Lo conferma la classifica della HSBC che ogni anno redige un ranking sui migliori Paesi al mondo per gli expat, prendendo in considerazione mondo del lavoro, qualità della vita, sicurezza e ambiente.
I vantaggi di lavorare a Singapore
Per quattro volte consecutive, dal 2015 al 2018, Singapore si è piazzata prima, scavalcata solo dalla Svizzera nel ranking 2019 uscito a luglio. Coloro che si trasferiscono conoscono un aumento salariale del 29%, leggiamo tra i risultati, con uno stipendio medio annuale di 160mila dollari americani. Abbiamo approfondito la questione nel mensile di settembre del Gambero Rosso (che trovate in edicola), ma è giusto raccontare anche le storie dei ragazzi italiani che si stanno levando delle grandissime soddisfazioni lavorative.
Lavorare a Singaporte: Mirko Febbrile, da McDonald al ristorante Braci di Singapore
Partiamo da un caso eclatante Mirko Febbrile, 28 anni, di Bitonto. Dopo gli studi all’istituto alberghiero, e un’esperienza a Mestre, per anni lavora al bar del paese, accanto alla Basilica di Santi Medici, polli al girarrosto e quintali di patate da tagliare. Per pagarsi gli studi universitari, dal 2011 al 2014 lavora da McDonald: “Non ci crederete, ma lì ho imparato cosa vuol dire qualità, cosa vuol dire attenersi a un protocollo, mantenere la costanza del prodotto, rispettare i tempi: dopo 10 minuti il panino andava scartato”. Nel 2015 segue due studenti che si erano diplomati con lui, lascia tutto e si trasferisce a Singapore per lavorare con Beppe De Vito.
Testa bassa, curiosità, talento, in poco tempo si guadagna la sua piena fiducia, tanto da affidargli Braci, il locale di punta de ilLido group, per alzare l’asticella, sperimentare con le alte temperature, le fermentazioni, le contaminazioni. A soli 26 anni è l’head chef di Braci, Tre Forchette nella nostra Top Italian Restaurants e la stella Michelin arrivata nel 2017.
Non è tutto oro quel che luccica. Quali sono gli aspetti negativi nella ristorazione di Singapore?
“Lo spreco alimentare qui è altissimo, manca una cultura dell’ingrediente, il 95% del cibo è importato, io cerco di riutilizzare gli scarti con diverse preparazioni. Per me non è fondamentale che il prodotto venga dall’Italia ma che sia rispettato al massimo e valorizzato nel suo profilo migliore. Singapore è la meta perfetta per uno chef, arriva di tutto dall’Australia, al Giappone, l’Europa, le spezie. Super stimolante”.
Antonio Valentini, restaurant manager e wine director di Garibaldi
Altra bella storia è quella di Antonio Valentini, restaurant manager e wine director di Garibaldi, perfetto padrone di casa di una cantina da sogno. “Sono arrivato qui senza contatti, ho iniziato dal basso, nei primi anni ho anche imbiancato le pareti del ristorante. Qui ho imparato tantissimo sulla sfumatura dell’annata, lavorare sul millesimo e le evoluzioni”.
Simone Macri, restaurant manager di Jaan
In chiusura, Simone Macri, restaurant manager di Jaan, la cucina modern British di Kirk Westaway, tra le esperienze più stimolanti tra i fine dining in città, con più carattere rispetto a tanti menu un po’ fotocopia negli ingredienti e nelle preparazioni. Simone, già restaurant manager dell’Armani di Tokyo, ha rivoluzionato la carta dei vini, l’ospitalità è perfetta: “Singapore è ancora più internazionale di Tokyo, la barriera linguistica è minima, la clientela ha molte possibilità economiche e vuole scoprire cose nuove”. E non mancano le mance da mille e una notte...
a cura di Lorenzo Ruggeri