Sale ancora la febbre scudetto a Napoli, tanto che pure un'azienda come Garofalo si lascia contagiare, mettendo sul mercato gli Enne, pasta dedicata proprio al terzo scudetto partenopeo. Ulteriore dichiarazione di amore per la squadra che sta regalando alla città un'emozione che mancava da 33 anni e che adesso sta scatenando una entusiasmo incontenibile. “La città ormai è azzurra” conferma Diego Vitagliano “tutta dipinta e addobbata a festa”, con iniziative fai da te che si inseguono per tutta la città e una goliardia tutta campana “a borgo Sant'Antonio Abate hanno fatto un finto cimitero con le croci delle squadre battute”. L'attesa sale, dunque, e con quella la frenesia. “Se (scaramanzia d'obbligo, ndr) il Napoli dovesse laurearsi, sarebbe bloccata l'intera città, e non si sa per quanto tempo” commenta Ciro Salvo. La sua pizzeria, 50 Kalò, è sulla strada verso lo stadio ed è spesso meta di tanti tifosi nel dopo partita.
Ma proprio nel giorno più atteso potrebbe rimanere chiusa: “bisogna vedere come si mette la situazione” spiega. Si prevede che la gioia dei tifosi invaderà ogni strada e vicolo: “non credo che qualcuno riuscirà a muoversi se non a piedi, anche perché tutti, anche dalla provincia, cercheranno di raggiungere il centro”. Per molti il passaggio da Ciro Salvo suona come un rito da ripetersi ogni partita: “chiedono soprattutto Margherita o il calzone fritto, e per molti è una cosa scaramantica”, ma per i prossimi giorni le cose potrebbero essere diverse, in previsione della festa che promette di mandare in tilt la città. Non è l'unico che pensa ad abbassare le saracinesche: sulla Riviera di Chiaia altri Salvo – Francesco e Salvatore – rimangono chiusi per dare la possibilità a tutti i dipendenti di festeggiare.
Il momento d'oro per la città
“È un momento fantastico per Napoli” riprende Diego Vitagliano, “la città è piena, ci fa capire che qui il calcio dà da vivere a tantissime persone, è un riscatto da un punto di vista sociale ed economico”. Complici anche i fine settimana lunghi del mese di aprile che hanno portato un grande flusso di turisti, “tanta gente che viene a visitare largo Maradona nei quartieri spagnoli. Chiunque aveva un buco lì ha aperto qualcosa, un'attività legata al cibo soprattutto cose molto veloci (un po' come i cuoppi, o i cuzzetielli ndr)” racconta “per la cena però la gente si sposta nei posti in cui può stare più rilassata”, ristoranti tradizionali, pizzerie (qui le migliori della città) o nelle nuove insegne che stanno cambiando il volto gastronomico partenopeo, come Luminist o ScottoJonno. In molti hanno dedicato all'occasione una pizza speciale, del resto il tricolore è già dentro la classica Margherita - e siamo certi che Gino Sorbillo (che ha è anche tra le voci di Ma che Napoli, canzone corale dedicata proprio al terzo scudetto della squadra di Spalletti) non farà mancare una delle sue pizze con dedica. Impazzano varianti più o meno fantasiose, con l'alga spirulina che dà il colore azzurro o con i carboni vegetali per celebrare Osimhen, un po' come per le pasticcerie.
Si distingue Enzo Coccia che non ha pensato a una special edition per l'occasione; il patron de La Notizia è un veterano dei festeggiamenti: “ho vissuto lo scudetto di Maradona, il 10 maggio 1987 alle 17.47, e il secondo nel '90. Poi ci siamo andati vicini, un po' come quando sei affamato, vedi una bella pizza e al momento di mangiarla te la tolgono da sotto gli occhi. È tanto che la vuoi, ti sfugge ma sai che tra poco te la mangi”. Gioca con le metafore Enzo Coccia, per far capire come per lui i due piani siano intrecciati. Ma su una cosa vuole dire la sua: “In tanti dicono che questo scudetto è una rivalsa. Invece no, è uno scudetto che viene da lontano, grazie a una dirigenza e una proprietà con idee, convinzione e difficoltà. Rappresenta il frutto di una buona gestione di un patrimonio. Patrimonio di calciatori e dell'umanità, come la pizza napoletana”.
La pizza alimento ufficiale del Napoli calcio
E basta fare un giro sui social network per vedere come tra il Napoli calcio e la pizza ci sia una relazione stretta: i locali più famosi fanno a gara per pubblicare foto con la squadra; se Ciro Salvo ha ospitato Luciano Spalletti, accolto da una folla festante una manciata di giorni fa, Diego Vitagliano vanta una familiarità soprattutto con Meret, “ci sentiamo e usciamo insieme. Dopo la partita con la Juve mi ha scritto un messaggio: 'fratello' andiamo, ora ci credono tutti'. Oltre a lui, qui vengono in tanti: Di Lorenzo, Gollini, Marfella, Zerbin, Mario Rui. La forza del Napoli di quest'anno” riflette “sono ragazzi: genuini, umili, non perdono la testa. Pensa che mi hanno chiamato per insegnare a fare la pizza a Lobotka, gli ho detto: 'ma perché vuoi cambiare mestiere?'”.
Altrettanto amato dai calciatori Enzo Coccia, ma se gli chiedi se i campioni frequentano la sua pizzeria, ti risponde sicuro “Vado io da loro: sono il pizzaiolo ufficiale del calcio Napoli, ho fatto le feste del Napoli a Villa d'Angelo, due volte l'anno, a fine campionato e a Natale”. Ma poi aggiunge “l'altra sera è venuto un amico del capitano a prendere le pizze per loro”. Coccia ha un album fotografico e un repertorio di aneddoti da primato: Aurelio De Laurentiis che fa il paragone tra pizza romana e napoletana, Fabio Cannavaro che abita vicino La Notizia, Maradona con cui ha fatto una cena. E ha pure un forno dedicato: “uno portatile decorato con la Enne della squadra, fatto 10 anni fa quando il Napoli è andato in Champions”, in questi giorni alcuni tifosi di vicino Avellino lo hanno voluto affittare per festeggiare.
Cosa farà in questo periodo? Per lui non si pone la questione: “staremo aperti: facciamo festa con gli amici e i clienti”. Il locale ormai da una ventina di giorni è colorato di azzurro con bandiere e drappi, mentre Diego Vitagliano ha preparato da tempo una bottiglia di spumante con il 3 e lo scudetto: “le stiamo vendendo già da un mese”.
Prima, spiega, c'era un po' di scaramanzia, ma ora è arrivato il momento di festeggiare un evento memorabile come lo sono stati i precedenti. “Al secondo scudetto ero sulle spalle del mio papà, vedevo le persone, i caroselli. Sono ricordi che nessun napoletano può dimenticare”.
a cura di Antonella De Santis