La crisi è crisi, e il comparto vitivinicolo non ne è immune. Il mercato si contrae come polpo nello scoglio, e solo le cantine che si sono ritagliate uno zoccolo duro con una identità forte possono lanciare il cuore e il grappolo oltre l'ostacolo.
Questa è la scommessa vinta di una cantina poco più che neonata, che ha puntato tutto sulla qualità, spiccate doti biodinamiche e un affinamento biologico, la cura è meticolosa, grappolo per grappolo. Siamo in Friuli, e qui la crisi è stata messa ko da un più 10% sull'export (su un 35% totale) sull'ultimo trimestre 2014, e una proiezione ancora in crescita (più 15%) sul trimestre di inizio 2015. Un piccolo miracolo, una speranza e non solo un miraggio per chi volesse entrare oggi nel mercato pur non godendo di una storia o di un marchio ultralongevo.
L’Azienda Agricola Roberto Scubla è stata costituita negli anni 90', è la più giovane cantina che abbia mai varcato la soglia dei Grandi Cru d'Italia. Come in Francia dove la classificazione dei Grandi Cru fu fatta per legge nel 1855, per cru Italiano si intende un vino prodotto sul suolo nazionale e ottenuto dalla vinificazione di uve autoctone italiane o internazionali, che sia stato insignito dei massimi riconoscimenti sulle pubblicazioni e le guide più autorevoli italiane ed estere.
La cantina degli Scubla siede gomito a gomito, a testa alta, con i casati icone della storia d'Italia: Arnaldo Caprai, Barone Ricasoli, Bellavista, Biondi Santi, Feudi San Gregorio e molti altri. Perché si, la storia d'Italia passa anche da qui, dal mosaico biodinamico friulano. Sono 12 ettari vitati; le vigne si trovano tutte sui fianchi di una dolce collina completamente soleggiata, nella zona meridionale dei Colli Orientali del Friuli, luogo d’elezione per vini dalle straordinarie armonie di aromi e sapori.
La produzione Roberto Scubla, con una media di 60mila bottiglie all'anno, è divisa tra i bianchi (65%), i rossi (30%) e il Passito di Verduzzo "Cràtis" (5%). Il lavoro e lo studio sono improntati alla ricerca di caratteri di eleganza e finezza, sia nei bianchi che nei rossi. Nel primo caso la scelta è quella dello sviluppo in botti d'acciaio termocondizionate, per conferire ai bianchi in purezza la massima tipicità e l'espressione fruttata dell'uva; per i secondi l'affinamento in legno è dosato, per rispettare la supremazia del vino.
Gli uvaggi, vero per il Pomèdes Bianco e due mosti per il Rosso Scuro, seguono un progetto ben preciso che li ha originati. La limitata produzione permette una cura molto attenta delle uve vendemmiate a mano e dei vini; ciò ha fatto sì che negli ultimi anni le principali Guide dei Vini siano state particolarmente generose nell’assegnare ottime valutazioni ad anche di massimo livello per alcuni vini.
Dal 2006 l'Azienda entra a far parte del più esclusivo club vitivinicolo: I Gran Cru D'Italia, una selezione ristrettissima di grandi e piccole aziende ma con caratteristiche di vera eccellenza.
a cura di Peter d'Angelo