Clink, il ristorante nel carcere di Londra
Dopo il ristorante, arriva il take-away, nato in piena pandemia per permettere all’attività di continuare a lavorare e ai detenuti di impegnarsi in un servizio che li vede coinvolti da anni: anche il Clink, il ristorante nato nel carcere HM Prison Brixton, a Londra, ha organizzato il delivery durante la quarantena, momento in cui non era possibile entrare e sedersi nel ristorante a tutti gli effetti creato all’interno della prigione. Un locale nato nell’edificio del 1819, dove i detenuti imparano a interagire col pubblico e soprattutto apprendono i segreti di un nuovo mestiere, accogliendo gli ospiti ai tavoli creati da loro partendo da materiali di recupero.
Il take-away del Clink a Londra
Colazione, pranzo, cena, sala da tè e pranzo della domenica: non manca niente al Clink, uno dei primi progetti solidali nati nelle carceri, come segno di riscatto sociale, con l’obiettivo di restituire dignità ai detenuti attraverso l’educazione, l’istruzione, l’insegnamento. Semplicemente, offrendo loro degli strumenti per cambiare la propria vita, sperando in un cambiamento concreto nel futuro anche fuori dalla prigione. Sono 100 in tutto i coperti al ristorante, riservati a persone maggiorenni e disponibili previa prenotazione. Ora è il tempo del take-away, che viene consegnato direttamente ai clienti con il van del carcere: un modo per non fermarsi, come ha spiegato Chris Moore, chief exectutive del Clink, “questo servizio permette a tutti di continuare ad allenarsi per i catering”.
L’offerta del Clink
Chiunque nel raggio di 8 chilometri può richiedere l’ordine attraverso il sito web del ristorante. Fra le opzioni disponibili, gli arancini con pomodori secchi, parmigiano e pesto di rucola (3,95 sterline), oppure l’orata al cartoccio con verdure mediterranee e salsa verde (9 sterline), ma i piatti più venduti restano il katsu curry e il pollo alla giamaicana. “Si tratta di dare una seconda possibilità alle persone”: questo il senso del progetto, che continua senza sosta, anche nei periodi più complicati che hanno messo ancora più a dura prova la vita delle carceri, “i detenuti hanno la possibilità di rimettere in sesto la propria vita e non essere un peso per la società. È un investimento sul loro futuro”.