Starbucks contro Starbucks per un post filopalestinese

25 Ott 2023, 18:27 | a cura di
Starbucks, il colosso del caffè, porta in tribunale l'associazione sindacale Starbucks Workers United, che ha pubblicamente appoggiato l’attacco di Hamas. Secondo l’azienda il sindacato viola il marchio e lo diffama. Ma non sarà facile per la sirena avere ragione

Starbucks, il colosso del caffè, porta in tribunale la Starbucks Workers United, che ha pubblicamente appoggiato l’attacco di Hamas. Secondo l’azienda il sindacato viola il marchio e lo diffama. Ma non sarà facile per la sirena avere ragione.

Starbucks contro Starbucks. La multinazionale americana del caffè si scaglia contro i suoi lavoratori, o meglio contro la Starbucks Workers United, che rappresenta con grande aggressività i diritti di molti dipendenti della sirena. La SWU ha spesso preso posizioni molto controverse, che hanno messo in imbarazzo il colosso americano, ma stavolta secondo l’azienda ha passato il segno. Ha diffuso dei post in favore della Palestina attraverso i canali social dell’associazione e questo non è piaciuto a Seattle.

La casa madre non ha gradito l’utilizzo del nome Starbucks e del logo dell’associazione, che richiama chiaramente quello della sirena: lo stesso verde, gli stessi caratteri tipografici e una mano nera che impugna una dei classici bicchieroni di cartone attraverso i quali milioni di persone in tutto il mondo tutti i giorni sorbiscono il caffè Starbucks. Per questo il colosso della bevanda nera ha fatto causa presso un tribunale dell’Iowa contro la SWU per violazione del copyright e contraffazione del marchio. 

Punti a sfavore

La combattiva associazione sindacale risponde che non di violazione di marchio si tratta, bensì dell’unico modo in cui la SWU può identificarsi e far conoscere le proprie azioni. Secondo Xuan-Thao Nguyen, professore della School of Law dell’università di Washington, non sarà facile per l’azienda dimostrare che il sindacato è nel torto, anche perché la SWU è nata nel 2021 e appare piuttosto strano che solo ora da Seattle si accorgano dei riferimenti onomastici e grafici che contraddistinguono il gruppo.

Rischio boicottaggio

La controversia nasce da un post che la SWU avrebbe diffuso su X lo scorso 7 ottobre, il sabato dell’offensiva di Hamas contro Israele che ha provocato almeno 1.400 morti. “Solidarietà alla Palestina!”, si leggeva nel messaggio, rimosso dopo una quarantina di minuti. Un tempo sufficiente per numerosi retweet che hanno diffuso il messaggio di appoggio a Hamas comunque associato al nome di Starbucks, ciò che ha provocato secondo l’azienda di Seattle molti commenti indignati da parte di utenti del social, tra i quali naturalmente molti clienti della sirena.

Il senatore Rick Scott si è spinto a chiedere il boicottaggio della catena di caffè, e Randy Fine, un legislatore repubblicano della Florida, è giunto ad ammonire i clienti: “Chi va da Starbucks supporta lo sterminio degli ebrei”. A Starbucks non è rimasto che dissociarsi pubblicamente dal messaggio e dalla SWU e chiedere a quest’ultima di cambiare il proprio nome eliminando ogni riferimento a Starbucks. Per tutta risposta l’associazione ha controbattuto procedendo legalmente contro l’azienda per diffamazione per aver scritto che la WSU “supporta le violenze perpetrate da Hamas”. Insomma, un groviglio legale da cui il caffè Starbucks rischia di uscire macchiato per sempre.

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