Alti e bassi in casa Campari. A circa 5 mesi dalla nomina, Matteo Fantacchiotti ha rassegnato le sue dimissioni da Ceo e membro del consiglio di amministrazione: «Con efetto da oggi e per motivi personali». Lo afferma l’azienda in una nota, informando come il contratto sia stato risolto di comune accordo. Attualmente sono in corso le negoziazioni per definire la buonuscita. L'inatteso evento ha generato uno scossone al titolo dell’azienda che ha chiuso le contrattazioni con un calo di circa l'8%, perdendo la soglia psicologica dei 7 euro: una quotazione che non si vedeva dal 2020.
Il nuovo asset amministrativo
«È stato per me un privilegio essere parte di Campari Group per quasi cinque anni, e guidare questa organizzazione da aprile 2024. Nel prendere ora la decisione di lasciare il gruppo, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti gli stakeholder, in particolare il presidente, il consiglio di amministrazione e il leadership team», ha detto Fantacchiotti.
Per riempire il posto vacante, l'azienda ha optato per un duplice vertice nominando Paolo Marchesini (chief financial and operating officer) e Fabio Di Fede (general counsel and business development officer) co-Ceo ad interim e membri esecutivi di un comitato per la transizione della leadership, presieduta da Bob Kunze-Concewitz, ex CEO, sostituito da Fantacchiotti. Insieme al comitato nomine e remunerazione, questa commissione di transizione sarà incaricata di individuare il nuovo Ceo cui affidare la multinazionale.
Acquisizioni e downtrend
«La nostra ambizione di crescita rimane fortissima» ha detto il presidente della cda Luca Garavoglia. «Abbiamo davanti a noi un futuro solido, grazie alla nostra organizzazione, alla nostra presenza globale e, in particolare, al nostro portafoglio unico, costituito da alcune delle marche più ammirate di tutto il settore degli spirits, sostenute dall’impegno costante di un team di professionisti».
Ieri il colosso del beverage aveva rivelato di aver acquisito una partecipazione di minoranza (il 14,6%), di Capevin Holdings Proprietary da Odc Limited per circa 82,6 milioni di euro. Si tratta di una holding sudafricana che possiede il 100% di CVH Spirits, una socità scozzese che gestisce la produzione e la commercializzazione di whisky single malt, tra cui Bunnahabhain, Deanston, Tobermory e Ledaig, e whisky blended come Scottish Leader e Black Bottle.
Campari, come altri player del settore, sta accusando la frenata dell’economia globale e nell’ultimo anno il titolo ha ceduto oltre il 30%. La scorsa settimana le azioni hanno perso quasi il 6% proprio a seguito delle dichiarazioni di Fantacchiotti, che nel corso di un roadshow organizzato da Bank of America aveva parlato di una «debolezza del comparto». Il manager, in particolare, ha sottolineato come negli Stati Uniti, dove era previsto un miglioramento del comparto nel terzo trimestre, i consumi si registrano ancora deboli.