Bella dolce cara mammina. Ne è passato di tempo da quel jingle del ’67, lanciato tramite la forma pubblicitaria più potente dell’epoca: il Carosello. “Un successo inspiegabile” racconta Alessandro Ambrosoli, presidente e figlio del fondatore dell’azienda di miele, che quest’anno festeggia le cento primavere. Giovanni Battista Ambrosoli, così si chiamava il papà: è stato lui a creare il brand partendo dall’azienda agricola ereditata dalla nonna, una storia familiare lunga un secolo, che ha segnato il mondo dell’industria dolciaria.
Ambrosoli, dal Carosello all’apicoltura nomade
Torniamo al Carosello e a quella pubblicità dalla sigla indimenticabile, “non è stata una mossa fatta a cuor leggero, costava tantissimo uno spazio in trasmissione: 43 milioni per 12 puntate”. Poi, l’intuizione geniale della canzone, “più dolce del miele, c’è solo la mamma” ed ecco allora i disegni animati, i bambini che vanno a comprare il vasetto per la loro mamma, “una settimana dopo, le persone già canticchiavano il motivetto”. Prima c’era stata la radio, la stampa, “nel dopoguerra papà aveva anche commissionato delle vignette a dei pittori di grido”, ma poi i tempi sono cambiati. Ambrosoli è sempre rimasta al passo con la tecnologia, adattando la sua comunicazione, “comunicare non significa solo farsi pubblicità ma raccontare la propria storia. La nostra è un’azienda che ha sempre fatto innovazione”. In effetti, il lavoro portato avanti da Ambrosoli non è stato affatto banale al tempo, “papà ha portato per primo in Italia l’apicoltura nomade nel 1923, imitando le tecniche già in voga nel Nord Europa”.
Il miele di Ambrosoli: la miscela originale e gli apicoltori
A partire dagli anni ’30, Ambrosoli ha iniziato a selezionare produttori italiani e stranieri inaugurando un nuovo modello di business, che è ancora oggi il punto di forza del brand. Il prodotto più venduto? Il miele classico, la miscela Ambrosoli originale, “una ricetta che si tramanda da un secolo, sulla quale abbiamo puntato tutto. I mieli sono tutti diversi e cambiano di anno in anno a seconda della stagione. Quello di Ambrosoli è un sapore lineare, sempre uguale, che non delude. Fin dall’inizio, papà aveva capito che i consumatori desideravano qualcosa di rassicurante, su cui fare affidamento”. Un blend fatto grazie ai produttori della Penisola ma anche a quelli stranieri, “in Argentina ci sono delle zone incontaminate, così come alcune praterie dell’Ungheria e della Moldavia, dove l’aria è pulita. Troppo spesso qui si fa apicoltura vicino alle grandi città, ma l’inquinamento è altissimo”.
Il francobollo, il gelato e le creme
Cent’anni di successi e ancora tanti progetti in cantiere, “stiamo provando a creare delle creme spalmabili con il miele. Siamo in fase di sperimentazione, gli ingredienti vanno bilanciati bene”. Ma l’azienda vuole investire anche sul gelato, “abbiamo provato con le gelatiere casalinghe, a seconda delle tipologie di miele si possono ottenere gusti diversi, che funzionano”. Per il centenario, poi, il Mimit, Ministero delle imprese e del Made in Italy, ha emesso un francobollo celebrativo, riconoscendo Ambrosoli come eccellenza del sistema agroalimentare del paese. Da poco, l’azienda ha infine lanciato una nuova referenza, un miele d’arancio italiano, “fatto perlopiù in Calabria e Sicilia”. E continua a vendere anche all’estero, “l’export incide per il 20% del fatturato, e riguarda principalmente gli Stati Uniti”, seguiti da Giappone e Corea, mentre nella Penisola si vende soprattutto in Campania, “nel periodo di novembre, quando inizia la produzione di struffoli e dolcetti natalizi che prevedono l’uso del miele”.
Le caramelle anni ’30: «Ho il miele in tasca»
America, dicevamo. Un mercato dove si è sviluppato in maniera significativa soprattutto il comparto delle caramelle, altro fiore all’occhiello dell’azienda, “in particolare quelle funzionali, con mentolo, erbe balsamiche, adatte per tosse e mal di gola”. Le classiche, in Italia, restano imbattili: degli scrigni duri che racchiudono un ripieno liquido dorato, perfette per quando si è in cerca di un po’ di sollievo durante i malanni di stagione (o semplicemente di un po’ di dolcezza). Una bella novità negli anni ’30, quando sono nate grazie alla lungimiranza di Giovanni Battista, “lui voleva una crosta fatta di miele con solo miele dietro”: un inno al suo prodotto del cuore, idea semplice eppure per niente banale al tempo. “Era il sogno di papà, poter dire «ho il miele in tasca»”.