Selma Miriam, co-fondatrice del celebre ristorante vegetariano e vegano, Bloodroot a Bridgeport, in Connecticut, è scomparsa all'età di 84 anni. La notizia è stata confermata dalla sua socia e amica di lunga data, Noel Furie. Bloodroot si distinse non solo per la sua cucina innovativa, ma anche come centro di attivismo femminista e culturale. Il ristorante operava come un collettivo, promuovendo l'uguaglianza e l'empowerment delle donne. Oltre a servire piatti stagionali ispirati a diverse tradizioni estere, Bloodroot ospitava letture di autrici femministe e fungeva da spazio sicuro per la comunità lesbo, organizzando serate riservate alle donne.
Nata a Bridgeport, Miriam si laureò alla Tufts University nel 1956 specializzandosi biologia e psicologia. Dopo il matrimonio, si trasferì a Westport, dove visse negli ultimi 37 anni con la sua compagna e partner, Carolanne Curry. Negli anni Settanta, si unì al movimento femminista partecipando attivamente alla National Organization for Women. In questo contesto, conobbe Noel Furie, con la quale nel 1977 fondò Bloodroot nel quartiere Black Rock di Bridgeport. Negli anni Settanta e Ottana, negli Stati Uniti e in Canada c'erano oltre 230 ristoranti, caffè e caffetterie di impronta femministi. Bloodroot è ora il più antico e duraturo di questi spazi, in attività continuativa da 48 anni.
Un palato politico
Miriam e Furie proponevano il cibo come parte integrante del loro attivismo, offrendo piatti che rappresentavano uno «scambio etnico meraviglioso», con ricette provenienti da tutto il mondo. Il ristorante operava con un modello di auto-servizio, incoraggiando i clienti a partecipare attivamente all'esperienza culinaria. Nel corso degli anni, Bloodroot ha pubblicato diversi libri di cucina, tra cui The Political Palate: A Feminist Vegetarian Cookbook, che combinava le ricette con estratti di opere di poetesse, teoriche e autrici femministe.
La storia di Selma Miriam e di Bloodroot è stata recentemente raccontata nel documentario A Culinary Uprising: The Story of Bloodroot, che esplora l'evoluzione del ristorante e l'eredità delle sue fondatrici; spiega cosa ha rappresentato all'interno del panorama del pensiero femminista statunitense e l'impatto che ha avuto sulla comunità locale, come queste donne hanno affrontato insieme il sessismo, l'omofobia e l'invecchiamento. Nonostante il tempo, Bloodroot è sopravvissuto come uno spazio amato da generazioni di femministe, vegane e persone queer che continuano a tornarci di giorno in giorno.
