Ghirlande di alloro per decorare la casa, una candela accesa in segno di vero amore per celebrare il passaggio delle stagioni e prepararsi al Natale: un tempo il solstizio d’inverno – che quest’anno arriva, precisamente, alle 4.27 del 22 dicembre – scandiva il tempo, e anche le produzioni agricole, con un cambio deciso nell’orto e sulla tavola.
I cibi per festeggiare il solstizio d'inverno
Come tutte le feste più sentite, veniva celebrato con abbondanza di cibo e rituali: era il momento giusto per lasciare alle spalle le avversità dell'anno pronto a volgere al termine, accogliendo quello nuovo con speranza. Non a caso si tratta della giornata con meno ore di luce, che però ne anticipa altre sempre più lunghe, fino a portare alla primavera, momento di rinascita e risveglio della terra.
Se volete approfittare di questa occasione per fare un omaggio alla persona amata, sappiate che secondo un antico rito celtico portare in dono una candela accesa la sera del 21 dicembre è una grande dimostrazione d'amore. Per chi, invece, fosse più interessato alla tavola, ecco i prodotti migliori da mangiare.
Riso e fagioli azuki
Riso e anacardi, come segno di buon auspicio: è il piatto indiano adatto all’occasione, una pietanza delicata e sostanziosa, talvolta profumata con un po’ di zafferano. In Giappone, invece, sono i dorayaki a farla da padroni: frittelle simili ai pancakes, ripiene di anko, la confettura di fagioli azuki protagonista della pasticceria nipponica, oltre che del romanzo Le ricette della signora Tokue, dolce e malinconica favola moderna che proprio attorno a questa crema speciale fa ruotare l’intera trama, divenuta poi un film nel 2015.
I ravioli al vapore cinese
Anche in Cina si festeggia la giornata più corta dell’anno, con gli jiaozi, i ravioli al vapore più famosi della cucina del paese, nati grazie al medico e scrittore Zhang Zhongjing della dinastia Han Orientale, che decise di curare gli abitanti del villaggio infreddoliti fino alle orecchie con carne di montone, peperoncino ed erbe medicinali, mix nutriente racchiuso in un foglio di pasta a cui il dottore diede la forma di un orecchio.
Melograno, frutto portafortuna
Non c’è inverno senza prima un assaggio di melograno, perlomeno in Iran, dove la notte di Yalda è una delle più attese dell’anno, la più lunga che preannuncia il freddo ma anche una nuova luce. Nel paese, in realtà, anche equinozio d’autunno, primavera e solstizio d’estate sono molto sentiti, e vanno celebrati come si deve. In questo caso, con tanta frutta secca e fresca, soprattutto il melograno, simbolo di prosperità e fortuna.
Frutta secca, simbolo di fertilità
Stagionale, nutriente, golosa, ma soprattutto carica di significati simbolici, la frutta secca non è solo un prodotto immancabile durante pranzi e cene delle feste, ma anche un’antica specialità del solstizio, condivisa da più popoli. Fin dai tempi dei romani considerata di buon augurio, tanto da essere usata anche per i matrimoni (ancora oggi è la star dei confetti), la frutta secca è profondamente legata al tema della fertilità. L’albero di noce per esempio era molto importante per gli antichi greci per via di una leggenda: Dioniso tramutò le donne in rocce e per la disperazione la sua amata morì, così per renderle omaggio il dio decise di trasformarla in una pianta capace di dare frutti fecondi, le noci.
Non c'è festa, poi, senza fichi secchi, che la medicina popolare del passato reputava un toccasana per la fertilità, grazie ai numerosi semini presenti all’interno. Altro frutto, altra leggenda: Demofonte, figlio di Teseo, partì poco prima del matrimonio per l’improvvisa morte del padre, promettendo di tornare, ma ritardò troppo e così la principessa Fillide si tolse la vita. Sulla sua tomba nacque un mandorlo dalle foglie inaridite, su cui Demofonte si ritrovò in seguito a piangere: mossi a commozione, gli dèi fecero fiorire l’albero prima di tutti gli altri.
Insomma, niente meglio di un cesto di frutta secca può aiutare a superare l’inverno con la speranza di una nuova vita.