Gli spiedini malesiani amati dagli studenti del Politecnico tornano in un nuovo ristorante torinese

13 Dic 2024, 12:10 | a cura di
Lo Straniero è il nuovo ristorante malese di Torino nato dalle ceneri di un food truck amatissimo in città

Per Justin Yip, malese di Malacca, l'amore per l'Italia è scoccato in una trattoria di Verona davanti a un piatto di linguine al ragù. «Era il classico viaggio di orientali in Europa, si doveva vedere tutto in pochi giorni e mangiavamo sempre in ristoranti cinesi di dubbia qualità. Quella volta io e mio padre ci staccammo dal gruppo e chiedemmo consiglio in un negozio dove poter mangiare qualcosa di tipico. Anche se ero molto giovane, quel piatto di pasta mi spalancò le porte di un mondo» racconta Justin, 37 anni, che ha aperto da pochi mesi Lo Straniero, ristorante di cucina malese e del Sud-Est asiatico a Torino.

Da Sydney a Pollenzo in nome della cucina italiana

E così quando, memore di quella prima scintilla, nel 2010 decide di interrompere gli studi giuridici in Australia (paese della mamma) e di iscriversi all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, la famiglia lo appoggia. La laurea arriva nel 2014. «Non avevo intenzione di rimanere in Italia, ma Torino, che frequentavo già da studente, mi è sempre piaciuta e qui mi sentivo a mio agio perché ci sono similitudini con la cultura malese: famiglia e cibo sono cose importanti». Il resto è una storia di intuizioni brillanti. Nel 2017 con un'Apecar comincia a vendere gli spiedini di pollo malesi - «mancavano anche a me» - davanti al Politecnico di Torino fino a diventare un food truck di culto. Tutto va bene, ma a gennaio 2020 arriva la pandemia. «Già allora il mio sogno era quello di avere un locale e cominciai a cercare in diversi quartieri» racconta Justin.

L'indirizzo giusto arriva ad inizio 2022 nel quartiere San Donato, a pochi passi da piazza Statuto. Posizione semicentrale, una decina di minuti a piedi dalla stazione di Porta Susa. Lo diciamo per chi, non torinese, avesse una buco di tempo e cercasse un nuovo indirizzo etnico che merita di essere scoperto. «Due anni di attesa fra burocrazie e architetti, ma ad agosto abbiamo finalmente aperto». Con un team di giovani architetti (Martina Imeroni, Isabella Breda e Giulio Martino), ha deciso di riportare i mattoni a vista e di costruire un muro in terra cruda con paglia e sabbia del Po per separare la sala dalla cucina. «Ci ha ispirato la cultura giapponese che mescola materiali ma arriva sempre a un equilibrio». C'è una bella sala superiore e una nell'interrato più riservata, in tutto una quarantina di coperti. Vecchi tavoli in legno, sedie spaiate, divanetti, un pavimento in legno tutto nuovo: elementi d'arredo ricercati con gusto nei mercatino dell'antiquariato che vanno a comporre uno stile da bistrot orientale.

Le tante curiosità del menu

I satay, gli spiedini di pollo che hanno reso famoso il food truck ci sono sempre, sia a pranzo quando la carta è ridotta, sia a cena. Vengono preparati a mano uno a uno e poi serviti con una salsa di arachidi piccanti. A pranzo la tentazione più forte è il Nasi Campur, un piatto unico di riso accompagnato da una serie di contorni di verdure, carni, uova serviti in bellissimi piattini. Al momento della nostra prova sono stati proposti spinaci scottati, un'insalatina tiepida di patate e zucca, pollo al curry, manzo e un ottimo uovo pochè. Piatto completo e con acqua e caffè (che arriva con la moka) si spendono 15 euro.

A cena il menu propone cinque antipasti e cinque piatti principali. Fra i primi incuriosiscono i Lempeng Kelapa, delle crepes di cocco servite con una salsa piccante e speziata, e i Loh Bak, involtini di fogli di soia con carne di maiale e castagne d'acqua accompagnati con salsa piccante agrodolce. «Sono piatti tradizionali della Malesia, semplici ma saporiti, quelli con cui sono cresciuto e che mi piace riproporre ai clienti torinesi» precisa Justin. Il piatto del cuore? «Il Rendang tradizionale del popolo Minangkabau (gruppo etnico indonesiano, ndr), uno spezzatino di carne bovina cotto a fuoco lento per quattro ore con le spezie e il latte di cocco». Interessante anche il maiale cotto tre volte, ovvero uno spezzatino di maiale cotto in salsa di soia, fritto e caramellato.

Il piacere della condivisione

«In Malesia e Australia ero sempre una via di mezzo, per via delle origini diverse dei miei genitori, qui sono semplicemente uno straniero ed ecco il nome del locale» sorride Justin che ha l'aria sveglia di chi, in realtà, è super integrato. «L'invito che faccio a chi si siede a tavola da noi è quello della condivisione, come si fa in Malesia». Ecco allora i Butter Prawn, gamberi in salsa di burro, latte, curry e tuorlo d'uovo stagionato, o le Cucur Sayur, frittelle di verdure miste, croccanti fuori e morbide dentro, con salsa piccante agrodolce. In cucina a realizzare i piatti pensati da Justin ci sono i due cuochi Ahad e Tümay che arrivano da Bangladesh e Turchia. Riservatevi uno spazio per dolci come la purea di cachi con mascarpone e latte di cocco, miele e croccante di anacardi. C'è qualche bottiglia di vino per accompagnare il tutto e le birre con il marchio Bosio e Caratsch, il primo birrificio italiano nato a Torino nel 1845 che aveva la sede storica proprio in questo borgo, luogo della prima industrializzazione torinese, a pochi passi dal ristorante.

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram