"Abusi e molestie nei grandi ristoranti sono un problema onnipresente". La rivolta delle chef

5 Mar 2025, 16:36 | a cura di
Settanta donne firmano una lettera per protestare contro le parole dello chef stellato Jason Atherton, che in un'intervista ha detto di non aver mai assistito a episodi di sessismo nel settore

Il sessismo nelle cucine dei grandi ristoranti esiste e persiste, era un problema in passato ed è un problema ancora oggi. Lo sostengono settanta tra chef e dipendenti della ristorazione che lavorano nel Regno Unito in una lettera aperta inviata al Telegraph. Guidata dalla chef neozelandese di origini italiane Dara Klein (che firma il ristorante Tiella), la cuoca di The Pem a Londra Sally Abé e la chef influencer Poppy O'Toole, l'iniziativa è nata dopo la pubblicazione di un'intervista a Jason Atherton, chef stellato che conta all'attivo 16 ristoranti, con una carriera segnata da alcuni dei più grandi chef, tra cui Pierre Koffmann, Marco Pierre White, Nico Ladenis e Ferran Adrià, in cui ha affermato di non aver mai assistito a episodi di sessismo nel settore. «Non possiamo più rimanere in silenzio», scrivono, lamentando anche la «deplorevole rappresentazione» delle donne nella guida Michelin per il Regno Unito.

Il sessismo? Un problema pervasivo

«Il sessismo è stato e rimane un problema pervasivo nel nostro settore», si legge nella lettera. «Dai commenti e comportamenti inappropriati alle diseguali opportunità di avanzamento, queste esperienze ostacolano non solo le carriere individuali, ma anche la crescita e l'innovazione del nostro settore nel suo complesso». Negare gli abusi e le discriminazioni vuol dire «sminuire il potenziale e i contributi di innumerevoli donne di talento» nelle cucine britanniche. La lettera sottolinea come questa cultura latente abbia un impatto sull’intero settore, che contribuisce per 18,76 miliardi di sterline all’economia del Regno Unito.

La cuoca e influencer Poppy O'Toole è tra le firmatarie della lettera

Michelin al maschile

E più in generale anche le guide riconoscono davvero poco alle donne che lavorano in cucina. Negli ultimi quattro anni, infatti, solo due chef hanno ricevuto stelle Michelin. Non a caso, l'ultima cerimonia della "Rossa" inglese ha suscitato molta indignazione, in particolare a causa di un video mostrato durante la premiazione che lodava il lavoro delle chef donne nonostante nella guida 2025 fosse stato assegnato solo un singolo riconoscimento femminile. Le stesse cuoche e dipendenti firmatarie della lettera, quasi tutte presenti in un gruppo WhatsApp attivo da poco, non hanno preso bene l'ennesima rappresentazione distorta.

Ma al di là del caso Michelin, parlando del gruppo delle chef e riferendosi ad Atherton, Sally Abé ha aggiunto: «Solo perché non hai vissuto qualcosa in prima persona, non significa che non esista». Le dichiarazioni dello chef sono «offensive e dolorose». Parlare pubblicamente ovviamente è difficilissimo «perché ci sono così tanti chef uomini potenti che non ti azzardi a contraddire». Ma ora, fortunatamente, «in questo gruppo WhatsApp ci sono 70 donne arrabbiate e frustrate per quello che è stato detto. In un certo senso, questo è il nostro #MeToo».

Hannah Rose Hall del The Pearl di Manchester

Molestie in cucina, sempre

Oltre a ispirare la lettera aperta, la presa di posizione condivisa ha spinto molte donne a raccontare le esperienze traumatiche vissute sul posto di lavoro, tra cui gravi episodi di molestie sessuali. Hannah Rose Hall, che lavora attualmente a The Pearl di Manchester, ha raccontato che, in un certo periodo della sua carriera, le molestie erano costanti. «L’episodio più invadente e ripetuto è stato quando un collega maschio si piazzava dietro di me nella mia minuscola postazione di lavoro durante il servizio mentre "aspettava il microonde". Premeva contro di me mentre cercavo di fare il mio lavoro. Quando gli dicevo di spostarsi altrove, spesso reagiva con scherni e trasformava la cosa in uno scherzo».

Anna Søgaard, fondatrice del pop-up danese Jomfru e della serie di cene Suppher, racconta un episodio che definisce comune. «Come molte donne nelle cucine, ho subito molestie sessuali da giovane apprendista, prima di trovare il coraggio di denunciarle. Mi avevano assegnato alla sezione calda dopo un periodo di formazione. Durante il mio primo servizio, il sous-chef – incaricato di riferire allo chef, assente quel giorno, come me la fossi cavata – mi ha afferrato in modo inappropriato mentre mi chinavo per prendere un piatto. Questo mi ha completamente distratta e mi ha fatto commettere un errore. Poi ha detto al capo chef che non ero pronta per la sezione calda. Non ho mai raccontato cosa fosse successo. Ero l’unica donna in cucina e avevo paura di sembrare ‘drammatica’».

Anche Poppy O’Toole, chef e autrice con sei milioni di follower sui social, ha raccontato di aver subito molestie sessuali per tutta la carriera. «Il punto più basso che mi ha spinta a lasciare un lavoro è stato quando il titolare del ristorante ha raccontato a tutta la cucina, composta esclusivamente da uomini, un sogno erotico esplicito su di me, descrivendolo nei dettagli. Il resto del team ha riso o è rimasto in silenzio». Succede nel Regno Unito, così come in Italia, ma ovunque non se ne parla.

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