Un'intesa per l'olio
Pur essendo il settore simbolo del made in Italy agroalimentare, il comparto oleario italiano continua a soffrire di scandali e stenti. Ma l'accordo ratificato qualche giorno fa dai principali attori della filiera, alla presenza delle organizzazioni dei produttori olivicoli Aipo, Cno, Unasco, Unaprol, Unapol, insieme a Federolio a Assofrantoi promette di dare corso a un nuovo inizio. L'accordo di filiera è stato presentato poche ore fa in conferenza stampa e sosterrà una nuova strategia per valorizzare l'olio extravergine d'oliva prodotto sul territorio nazionale, per un valore di 1,4 milioni di euro alla pianta e un indotto di 3 miliardi di euro nella fase industriale della filiera (pari al 3% del fatturato totale dell'industria agroalimentare italiana).
L'accordo. Gli obiettivi
Il documento di sviluppa in sette articoli che vogliono tutelare produttori e consumatori, nella ricerca comune di qualità e trasparenza. E regolare i reciproci interessi all'interno della filiera, siglando un'intesa storica senza precedenti. Ma cosa stabilisce l'accordo? I produttori si impegnano a garantire specifiche qualità organolettiche del prodotto, in linea con parametri comunitari certificati da laboratori accreditati. Questo a partire dalla campagna di commercializzazione 2015-2016 e per i prossimi tre anni. Inoltre gli oli extravergine qualitativamente superiori e con un'acidità massima di 0,4% saranno pagati 40 centesimi di euro al chilo in più rispetto ai prezzi di mercato (rilevati sulla Borsa merci di Bari). E poi impone standard di qualità elevati, modalità e tempi di consegna di uno stock di 10mila tonnellate di extravergine che dovrà essere consegnato entro marzo 2016 con scadenza ogni prima settimana del mese. Misure di qualità e trasparenza che privilegeranno il rapporto della filiera con i mercati esteri, europei ed extraeuropei e garantiranno un rinnovato impegno sul fronte della ricerca e del recupero varietale.