Sono il dolciume più venduto in America nel mese di dicembre, uno dei simboli più iconici del Natale, acquistato perlopiù fra il periodo del Ringraziamento e la Vigilia: i candy cane, bastoncini di zucchero a strisce bianche e rosse al sapore di menta piperita, sono probabilmente fra i prodotti natalizi più misteriosi di sempre. Tante, infatti, le leggende che ruotano attorno ai dolcetti, utilizzati più per addobbare l’albero e decorare la casa che per l’effettivo consumo (la settimana di maggiori vendite, secondo la National Confectioners Association, è proprio la seconda di dicembre).
Candy cane e la leggenda del coro di Colonia
Il racconto popolare più famoso è quello del coro della cattedrale di Colonia in Germania: sembra che nel 1670 il maestro di musica iniziò a regalare degli stecchetti di zucchero agli studenti più giovani per tenerli buoni durante lo spettacolo The Living Creche, piegando i dolcetti e dando loro la forma del bastone dei pastori. Lo conferma anche Susan Benjamin, fondatrice del True Treats Historic Candy, negozio di caramelle nel West Virginia dove è possibile trovare tutti i dolciumi realizzati fino alla metà del Novecento. Benjamin è anche autrice del libro “Sweet as Sin: The Unwrapped Story of How Candy Became America’s Pleasure”, in cui afferma che, con buone probabilità, i bastoncini sono nati nel Seicento, periodo in cui lo zucchero soffiato – che potremmo considerare un antenato dei candy cane – era di gran moda, soprattutto in Germania.
L’arrivo delle strisce rosse
In America, comunque, dove sono ormai da tempo popolarissimi, i candy cane appaiono per la prima volta nel 1847, più precisamente a Wooster, Ohio, dove l’immigrato metà tedesco e metà svedese August Imgard addobbò un piccolo abete rosso con decorazioni in carta e bastoncini di zucchero. In principio, però, i canes erano solo di colore bianco. E così rimasero per circa 200 anni, fino al Novecento. “Con l’arrivo delle strisce nacquero tantissime leggende”, spiega l’autrice, “come quella che ritiene che nascondessero un codice segreto per i cristiani perseguitati in Germania o in Inghilterra nel Seicento, un linguaggio privato che cambiava messaggio di volta in volta a seconda del numero di strisce: tre per la trinità, una per il sacrificio di Gesù. Più in generale, per molti il rosso sta a indicare il sangue di Cristo”.
Il gusto alla menta piperita
È altamente improbabile, però, che i candy cane siano legati alla sfera religiosa, “nonostante siano in molti a pensare che la forma stessa rappresenti la J di Jesus”. Torniamo quindi ai fatti: oltre al colore, un’altra aggiunta fondamentale è stata fatta in America: il sapore di menta. Piperita, per la precisione, una tipologia dal profumo intenso e inebriante e fra le erbe medicinali più antiche, in passato usata per curare mal di stomaco, indigestioni e nausea, sia nella medicina occidentale che in quella orientale. La spiegazione, in questo caso, è presto detta: fin dal Settecento, le caramelle venivano vendute come medicinali, dei rimedi casalinghi per alleviare i mali minori. Il farmacista era quindi spesso anche colui che fabbricava i dolciumi, perché molti degli ingredienti medicinali non erano altro che delle miscele di erbe dal sapore forte e sgradevole, che andavano addolcite.
La produzione di massa
Così, i chimici infondevano le erbe nello zucchero, spesso con aggiunta di menta piperita, il cui gusto rinfrescante aiutava a camuffare i sapori più cattivi delle erbe amare. Non c’è da stupirsi, quindi, se le primissime caramelle confezionate erano proprio alla menta: le Altoids, per esempio, storico marchio nato in Inghilterra nel 1781, sono state create dall’azienda londinese Smith&Company, che produceva anche pastiglie medicinali. Ma quand’è che i bastoncini così come li conosciamo oggi diventano un simbolo del Natale? Negli anni ’20, grazie a Bob McCormack, fondatore della Bobs Candies, azienda di dolciumi del gruppo Ferrara Candy Company. È stato lui il primo ad associare i candy cane al periodo natalizio, regalando ad amici e parenti i bastoncini allora preparati a mano: bisogna attendere gli anni ’50 perché suo cognato, Gregory Keller, progetti una macchina per la produzione automatica. A loro si deve la prima produzione di massa di uno dei dolci più famosi al mondo.