Lo Scirocco, un vento che non conosce confini
Il vento che soffia dalle coste meridionali del Mediterraneo sfiora le terre arse dal sole e le dune infuocate del deserto, per saturarsi d’umidità salmastra sulle lunghe onde del fetch del Mare Nostrum. S’incanala violento tra Scilla e Cariddi e blandisce le coste della Sicilia con le sabbie del Sahara, l’eco lontano dei suoni d’Oriente, i profumi di preziose spezie, il ricordo di millenarie culture e il racconto antiche leggende. Vento di traversia che domina il mare senza confini, come un respiro libero nel cielo. Vento di antiche rotte, che fin dai tempi remoti ha spinto coraggiose vele d’avventurosi marinai verso nord-ovest. Navi salpate alla ricerca di nuove terre e nuove esistenze, tra onde ostili e fragorosi frangenti, in un mare sconosciuto e minaccioso. Un vento che unisce Paesi, popoli e culture, che lega con un’indissolubile gassa d’amante le vite degli uomini in un unico destino. Lo Scirocco Wine Fest nasce per dare voce allo spirito di questo vento, alla sua anima irrequieta e nomade, al suo eterno viaggio, mutevole eppur sempre uguale a se stesso. Lo Scirocco diventa metafora di uno spazio culturale aperto all’incontro, all’ascolto, allo scambio, alla contaminazione, al desiderio di viaggiare, accogliere e conoscere.
Scirocco Wine Fest 2019
La terza edizione dello Scirocco Wine Fest si è svolta a Gibellina dal 27 al 30 giugno. Quattro giorni dedicati alle culture e al vino del Mediterraneo, che ha visto la partecipazione di 7 paesi: Francia, Grecia, Italia, Malta, Spagna, Tunisia e Turchia. La rassegna, promossa da Cantine Ermes-Tenute Orestiadi, prende spunto proprio dal vento e dalla vite come simboli dei Paesi del bacino del Mare Nostrum.
Da sempre il vino ha viaggiato sulle più antiche rotte e ancora oggi rappresenta un elemento fondante dell’identità dei paesi del Mediterraneo. La diffusione dell’uva moscato e malvasia in quasi tutti i luoghi del vino, è una delle tante prove delle infinite migrazioni dei vitigni tra gli antichi scali commerciali. Una storia millenaria di viaggi e incontri di popoli e culture, che hanno contribuito a costruire un comune orizzonte.
Il vino è stato il filo conduttore di un programma ricco di degustazioni, masterclass, cooking show, presentazioni di libri, incontri culturali, spettacoli musicali, rinnovando la sua vocazione conviviale e alimentando il profondo senso d’appartenenza a un’unica anima mediterranea.
I vini del Mediterraneo
Lo Scirocco Wine Fest è anche l’occasione per assaggiare vini provenienti da vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Le degustazioni spaziano dai vini realizzati con vitigni autoctoni a quelli prodotti con varietà internazionali, capaci di adattarsi al clima del Mare Nostum e di esprimerne le migliori caratteristiche. Cantine Ermes rappresenta una delle più importanti realtà del mondo del vino siciliano. Costituita da 2235 soci, gestisce circa 8.500 ettari di vigneti nell’area occidentale dell’isola. A questi si aggiungono la Tenuta La Gelsomina sull’Etna, una tenuta in Veneto nelle terre del Prosecco e una in Salento. Il gruppo esprime un fatturato complessivo di circa 85 milioni di euro, frutto di 11 milioni di bottiglie e di uno sfuso che rappresenta 85% della produzione.
I nostri migliori assaggi
Tra i vini della linea Orestiadi ci sono piaciuti il Sicilia Grillo DOC 2018, agrumato e salino, il Sicilia Zibibbo DOC 2018, fresco e delicatamente aromatico, il Sicilia Perricone DOC, immediato, fragrante e fruttato. Oltre ai vini delle Cantine Ermes, ai banchi d’assaggio dello Scirocco Wine Festival c’erano in degustazione numerose etichette delle cantine dei Paesi ospiti: i francesi Les Caves Richemer di Agde, gli spagnoli Codorniu e Bodegas Santa Cruz, i greci di UWC Samos, i maltesi di Delicata e i turchi di Corvus. Un panorama interessante sulla produzione dei vini del Mediterraneo che, pur con le dovute specificità, ha messo in luce alcuni tratti comuni, come la piena maturità delle uve, profili armoniosi, ricchi e solari, la presenza di aromi intensi, profondi e persistenti.
Lo Scirocco Wine Fest 2019 e i luoghi di Gibellina
Lo Scirocco Wine Fest è intimamente legato ai luoghi di Gibellina nuova, soprattutto alle architetture del Sistema delle Piazza, che fa da scenario a tutte le attività dell’evento. Il nome del paese deriva da due parole arabe Gebel (altura o montagna) e Zghir (piccola) che unite significano piccola altura o piccola montagna. Fondato dagli Arabi nell’Alto Medioevo, il borgo si sviluppò nel XIV secolo attorno al Castello edificato da Manfredi Chiaromonte.
Il vecchio paese è stato completamente distrutto durante il terremoto del 1968. Grazie alla visionaria lungimiranza del sindaco Ludovico Corrao, la nuova Gibellina è stata ricostruita coinvolgendo nel progetto i più importanti protagonisti della scena artistica del tempo, come Pietro Consagra, Alberto Burri, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Nanda Vigo, Carla Accardi e lo scrittore Leonardo Sciascia. La città si trasformò in un laboratorio artistico a cielo aperto, con l’obiettivo di creare uno spazio urbano rivoluzionario, pensato come un vero e proprio museo en plain air d’arte contemporanea.
All’interno del nuovo tessuto abitativo, spiccano la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni, Il Palazzo Di Lorenzo di Francesco Venezia, l’Ingresso al Belice di Pietro Consagra, Piazza XV Gennaio 1968 con la Torre Civica-Carrilion di Alessandro Mendini, il Sistema delle piazze di Laura Thermes e Franco Purini. Le macerie della vecchia Gibellina ripresero forma grazie all’intuizione di Alberto Burri, che partendo dalla sua esperienza artistica, trasformò i resti del terremoto nel Grande Cretto, una delle opere di Land Art più grandi al mondo, memoria indelebile del sisma.
Il Grande Cretto di Gibellina
Il Grande Cretto è uno spazio disegnato da bianchi blocchi di calcestruzzo, che hanno ingabbiato per sempre la tragedia del terremoto, con le case, gli oggetti quotidiani, il dolore e i ricordi. Camminare nelle candide ferite di una sorta d’enorme argilla disidratata dalla vita, trasmette la sensazione di entrare in uno spazio altro e in un tempo assoluto e straniante, sintesi di assenza, nostalgia e speranza. Il tracciato delle vecchie strade attraversa tortuoso i blocchi con geometrie irregolari, creando un paesaggio dell’anima dalle mille sfaccettature. I muri che delimitano i camminamenti, come trincee deserte di una guerra irreale, costringono lo sguardo a salire dal bianco accecante al blu intenso del cielo. Il paesaggio circostante scompare e l’orizzonte sembra cercare una dimensione di assoluto e di trascendenza, che riempie la vista senza inutili distrazioni. Lo spazio bianco si carica di senso, come una tela lacerata su cui proiettare l’emozione del ricordo e del dolore. Un universo intimo e introspettivo, che vive di vuoto e silenzio, che parla a chi sa ascoltare e vedere oltre l’immanente, per abbandonarsi al flusso dell’eterno.
a cura di Alessio Turazza