Un guscio di pasta sfoglia ripieno di crema frangipane e… una fava! Piacevole sorpresa per chi la troverà, che sarà di diritto il re della giornata. È così che si celebra l’Epifania in Francia, la giornata del 6 gennaio che, proprio come in Italia, segna la fine delle festività natalizie. Si chiude in dolcezza, con questo dolce di origini antiche e una tradizione tanto attesa da grandi e piccini. Un rituale che va avanti già dall’Epoca Romana, quando nel dessert veniva inserita una vera fava come simbolo di fertilità e di attesa della Primavera, e del risveglio della natura. Oggi ne viene solitamente usata una di plastica, mentre a Limoges nel 1875 apparve la prima galette de rois con fava di porcellana. Nonostante sia quasi certo che la torta venisse preparata anche prima, è dal Trecento che l’usanza di condividerla a tavola inizia a diffondersi, soprattutto nella Francia Settentrionale, con tanto di corredo di regole da seguire.
Che c0s'è la Galette de rois
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La tradizione della galette de rois
Un protocollo affascinante e caratteristico, che le famiglie più tradizionaliste continuano a mettere in pratica. Il taglio, per esempio, deve avvenire sotto il tavolo all’oscuro di tutti: sarà il più piccolo di casa ad assegnare ogni fetta a un ospite preciso, affidandosi al caso e all’intuito. La féve (così è chiamata in francese la sorpresa all’interno) designa il re o la regina della giornata, che dovrà indossare una corona di carta colorata e, in teoria, potrà “dare ordini” al resto del gruppo per tutto il giorno, proponendo cosa fare per continuare i festeggiamenti. Dopo la divisione, la deliziosa galette, un inno alla dolcezza e al burro che caratterizza la sfoglia fragrante all’esterno, viene poi consumata da tutti: l’abbinamento migliore? Sidro o champagne, naturellement!
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Galette con o senza re
Usanze a parte, la ricetta è di origine pagana ed era già presente nei banchetti romani organizzati in onore delle divinità tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Dopo essere stata sostituita da riproduzioni in porcellana e in seguito in plastica, la fava venne spesso rimpiazzata del tutto con figure rappresentanti dei bambini, e poi ancora macchinette, animali o altre forme pensate per i più piccoli.
Oggettini che vengono addirittura collezionati da molti fanatici della galette: un ragazzo di nome Bernard Joly a quanto pare ne ha più di 1.200. Altro aneddoto curioso: durante la rivoluzione, il nome venne cambiato in galette “de la liberté” o “de l’egalité”, perché a quel tempo essere re non era poi una gran fortuna… questi dolci si mangiano anche all’Eliseo, ma senza figurine o fave all’interno e nessuno fa riferimento a titoli monarchici. Oggi le torte sono disponibili pressoché in tutte le boulangerie del Paese, ma possono essere anche preparate in casa: basta solo avere molta pazienza con la pasta sfoglia, decisamente l'elemento più difficile di tutta la ricetta.
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La ricetta della pasta sfoglia
Per chi volesse dilettarsi con il dolce dei re, ecco la ricetta base della pasta sfoglia.
Ingredienti
500 g di burro di ottima qualità
500 g di farina più un poco per la spianatoia
1 cucchiaio da caffè di sale
Acqua
Premessa: per preparare la pasta sfoglia occorre lavorare con il pastello (l’impasto base a cui man mano si incorpora il panetto) e il panetto (il composto di burro e farina che si prepara all’inizio).
Setacciate 400 g di farina sul tavolo (possibilmente di marmo) e mescolate con il sale. Fate la fontana e versate al centro circa un bicchiere di acqua leggermente tiepida (non si può specificare esattamente la quantità: versatene quindi poca alla volta). Amalgamate gli ingredienti e lavorate energicamente l’impasto fino ad averlo ben liscio. La pasta dovrà risultare piuttosto solida. Non lavorate la pasta più del necessario: quando sarà liscia e ben amalgamate raccoglietela a palla e incidetela con un taglio a croce piuttosto profondo (questa operazione faciliterà la successiva stenditura). Sistematela in una ciotola, sigillate con la pellicola trasparente e lasciatela riposare per una mezz’ora.
Setacciate 100 g di farina sul tavolo, allargatela e fatevi cadere 500 g di burro tagliato a pezzetti quindi passate le mani in acqua e ghiaccio, asciugatele e impastate rapidamente burro e farina usando il più possibile la punta delle dita per non scaldare l’impasto. Aiutandovi con due coltelli a lama larga, date all’impasto di burro e farina una forma regolare di parallelepipedo e, se fosse troppo morbido, tenetelo per qualche minuto in frigorifero.
Infarinate pochissimo il tavolo e stendete il pastello con il matterello formando un quadrato dello spessore regolare di mezzo centimetro. Appoggiate il panetto esattamente al centro del quadrato e copritelo prima con uno e poi con l’altro lembo di pasta. Premete leggermente con il matterello sigillando bene i bordi. Ripiegate i lembi di pasta, uno al di sopra e l’altro al di sotto del panetto. Imprimendo al matterello una pressione regolare e muovendolo in una sola direzione, stendete la pasta in modo da formare un rettangolo di circa mezzo centimetro di spessore. Piegate la pasta in modo da formare tre strati e con il matterello formate nuovamente un rettangolo di circa mezzo centimetro di spessore. Questo si chiama “dare un giro”. Piegatela ancora in tre, avvolgetela con la pellicola trasparente e fatela riposare in luogo fresco (va bene la parte meno fredda del frigo). Dopo 30 minuti, date un altro giro. In tutto dovrete dare 6 giri a intervalli di 30 minuti durante i quali la pasta dovrà riposare al fresco.