Non c’è Natale senza frutta secca, a cominciare dai fichi. Le espressioni popolari che li vedono protagonisti (“non me ne importa un fico secco”, tanto per citarne una) non rendono giustizia a questi prodotti deliziosi, ma c’è un motivo se si sono diffuse così tanto: un tempo, infatti, i fichi non venivano coltivati, crescevano spontaneamente e potevano essere raccolti da chiunque. Popolari e democratici, erano un frutto alla portata di tutti, per questo vecchi proverbi e detti ne sminuiscono il valore. Ma i fichi secchi sono tutt’altro che banali: eleganti, carnosi, zuccherini e irresistibili, quelli artigianali prodotti con cura possono diventare uno snack prelibato perfetto da gustare in ogni momento. Un po’ calorico, certo, come tutta la frutta secca, ma godurioso e immancabile nel periodo natalizio.
Le origini dei fichi secchi
Non ci sono tracce certe circa la loro origine, ma si tratta di prodotti antichissimi, conosciuti e apprezzati fin dalla notte dei tempi. La pianta da cui derivano, del resto, è la prima citata nell’Antico Testamento: possiamo dire che in fondo la foglia di fico è stata il primo “indumento” dell’umanità secondo la tradizione cristiana. Tornando ai frutti, un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard ha scoperto nel sito archeologico Gigal, vicino il fiume Giordano, dei fichi carbonizzati risalenti a 11.400 anni fa. E sappiamo che già Platone era un amante della loro versione secca, mentre quelli freschi erano considerati dei frutti afrodisiaci: il legame con la sessualità è molto forte, tanto che la medicina popolare in passato credeva che i numerosi semini presenti all’interno fossero un augurio di fecondità. Fra le varie credenze che li vedono protagonisti, la più curiosa è quella che riguarda le coppie sterili, che usavano lasciare delle foglie di fico sotto i rispettivi cuscini sperando nell’arrivo di un figlio.
Santomiele e il fico mondo
Sono buonissimi già così come sono, ma durante le feste di Natale i più golosi spesso aggiungono una spolverata di zucchero a velo, oppure delle mandorle o noci all’interno, croccante sorpresa che rende i frutti ancora più saporiti. Tra i migliori marchi in commercio, Santomiele, realtà di Prignano Cilento che vanta una tradizione familiare cominciata a inizio secolo scorso. Da sempre promotrice dell’agricoltura sostenibile, l’azienda guidata da Antonio Longo è un punto di riferimento per gli amanti del prodotto, che possono fare affidamento su una gamma ampia e variegata di specialità originali. Mandorlati, al cioccolato, con nocciole, avvolti in foglia di fico, profumati agli agrumi: tantissime le opzioni tra cui scegliere, come il mastrocioccolato, “una delle ultime novità a base di fico mondo, ovvero sbucciato, e lastre di cioccolato colate a mano prodotte a partire da fave provenienti da piantagioni a Sud del Brasile. È bellissimo il contrasto tra il fico bianco come la neve e il cioccolato nero”.
Una tradizione unica a livello mondiale, quella di sbucciare i fichi, “solo i più belli che gli alberi ci regalano”. Altro prodotto d’eccezione dell’azienda è la melassa di fichi: un dolcificante naturale ottenuto dai fichi essiccati, che consente di realizzare ricette senza aggiunta di zuccheri. I croccanti, per esempio, “che abbiamo inserito poco più di un anno fa, con mandorle e cioccolato, nocciole e cioccolato o solo nocciole”. Si chiama Il Signorino, il croccante dal gusto floreale e delicato, che grazie all’assenza di zuccheri risulta ancora più profumato; in vendita, poi, si trova anche la melassa in purezza, “ideale da abbinare ai formaggi”.
La produzione di fichi secchi
La coltivazione dei fichi – in questo caso della pregiata cultivar Dottato – avviene nel pieno rispetto dell’ambiente: “Coltiviamo e trasformiamo noi, abbiamo poche macchine che sfruttano l’energia fornita dai pannelli solari, non usiamo pesticidi e nemmeno anidride solforosa”. Una sostanza che viene invece generalmente impiegata nel campo della frutta secca, “perché serve ad ammorbidire il prodotto e a sterilizzarlo”. I fichi vengono essiccati al vento, lavati in una soluzione di acqua, limone e sale e poi tostati in forno, “in questo modo siamo sicuri che siano stati sterilizzati”. Gli artigiani controllano i prodotti singolarmente per assicurarsi che non ci siano difetti all’interno e infine si passa al packaging, “da sempre con la carta paglia”. Un’azienda che ha puntato tutto sulla sostenibilità fin da tempi non sospetti, “il termine sostenibilità non era neanche così diffuso prima, eppure ci credevamo”. Tanto che nel maggio 2018 Santomiele è stata convocata dall’Onu durante un convengo a New York per la Giornata Internazionale per le Imprese, “gli unici in tutta Europa! Un motivo di grande orgoglio per noi e per tutto il comparto”.
Santomiele – Prignano Cilento (SA) – via Salita San Giuseppe - santomiele.it/
a cura di Michela Becchi