È diventato l’idolo di chi predilige il genere true crime, la sua voce è ormai familiare, e se si prova a pronunciare il suo nome, la frase successiva che viene in mente è: «Faccio il giornalista da tanti anni», dall’incipit del suo famoso podcast “Indagini”, fra i più ascoltati d’Italia. In effetti, Stefano Nazzi, il giornalista lo fa da tantissimi anni. Ma come mangia, dove mangia e come preferisce la pizza? Ce lo siamo fatti raccontare da lui.
Delle vicende di cronaca di cui si è occupato nella sua carriera, ne ricorda una in cui il cibo o il vino sono stati al centro della storia?
Mi viene in mente l’omicidio di Melania Rea. I motivi per cui il marito, Salvatore Parolisi, la uccise sono tanti, fu un grave femminicidio, però il pretesto, diciamo, che lo fece muovere fu il pranzo di Pasqua. Lui avrebbe dovuto essere da entrambe le famiglie, della moglie e della fidanzata segreta, e non sapeva come districarsi tra questi due pranzi di Pasqua. Ovvio che il femminicidio fu causato da altri motivi, ma la goccia che si aggiunse a tutto questo fu quel doppio pranzo.
Altri legami tra cibo e criminalità?
In tutte le storie che riguardano la criminalità organizzata c’è il rito della mangiata, come viene chiamata sia dalla mafia siciliana che dalla ‘ndrangheta: è il momento in cui si prendono le decisioni, anche le più terribili attorno a una tavola. Ce ne sono alcune storiche che vennero intercettate dalla polizia con videocamere nascoste, soprattutto al Nord dove si trovano gli ‘ndranghetisti.
Lei vive a Milano, giusto?
Sì, zona Sempione.
Il quartiere NoLo di Milano, con al centro piazza Morbegno, ad esempio, è diventata una zona dedicata tutta alla ristorazione: hanno aperto tantissimi locali. Cosa ne pensa di questa trasformazione?
Tutta Milano ora sembra un posto dove si mangia e basta. C’è un locale ogni dieci metri. Basta camminare per via Paolo Sarpi, Chinatown l’Arco della Pace, Isola, è tutto così, è diventato un grande mangificio Milano, da qualche tempo a questa parte.
E lei evita di frequentare queste zone?
No, no, le frequento. Citavo via Paolo Sarpi, dove vado a prendere i ravioli cinesi, però per dire è un susseguirsi di locali, soprattutto di street food molto frequentati la sera, e a volte è quasi difficile camminare.
La vede come un aspetto negativo?
Secondo me a un certo punto l’offerta diventa over, eccessiva, strabordante, però è una tendenza anche questa, non so dirle se tutto questo è positivo o negativo, la mia è solo una constatazione. Non sono contrario, non faccio opposizione.
Nel grande “mangificio” milanese sono compresi anche locali come l’hotel di Philippe Plein a Milano che serve una pizza al Dom Perignon al prezzo di 1.500 euro. L’ha mai mangiata?
No (sorride, ndr) e non ho intenzione di farlo. La pizza a 1500 mi sembrerebbe una sbruffonata.
Secondo lei è giusto pagare prezzi così elevati per una pizza, o spendere anche 300 euro per una cena in un ristorante di alto livello?
Se devo scegliere se andare a mangiare una pizza da 1500 euro o andare in un ristorante con un grande chef mi attira estremamente di più andare nel ristorante di un grande chef. Lo considero un artista nel suo settore e quindi potrei farlo.
Perché dice "potrei", non lo fa spesso?
Non mi capita. Non è una scelta ideologica, non ci vado perché prenotare è difficile, comunque è una cosa impegnativa, quando esco a cena lo voglio fare serenamente nel momento in cui ho voglia.
E da Crazy pizza di Flavio Briatore ci è mai stato?
Mai stato, non ci andrei, non mi interessa, ci sono altre pizzerie normalissime che mi piacciono.
Per esempio?
Mi piace la pizza molto sottile. Cerco i posti dove la pizza è sottile.
Quindi l’essere nato a Roma l’ha “influenzata” sui gusti della pizza?
Infatti, mi piace di più la pizza di quando sono a Roma che a Milano, anche se a Milano si trova la pizza di qualsiasi tipo, origine e metodo.
Mi è parso di capire che frequenta poco i ristoranti, sbaglio?
Siccome lavoro a casa, pranzo a casa oppure in uno dei locali intorno a casa, quando sono in giro per eventi, presentazioni, vado dove mi portano.
E non ha un suo posto del cuore che frequenta?
C’è un posto che amo molto, che si chiama “Caffè del Lupo” a Milano, dove vado molto volentieri.
Che mangiatore è: onnivoro, vegano, choosy?
Onnivoro goloso.
Goloso di cosa?
Di tante cose: di dolci, pastasciutta…
È un tradizionalista a tavola?
No, mi piace variare e provare di tutto. Amo molto il sushi.
Qual è la sua vita culinaria in casa?
Posso cucinare io, ma niente di elaborato, o mia moglie: facciamo robe molto semplici come pasta, con ragù, con pomodoro, con il pesto (comprato, ovviamente!), bistecca, pesce. Non siamo grandi cuochi, nessuno dei due è appassionato di cucina.
I surgelati circolano a casa?
Poco, ma circolano.
Cosa non manca mai in dispensa?
Marmellata.
Comfort food?
Cioccolato e biscotti.
E la colazione come va?
Abito in una zona dove ci sono molti bar e che frequento abitualmente. Caffè sempre, a volte mi capita di prendere una brioche.
Qual è il cibo più strano che ha provato?
Non considero nessun cibo molto strano.
Nemmeno quelli realizzati con farina di grilli?
Ho assaggiato biscotti e patatine fatti con farina di grilli.
E com’è stata la sensazione?
Devo dire che non mi ha fatto nessuna impressione, una roba normalissima: non mi è piaciuta particolarmente ma neanche mi ha fatto schifo.
Visto che siamo in tema tendenze, i giovani oggi preferiscono le bevande no alcol. Cosa ne pensa?
L’apprezzo di più di quelli che si stravolgono di alcol. Come ogni cosa c’è una misura, però molto più apprezzabile questa tendenza, se è tale, piuttosto che bere bottiglie di super alcolici di scarsissima qualità.
E lei che bevitore di alcolici è?
Non sono un grande bevitore di vino, ad esempio. Mi piace sia molto lo champagne ma anche il prosecco, preferisco il vino banco ma non sono intenditore. Riguardo ai superalcolici, mi piace il whisky, quando mi capita lo bevo.
E cosa ne pensa dell’allarmismo sul vino rosso? Un’ala di esperti dice che fa male.
Non sono un esperto, ma credo che come tutte le cose se bevuto con moderazione con senso di logica sia una cosa piacevole e basta.
Qual è la sua posizione sulla carne coltivata?
Non ho una posizione, ne so pochissimo. Però l’assaggerei non avrei nessun problema: credo che le cose vadano anche provate, se sai che non ti fanno male a prescindere.
Guarda i programmi di cucina?
No, guardavo Masterchef poi mi sono annoiato.
Perché?
Ha smesso di rappresentare una novità.
Se le venisse proposto di partecipare a Celebrity Chef, accetterebbe?
No, non è la mia storia, non è una cosa in cui mi sentirei a mio agio perché non è il mio mondo.
Qual è il suo piatto preferito?
Tra i dolci prediligo il castagnaccio, ho una passione per tutto ciò che è fatto con le castagne. Amo molto i ravioli di zucca, pesce crudo, è anche la pasta al ragù.
Ora facciamo un gioco. Stefano Nazzi giornalista guarda Stefano Nazzi uomo mangiare il suo piatto preferito che è la pasta al ragù. Mi descrive l’atto del mangiare come se fosse una scena di un suo podcast.
(Sorride, ndr.) Si vede che la mangio con gusto che è una cosa che mi piace, che sicuramente la finisco e che ne vorrei altra.