Il ritorno a Chicago
1989. Starbucks, il colosso del caffè americano, apre il suo primo locale al di fuori di Seattle, a Chicago, dove inizialmente viene accolto con diffidenza da quei consumatori “così fieri del loro caffè, così esperti” che guardavano con timore il nuovo arrivato, come racconta Howard Schultz, direttore esecutivo di Starbucks. “Chicago è una città fatta di tanti vicinati, piccoli quartieri. Per Starbucks è stato un vero e proprio test”. Una sfida che non ha tardato a dare i suoi frutti: in poco tempo, la caffetteria è diventata, come in tutte le altre località, un punto di ritrovo per giovani, famiglie, ma anche il luogo ideale per una sosta per tutti i turisti in cerca di un po' di ristoro. A 30 anni dalla prima apertura, il gigante del caffè è pronto a tornare a Chicago con un nuovo, originale locale, destinato a essere il più grande di sempre. “Abbiamo preso del tempo per pensare allo spazio adatto, cercare un luogo dove poter portare tutta l'esperienza del caffè consolidata in questi anni”. Tutto questo avverrà “in una delle strade più blasonate e ricche di negozi”, la North Michigan Avenue. “E non vediamo l'ora”.
Il progetto
Un'iniziativa ambiziosa e entusiasmante, in grado di coinvolgere tutti, dall'appassionato di caffè al semplice consumatore che non potrà restare indifferente di fronte al nuovo locale. Stiamo parlando di quasi 4mila metri quadri di spazio, tutti interamente dedicati alla cultura del caffè. Un ambiente suddiviso in sala tostatura, estrazione, degustazione e confezionamento, proprio come nei migliori Starbucks Reserve, locali per la somministrazione, ma ancora prima laboratori a tutti gli effetti, dove i clienti possono sperimentare un'esperienza a tutto tondo nell'articolato universo del caffè. Dal settore della torrefazione alla tazzina finale, dall'assaggio alla preparazione delle diverse bevande: entrare in uno Starbucks Reserve (al momento ne esistono due, uno a Seattle e uno a Londra) consente ai visitatori di provare aromi e gusti nuovi, modificando completamente il proprio approccio all'oro nero. La stessa materia prima è diversa rispetto a quella di tutti gli altri bar: una scelta più ampia, ma soprattutto più curata, che comprende selezioni di microlotti di caffè tostati singolarmente, in modo da poter catturare da ogni chicco il massimo delle proprietà aromatiche. Niente frappuccino Unicorno, dunque, la bevanda rosa zuccherina che ha recentemente spopolato sui social network, ma solo caffè scelti con attenzione e lavorati con altrettanto scrupolo, estratti in diversi metodi. Ci sarà l'espresso, naturalmente, ma anche tanti metodi filtro pour over, dal syphon al v60, dall'aeropress al cold brew.
Il design
Non trapela ancora nessuna notizia per quanto riguarda il nome dell'architetto che curerà l'intero progetto, che dovrebbe concludersi entro il 2019. Per il momento, però, si iniziano a intravedere le prime basi dell'edificio: distribuito su quattro livelli, il locale è provvisto anche di un'ampia terrazza, e si compone di facciate in vetro. Stando alle dichiarazioni di Schultz, l'ambiente sarà molto simile a quello dello Starbucks Reserve di Seattle, che vanta un design e una cura del dettaglio invidiabili. A strutturarlo era stata LizMuller, vicepresidentessa del settore Creative and Global Design dell'azienda. “Abbiamo creato uno spazio che rappresenta per gli esperti un palco dove poter diventare i nostri educatori in fatto di caffè. Interagendo in un luogo elegante”. Così la designer definiva il locale nel 2014, uno spazio “che deve essere perfetto, perché se lo merita”. E così è stato, fra eleganti arredi in legno ed elementi di design originali in un ambiente luminoso e e dall'ampio respiro, accogliente ma al contempo raffinato. Auspichiamo che la nuova creatura di Starbucks a Chicago manterrà questi standard elevati; forse, chissà, superandoli.
a cura di Michela Becchi