzionano nel modo giusto paghiamo un costo sociale”.

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