Si parla di tendenza, moda del momento, ma in verità la spesa alla spina è quanto di più antico ci sia. Accanto ai nuovi negozi sfusi, infatti, ci sono le botteghe di una volta, quelle rimaste ferme a un tempo in cui il concetto di spesa senza imballaggi era la norma. Sta nascendo però una nuova consapevolezza, una coscienza ecologica che va oltre il rifiuto della plastica monouso (“plastic free” è forse uno dei termini più abusati di quest'anno) e punta a una riduzione complessiva dei rifiuti.
Spesa alla spina: perché è importante
Si parla spesso di movimento Zero Waste (Zero Rifiuti), ma eliminare del tutto le confezioni è una missione pressoché impossibile. Si può (e si deve) però ripensare il proprio modo di fare la spesa, cercare opzioni più sostenibili, soluzioni alternative e soprattutto rifiutare molti dei packaging monouso che siamo abituati a vedere nei nostri carrelli. Si può scegliere di non acquistare o di farlo con maggiore organizzazione. Dalla pasta ai cereali, passando per carne, pesce, salumi, formaggi, fino ad arrivare anche a verdura e frutta preconfezionata: la cucina è uno degli ambiti in cui si generano più rifiuti (senza contare l'annosa questione dello spreco alimentare). A cominciare dai cibi pronti: l’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Immagino di Nielsen, che fotografa le abitudini di consumo, registra una crescita notevole delle vendite del cosiddetto food to go.
Le alternative agli imballaggi
Eppure, le alternative esistono. Ci sono i mercati, le botteghe specializzate, i negozi biologici, quelli alla spina, ma non solo: anche allo stesso supermercato frutta e verdura si trovano sfuse da inserire nei sacchetti di plastica biodegradabile (altro tema spinoso su cui torneremo a concentrarci un'altra volta). Basterebbe un po' di programmazione in più prima di fare la spesa: meno acquisti di impulso, soprattutto meno packaging usa e getta. Preferire una confezione più grande anziché tante singole monoporzioni incartate una a una, per esempio, è un gesto microscopico che può iniziare a fare la differenza.
I vantaggi della spesa alla spina
Oltre al minore impatto ambientale, però, quali sono i vantaggi della spesa alla spina? Li abbiamo radunati in un elenco, cercando di scardinare vari luoghi comuni che ruotano attorno all'argomento.
- Risparmio economico: Entrando in un negozio che vende alimenti sfusi si potrebbe essere frenati dal prezzo più elevato di cereali, legumi, spezie: ma si tratta quasi sempre di prodotti biologici, che mediamente costano di più, a prescindere dalla confezione. È la qualità a far aumentare il prezzo, non l'assenza di imballaggi. Anzi: solitamente gli ingredienti alla spina hanno un prezzo inferiore.
- Riuso dei materiali: Occorrono tanti contenitori per la spesa sfusa, a cominciare dai barattoli. In questo modo, si possono riciclare le tante confezioni in vetro di legumi, sottoli, confetture, miele, alici, capperi e simili. Tutto vetro che altrimenti finirebbe nella spazzatura.
- Risparmio economico (di nuovo): Sì, perché è opportuno fare chiarezza su questo punto. Spesso l'ambientalismo – così come il veganesimo o il vegetarianesimo – viene associato a un alto tenore di vita. Ma vivere in maniera sostenibile non è elitario, non è per pochi, anzi: si tratta di una filosofia incentrata sulla semplicità, il minimalismo, dettata dalla capacità di cogliere l'essenziale e rifiutare gli eccessi. Non esistono solo negozi alla spina con prodotti biodinamici e di nicchia: si può comprare sfuso recandosi direttamente nelle aziende, le fattorie, gli orti, le campagne. E sì, il risparmio è notevole.
- Qualità: Non è una conseguenza automatica della spesa alla spina. Ci sono alimenti sfusi buoni e altri mediocri, proprio come nel caso dei confezionati. Ma in alcuni casi si guadagna in gusto: con il latte alla spina, per esempio, venduto crudo nelle fattorie o nei diversi punti vendita sparsi in tutta Italia (li trovate sulla piattaforma Milk Maps). Se decidete di comprarlo, ricordatevi di farlo prima bollire.
- Sicurezza: Chi l'ha detto che la spesa alla spina è rischiosa? Basta recarsi in una qualsiasi bottega specializzata per osservare da vicino la pulizia dei contenitori. Stesso discorso vale per la provenienza: se non è segnata sul dispenser, si può chiedere al personale. Certo, nel caso in cui le lenticchie, seppur senza plastica, vengano da molto lontano, allora il concetto di sostenibilità viene meno. L'importante è valutare volta per volta: quando si parla di ambiente le tematiche e variabili da tenere a mente sono molteplici.
- (Ri)scoprire prodotti sconosciuti: Un discorso che vale un po' per tutte le botteghe e le insegne più vintage. Lasciando da parte per un attimo la grande distribuzione, si possono conoscere (o ritrovare) alimenti nuovi (o antichi), prodotti diversi, spezie insolite ma anche utilizzi alternativi di alcuni ingredienti.
- Rapporto umano: Di nuovo, non dipende molto dallo sfuso, ma dalla dimensione raccolta e autentica delle botteghe. Che si tratti di mercati, macellerie o negozi di tè, quando si frequentano realtà simili si instaura un rapporto di fiducia con il commerciante, che diventa prima di tutto un consigliere, un confidente, dispensatore di storie e aneddoti divertenti. E poi anche venditore.
a cura di Michela Becchi
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