Con quasi 170 anni di storia, Pastiglie Leone è una della aziende dolciarie più antiche d'Europa. Un marchio nato nel 1857 ad Alba poi trasferitosi a Torino, con profonde radici nel passato che guarda ambiziosamente al futuro. Sono partiti da pochi giorni i lavori di ampliamento della sede di Collegno (periferia del capoluogo piemontese), dove Pastiglie Leone si era spostata nel 2006: dagli attuali 10mila metri quadri si passerà a 17 mila. Cambierà anche la vocazione dello stabilimento, perché una parte rilevante dei nuovi spazi (3.200 mq) sarà dedicata all'area esperienziale, dove il pubblico di appassionati delle pastigliette color pastello ma anche i semplici curiosi potranno immergersi e conoscere da vicino i metodi di produzione delle caramelle e del cioccolato, l'altro grande comparto su cui sta puntando l'azienda torinese.
Nasce la Fabbrica della felicità
A tagliare il nastro di quella che diventerà la "Fabbrica della felicità" - apertura prevista per l'autunno del 2025 - è stata Michela Petronio, presidente della società da lei rilevata nel 2018 assieme al marito Luca Barilla, vicepresidente del gruppo parmense. "Fin dall'acquisizione abbiamo creduto in un marchio storico che aveva bisogno di un rilancio, scelta non così scontata per una famiglia di imprenditori" sottolinea Petronio. "Il progetto di rinnovamento sta andando avanti velocissimo, dallo scorso anno abbiamo avviato il rebranding, a giorni saremo in televisione con una campagna pubblicitaria e il prossimo anno arriverà il nuovo stabilimento che significa anche più posti di lavoro e diventerà una destinazione in grado di attrarre visitatori a Torino".
I risultati degli ultimi anni sembrano dare ragione alla nuova proprietà: gli attuali 85 dipendenti dovrebbero crescere fino a sfiorare quota cento, mentre, per quel che riguarda le cifre, il 2023 si è chiuso con un giro d'affari sui 12 milioni con un +10% sull'anno precedente che già era stato estremamente positivo. Con l'entrata in funzione dei nuovi spazi si incrementerà la produzione delle pastiglie ma soprattutto quella del cioccolato puntando sulle vendite internazionali per far conoscere meglio su mercati extra Ue un prodotto che, storicamente, è stato legato in particolare al consumo interno.
La storia delle pastigliette colorate
I mesi a venire si prospettano quindi come quelli di un ulteriore grande rilancio per un marchio nato dall'intuizione di Luigi Leone che, negli anni immediatamente precedenti l'Unità d'Italia, aprì una confetteria ad Alba iniziando a produrre piccole pastiglie digestive che all'epoca era uso consumare a fine pasto. Una curiosità: i primissimi gusti furono menta, cannella e garofano, fernet, rabarbaro, genziana. Il trasferimento a Torino in corso Vittorio Emanuele II significò entrare nell'orbita di Casa Savoia, di cui Leone diviene fornitore ufficiale. Le pastiglie e le caramelle impastate e formate a mano conquistano testimonial ante litteram come il Conte di Cavour: si narra, apprezzasse soprattutto le caramelle gommose alla violetta, in suo onore ribattezzate "Senateurs". Un attestato di nobiltà che in pochi decenni fa breccia fin da subito nei consumi di torinesi e piemontesi, tanto che un detto popolare, ancora in uso fino a pochissimo tempo fa, diceva "alé marca Leön" (è marca Leone, in dialetto) per attestare la qualità di un qualsivoglia prodotto alimentare.
La famiglia Monero
Molto del prestigio che accompagna le pastiglie caratterizzate dai colori pastello è merito di una donna, Giselda Balla Monero, la "Leonessa", che nel 1934 rileva l'attività delle Pastiglie Leone e trasferisce la produzione in un moderno stabilimento con facciata Liberty in corso Regina Margherita 242, dove l'attività rimarrà in funzione fino al 2006. Rara capitana d'industria in un'epoca in cui le donne imprenditrici erano un'eccezione, Giselda Monero porta una visione moderna nella gestione dell'azienda investendo in pubblicità, nel packaging (le scatolette metalliche richiudibili diventate col tempo oggetti da collezione) e introducendo le vendite a concorso per premiare i clienti più fedeli. Riesce in questo modo a superare anche la crisi che investe il settore a seguito delle politiche autarchiche del regime fascista. Rimarrà al comando dell'azienda fino agli anni Ottanta quando il testimone passa al figlio Guido che potenzia l'attività acquisendo altri storici marchi dolciari torinesi come De Coster, Dalmasso, Beata & Perrone, Morè, Razzano Minoli.
Il resto è storia attuale con l'acquisizione del marchio da parte della coppia Michela Petronio e Luca Barilla, ma il passato continuerà a vivere anche nella nuova Fabbrica della felicità con le molte macchine storiche, alcune ancora utilizzate in produzione, che saranno visibili nel museo aziendale.