Oscurate quel Parmesan! Con un'irruzione a sorpresa e la richiesta di intervento delle autorità tedesche all'interno di Anuga a Colonia - la più importante fiera di food i& beverage al mondo - il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha fatto oscurare il "totem" con l'immagine di un "Parmesan" e ha fatto sequestrare tutti i prodotti che riportavano il nome Parmesan in etichetta. All'interno dell'Unione Europea, infatti, è vietato usare il termine Parmesan per un prodotto alimentare e questa di Colonia non è la prima volta in cui invece il fake parmigiano fa la sua apparizione.
La richiesta di oscurare il Parmesan
La prima mossa del Consorzio italiano è stata quella di far chiedere alle autorità tedesche che il produttore del Parmesan - una azienda statunitense - oscurasse il termine apparso sul totem pubblicitario. Poiché, però, l'inibitoria non è andata a buon fine, il Consorzio è ricorso al Tribunale di Colonia che in tempi ultra rapidi ha emesso una nuova ordinanza di oscuramento del termine Parmesan ordinando all'azienda produttrice di consegnare a un ufficiale giudiziario tutti i prodotti e i materiali in suo possesso in violazione dell’inibitoria. E così è stato. E un rettangolo nero ha oscurato la parola Parmesan. Questa di Colonia non è l'unico né il primo riconoscimento dei diritti del Parmigiano Reggiano di fronte a un Tribunale. Il Consorzio ottenne nel febbraio 2008 avanti la Corte di Giustizia dell’UE la sentenza in cui venne sancito che il termine "Parmesan" non è generico, ma rappresenta un’evocazione della denominazione "Parmigiano Reggiano" e non può essere utilizzato per formaggi non conformi al disciplinare della dopo italiana.
"L'UE tutela la dop italiana"
"La tempestività dell'intervento delle autorità tedesche a seguito della nostra denuncia - sottolinea il Presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli - si lega al fatto che, dopo anni di contenziosi, abbiamo ottenuto dall'Unione Europea una legislazione che non lascia dubbi in materia di tutela, prevedendo, tra l'altro, anche l'obbligo di tutela delle DOP ‘ex officio’ in tutti gli Stati membri della UE, con una responsabilità diretta degli stessi in materia di vigilanza. Il provvedimento del Tribunale di Colonia, poi, come già avvenuto in passato con altre decisioni, è in linea con i principi stabiliti dalla Corte di giustizia”. "In Europa - prosegue Bertinelli - il nostro sistema di repressione ha quei livelli di efficacia che ancora non sono possibili in tutto il mondo e ai quali l'Unione Europea sta cercando di porre rimedio nel contesto degli accordi di libero scambio con i paesi terzi. Fuori dall’Unione, si registra infatti ancora un utilizzo ingannevole di richiami alla nostra denominazione, con evidenti ripercussioni negative sui consumatori locali e sulle nostre possibili esportazioni. Questo ulteriore caso di attacco nel territorio europeo dimostra che è giunto il momento di un salto di qualità del sistema fieristico comunitario. Servono regole comuni tra gli enti fieristici per assicurare che le nostre fiere siano ‘fake free’ evitando così inutili e costosi interventi dei consorzi e dei tribunali”.