«Sono figlia e nipote di contadini, sono cresciuta in mezzo a mucche, galline, fagiani, pavoni, tacchini, maiali. Trascorrevo le mie giornate felice, passeggiavo nei prati, facevo merenda con pane zucchero e latte appena munto, odori e sapori che mi hanno segnato per tutta la vita. Per me stare lì era stare in vacanza». Ascoltando Lidia Andrieri, non è difficile spiegarsi il motivo della sua decisione. I lavori da cameriera e poi da barista erano troppo stretti, incapaci di trasmettere sensazioni che si respirano solo in mezzo ai campi. Laddove Lidia ha deciso di tornare oltre dieci anni fa, aprendo la sua azienda agricola (L’Orto di Lidia, appunto) nella località calabrese di San Giovanni in Fiore.
Un lavoro non solo per uomini
Il consiglio che tutti le davano era però un altro: lasciar perdere. Anche lei aveva dei dubbi e, a guardarsi indietro, forse mai avrebbe immaginato che, oltre a raccoglierla, quella sfida l’ha anche vinta cancellando i soliti pregiudizi. «Pensavo che fosse un lavoro adatto solo agli uomini. Per tutto il corso dei miei studi non mi è mai sfiorata l’idea di aprire un’azienda tutta mia. Dopo una breve esperienza di tre mesi presso un’azienda agricola nella Sila, mi si è risvegliata la voglia di creare farlo nel mio posto, quello dove sono cresciuta e dove ho lasciato uscire tante conoscenze che tenevo nascoste». Un ritorno al futuro, come quello di tante altre persone che hanno deciso di abbandonare il caos urbano per spostarsi lontano dalla città. La scelta non è delle più facili come può sembrare, ma matura «in un angolino nascosto nel cuore che, prima o poi, esce fuori. Proprio come quando ci si innamora di uno sconosciuto. Adesso amo stare più nei campi che andare a fare vita mondana in giro», continua Lidia.
Nella sua realtà coltiva sia in campo aperto che in serra, con un metodo attaccato alla tradizione che prevede concimazione naturale e piantagioni alternate, «oltre alle mie squisite fragole». Ormai si sono costruite un certo tipo di fama, dovuta alla naturalezza con cui vengono coltivate, e vanno a ruba. Ma non sono le uniche. Nel suo orto, crescono «frutti di bosco, ciliegi, meli, peri e ortaggi di stagione. Gran parte di questo è destinato alla vendita diretta».
Educare alla terra
Sarebbe tuttavia un peccato non riuscire a trasmettere una passione così intensa. Lidia ci prova documentando il suo lavoro sui social network, informando sui prodotti che verranno esposti sul bancone, venduti a prezzi contenuti nel rispetto di tutti. Un gesto solo all’apparenza simbolico, perché inconsciamente si educa il consumatore a scegliere cibi di stagione, permettendogli di variare la sua dieta alimentare.
Così come, attraverso le varie iniziative con le scuole del territorio, insegna agli studenti più piccoli cosa c’è dietro il lavoro dei campi. Con successo, a quanto pare. «Quando sento dire da qualche bambino che da grande vuole diventare come me, mi si scalda il cuore. Penso che in futuro sarà proprio la loro generazione a stancarsi dei computer e degli smartphone. Mi piace spiegare ai bambini il mio lavoro, fargli capire che oltre alla zappa e alle braccia il contadino ha tantissimi amici animali che l’aiutano a coltivare la terra, come i lombrichi che lavorano il letame, le api che impollinano i fiori aumentando la produzione, le coccinelle che si mangiano i pidocchi dalle piante». Ognuno al suo posto con il proprio ruolo. Qui, Lidia ha trovato sicuramente il suo.