In tutto il Lazio si chiamano telline, a Fregene come ad Anzio, in Versilia arselle. Identificano un territorio oggi meta di un turismo facoltoso, che però vanta radici umili e insieme gustose.
In ricordo di quei poveri natali, Forte dei Marmi (agli onori della cronaca per “villeggianti” dai gonfi portafogli, non ultimi i russi) parte dalla Toscana alla conquista del Salone del Gusto di Torino con gli spaghetti alle arselle. Sì, perché hai voglia di indicare in menù crostacei e caviale, quando alla fine il piatto più richiesto è sempre quello. Condito con piccoli molluschi da sgusciare con le dita, succhiando via la polpa dalla conchiglia pescata con il “colo”, il rastrello tirato a mano dai pescatori che in quel gesto di raccolta paiono danzare lungo la costa. Ancora oggi, nonostante siano diminuiti di numero, è facile incontrarli all’alba vicino all’arenile.
Giovedì, nel giorno di inaugurazione dell’appuntamento con il cibo più importante a livello internazionale, Forte dei Marmi festeggia i 100 anni dalla sua fondazione con il primo piatto che tutti le chiedono. Lo farà all’interno dello stand della regione Toscana alle 19, ribattezzandolo “PiattoFORTE”, aiutata da uno chef di tradizione (Claudio Nicolini de La Barca), ma guardando al futuro attraverso l’estro di Valentino Cassanelli. Perché se Nicolini spadellerà la classica pasta con intingolo in bianco (guai il pomodoro), il secondo mostrerà il volto moderno dello spaghetto alle arselle, reinterpretandolo in un cocktail accompagnato da un crostino in cui riconoscere tutto il sapore del mare.
E per non lasciare niente al caso anche nel bicchiere verranno serviti due prodotti autoctoni: un Vermentino imbottigliato dall’azienda “Giardini di Ripa di Versilia” (piccola realtà di qualità sulle colline che degradano verso il mare) e una birra creata per le cento primavere di Forte dal “Birrificio del Forte”, altra piccola azienda artigianale che sta riscuotendo grandi riconoscimenti all’estero.
A cura di Irene Arquint