L'hamburger che non esiste lo ha inventato Tarantino. La storia del Big Kahuna Burger di Pulp Fiction

14 Giu 2024, 16:37 | a cura di
Il cibo nei film di Tarantino non manca mai, a cominciare dalla celebre scena dell’hamburger nella pellicola del 1994, che quest’anno celebra il suo 30esimo anniversario

Innanzitutto, il Big Kahuna Burger non esiste. Tranne che per i fan di Tarantino (e Rodriguez), che hanno visto l’insegna colorata del locale in Pulp FictionGrindhouseFour Rooms e Le iene: una catena fittizia di fast food hawaiani, famosa soprattutto per la scena di Pulp Fiction in cui Brett addenta l’hamburger proprio quando Jules e Vincent entrano in casa sua. Di marchi immaginari, il regista, ne ha inventati parecchi (celebri sono le sigarette Red Apple con il pacchetto giallo e la grande mela rossa): in occasione dei 30 anni di Pulp Fiction – correva l’anno 1994 – ripercorriamo i momenti del film più legati al cibo.

Il Big Kahuna Burger di Tarantino

«Hamburger, dici? La colonna portante di ogni colazione vitaminica! Che tipo di hamburger?». Un cheeseburger, ma non uno qualsiasi. Quello del «Big Kahuna Burger, dove gli hawaiani fanno gli hamburger», risponde entusiasta Jules poco prima di recitare un passo della Bibbia e uccidere Brett per vendicare il signor Wallace. Di quella stessa catena si scorge la locandina anche nell’ultimo film di Tarantino del 2019, C’era una volta a Hollywood, un «film nel film» e «un film sul film», omaggio al cinema stesso con cui sembrerebbe aver concluso la propria carriera da regista (voce smentita a più riprese e poi riconfermata, considerando che The Movie Critic non si farà; in ogni caso, si tratta di uno degli ultimi).

Il nome del franchising di sua invenzione non è casuale: big kahuna è un termine gergale con cui si intende un grosso affare o una persona di rilievo.

Teriyaki Donut e un milkshake da 5 dollari

È senza dubbio il più noto, ma non l’unico brand nato dalla mente creativa del regista. Sempre in Pulp Fiction (e anche in Jackie Brown) appare la Teriyaki Donut, insegna di fast food giapponese rappresentata da un gatto bianco e rosa con una ciambella glassata in mano; è da lì che esce Marsellus subito prima di essere investito da Butch. Il cibo, insomma, non manca mai: è il filo conduttore delle conversazione dei criminali nei momenti di maggior relax, è il principio e l’epilogo del film, che comincia e finisce in un diner. Sono i racconti europei di Vincent: la birra al cinema, il panino Royale con formaggio del McDonald’s di Parigi, la sua coca alla vaniglia e il milkshake da 5 dollari di Mia Wallace, sorseggiato prima di ballare sulle note di You never can tell.

Buon compleanno, Pulp Fiction e grazie per averci regalato i passi di danza più iconici di sempre.

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