C’era una volta in America e l’importanza del tempo
“Sono certo di aver fatto 'C’era una volta il mio cinema', più che 'C’era una volta in America'”. Chi meglio dello stesso regista per racchiudere in una manciata di parole il senso più profondo di uno dei film più discussi della storia del cinema? “C’era una volta in America” è stato inizialmente un flop, poi rivalutato dalla critica, specialmente dopo l’uscita della versione definitiva in cui sono stati reinseriti 26 minuti di riprese, scene e momenti collocati al tempo giusto. Quel tempo che ha ridato vita e anima al film di Sergio Leone, terzo capitolo della cosiddetta “Trilogia del tempo” (preceduto da “C’era una volta il West” e “Giù la testa”), quel tempo fondamentale nella storia, elemento cardine attorno al quale ruota la pellicola unanimemente considerata un “film sui gangster”, ma che forse racconta qualcosa in più. Un’epoca, la nostalgia del passato e la paura di un futuro incerto, in un tempo che passa in fretta per poi decelerare, cedendo il passo a un’indolenza a tratti estenuante, in cui ogni istante si cristallizza. Non a caso la citazione più celebre è quella di un Noodles ormai invecchiato interpretato da De Niro, che alla domanda “Che hai fatto in tutti questi anni?”, risponde: “Sono andato a letto presto”.
La charlotte russa in C’era una volta in America
Scorre lento il tempo, fino a fermarsi del tutto, anche in una delle più famose scene cinematografiche che rappresentano il cibo: la difficile scelta di Patrick “Patsy” Goldberg, che acquista una costosa charlotte russa con la panna per la prostituta Peggy, che però non riceverà mai il dolce. Ad accompagnare ogni passo è sempre lei, quella che probabilmente – o almeno per tutti gli appassionati del genere – è la vera protagonista del film: la musica. La colonna sonora creata dal genio di Ennio Morricone, che proprio con i film di Leone ha dato vita ad alcune delle sue composizioni più belle (“Il buono il brutto e il cattivo” o “C’era una volta il West”, tanto per citarne alcune). Tanto da diventare, insieme al regista e all’attore Clint Eastwood, simbolo e sinonimo del genere spaghetti westerns. I pareri degli esperti continuano a essere diversi sul film, ma la musica sa mettere tutti d’accordo. È ciò che inquadra la storia, ne traccia i confini, scandisce un tempo senza fine, elevandolo e rendendolo immortale. Le note accompagnano anche Patsy durante la sua scelta: la giovane Peggy gli aveva promesso “tutto quello che vuoi” in cambio di una charlotte russa con panna, che al ragazzo fa troppa gola. In pasticceria compra la più bella di tutte: “Come? Da 5 cents!”, gli chiede il ragazzo, “E per forza, la vuole con la panna”.
La tentazione della charlotte e il cedimento di Patsy
Il giovane è entusiasta, ma Peggy è impegnata a fare il bagno quando arriva di fronte casa sua, quindi è costretto ad aspettare. Resistere alla tentazione è dura, ma Patsy si impegna. Si siede davanti la porta di casa, inizia a scartare il pacchetto, infila il dito nella montagna di panna montata e ne assaggia un ciuffo appena. La musica, nel frattempo, si fa sempre più malinconica, diventa quasi straziante, un tormento che cresce di pari passo con il dilemma del ragazzo. Richiude il pacchetto con difficoltà, poi di nuovo lo apre, stacca la ciliegina, la riposa. Gesti lentissimi e insicuri, che tradiscono l’ingenuità del delinquente che resta pur sempre un ragazzo, e la fame che vince su tutto, anche sul desiderio sessuale di un adolescente. La fame come istinto primario, che guida gli uomini in tutte le loro azioni. Dopo aver indugiato a lungo, continuando a sfiorare il bordo della tortina, mangia anche la ciliegia, per poi trangugiare tutto con impeto, senza sosta. Di nuovo il tempo ingannevole, nemico, sarcastico: finisce la charlotte ed esce Peggy. La musica si interrompe di netto, ma dolcemente. Niente colpi bruschi, solo la fine naturale di un momento. Come fosse destino che andasse così e che quella torta a Peggy non dovesse mai arrivare.
Storia della charlotte
Quella desiderata dalla prostituta era una charlotte russa con panna, ma di torte charlotte in realtà ne esistono moltissime. Il dolce del film, comunque, sembrerebbe essere un’invenzione dello chef francese Marie Antoine Carême – famoso per aver lavorato alla corte di moltissimi re e per aver contribuito alla nascita dell’haute cuisine – che chiamò così la torta in onore dello zar Alessandro I (il nome originale è Charlotte russe). Nei primi decenni del Novecento il dessert trovò facile diffusione nei negozi di dolci di New York, soprattutto nella sua versione più piccola: una tortina ricoperta da tanta panna montata con ciliegina in cima, venduta in un contenitore di carta. Una specialità consumata perlopiù dalla borghesia, considerata elegante e raffinata, quasi sempre contornata da un giro di savoiardi. Tante le varianti disponibili oggi, tutte nate a partire dal talento di Carême, anche se un dolce con questo nome esisteva già prima in Inghilterra, nato come omaggio alla regina Charlotte, moglie di re Giorgio III, ma era più simile a un budino.
La ricetta della charlotte russa alla panna
Non abbiamo la ricetta originale, ma la base per le charlotte classica è la stessa in ogni caso. Per riprodurre fedelmente quella del film, basta aggiungere abbondante panna fresca montata e una bella ciliegina.
Ingredienti
Per la base
- 400 g. di savoiardi
- Latte q.b.
- Per la crema pasticcera
- 4 tuorli d’uovo
- 1/2 l di latte
- 150 g. di zucchero
- 50 g. di farina
- Scorza di limone non trattato
- Sale q.b.
- Per la decorazione
- 150 g. di panna
- 100 g. di zucchero a velo
- 1 ciliegia candita
Iniziate dalla crema pasticcera: fate bollire il latte (tenendo da parte mezzo bicchiere) insieme alla scorza di limone e un pizzico di sale. Raccogliete i tuorli in una terrina e, con il cucchiaio di legno, lavorateli per qualche minuto con lo zucchero e la farina setacciata. Diluite il composto con il latte freddo e, senza smettere di girare, versatevi a filo il latte caldo. Versate la crema nella casseruola del latte e rimettetela sul fuoco. Regolate la fiamma a metà altezza e, mescolando senza interruzione, fate cuocere la crema per qualche minuto, fino a quando si sarà addensata. A cottura ultimata, versate la crema in una terrina per farla raffreddare. Disponete i savoiardi sulla base di una teglia a cerniera e bagnateli leggermente con il latte per farli ammorbidire. Aggiungete i savoiardi anche sul bordo con la parte zuccherata rivolta verso l’esterno. Versate la crema ormai freddata e ricoprite tutto con ciuffetti di panna montata zuccherata. Aggiungete la ciliegina e fate riposare in frigorifero.
a cura di Michela Becchi
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