L’imperatore Adriano e l’amore per il bello
Già si evoca l’atmosfera suggestiva che doveva allietare le colazioni di Adriano, imperatore filosofo passato alla storia per l’amore per il bello, nelle sue forme più nobili. E non è un caso che la scoperta annunciata da Andrea Bruciati si riveli proprio in uno dei luoghi più intimi di Villa Adriana, straordinario sito archeologico (di cui Bruciati è direttore) alle porte di Roma, in quel di Tivoli. Adriano regnò su Roma dal 117 al 138 d. C. colto, tollerante e grande mecenate, la sua personalità illuminata affascinerà i posteri nei secoli a venire, ispirando a Marguerite Yourcenar il suo romanzo più celebre, quelle Memorie di Adriano diventato un classico della letteratura del Novecento. Alla sua passione per la cultura greca si ispira la realizzazione di Villa Adriana, residenza imperiale extraurbana concepita come una concatenazione di edifici di rappresentanza, spazi destinati al teatro e all’arte, ninfei e giardini a pochi chilometri dal centro abitato di Tibur, in una zona ricca di fonti d’acqua.
Il triclinio acquatico per i banchetti di Adriano
E all’acqua si lega l’ultima scoperta, quello che gli archeologi definiscono un “triclinio acquatico per la colazione” (utilizzato con molta probabilità anche per i pranzi privati), tutto in marmo di Carrara, rinvenuto nell’area più antica della Villa, il cosiddetto Palazzo, dove l’imperatore trascorreva i suoi momenti di intimità. Dunque uno spazio privato, non per questo meno opulento e raffinato, e anzi spettacolare nella concezione di una struttura circondata dall’acqua, che copriva il pavimento della stanza lasciando emergere al centro una sorta di isola, raggiungibile con un sistema di passerelle meccaniche, rimosse all’occorrenza per amplificare lo spettacolo del triclinio “galleggiante”, riservato al banchetto mattutino della coppia imperiale e ai pranzi con pochi ospiti, che mangiavano semisdraiati a pelo d’acqua. E giochi d’acqua animavano tutto l’ambiente, grazie alle fontane zampillanti poste alle spalle dell’imperatore e azionate al bisogno; la luce del mattino, invece, avrebbe invaso la stanza durante la colazione grazie alla grande finestra aperta sul centro della parete. Davanti si apriva la vista sul giardino.
Una scoperta eccezionale
“Dobbiamo immaginare l’imperatore posto sulla pedana marmorea che misurava circa quattro metri di lato, circondata a filo dall’acqua che riempiva il resto dell’ambiente – spiega Andrea Bruciati - Alle spalle aveva le due fontane e la finestra da cui entrava la luce accentuando l’effetto delle figure imperiali in controluce. In questo modo, Adriano poteva osservare tutto il resto della sua corte, amplificando la suggestione della sua presenza che poteva essere vista e non vista”. L’indagine archeologica che ha portato al rinvenimento del triclinio è stata condotta da un gruppo di archeologi spagnoli guidati dal professor Raphäel Hidalgo Prieto dell’università Pablo de Olavide di Siviglia, e dimostra che anche le aree già scavate di Villa Adriana hanno ancora molti aspetti della vita di corte da svelare.
Il triclinio acquatico avrebbe poi ispirato il sontuoso e celeberrimo complesso del Serapeo affacciato sull’area del Canopo (tra i gioielli del percorso di visita), dove Adriano accoglieva gli ospiti dei suoi banchetti imperiali, tra giochi d’acqua, statue e architetture magnifiche. Ma l’invenzione appena scoperta non è da meno per originalità e opulenza: “È una cosa assolutamente unica al mondo. Non esiste nessuna sala per banchetti così sofisticata come quella che abbiamo trovato a Villa Adriana”, spiega il professor Prieto, che lavora con il suo gruppo nella zona del Palazzo di Villa Adriana dal 2013.
Il sito archeologico ha riaperto al pubblico lo scorso 1 febbraio (ma chiude al pubblico nel weekend, come da disposizioni anti-Covid) e si conferma, come precisa Bruciati “un palinsesto cangiante e primario al contempo, che ispira nell’Istituto un progetto di gestione e valorizzazione del patrimonio archeologico, monumentale e naturalistico improntato all’interdisciplinarietà e alla trasversalità.” Un patrimonio unico com’è Pompei, che di recente ha stupito il mondo per un ritrovamento sempre connesso al consumo di cibo, un Termopolio riccamente affrescato.
a cura di Livia Montagnoli