Mancano tre giorni al Natale, molte città sono paralizzate dal traffico per gli acquisti e i brindisi, ma oggi qualcosa potrebbe andare contro i piani. I 5 milioni di lavoratori coinvolti nel settore del turismo e del terziario oggi sono chiamati a uno sciopero che interessa botteghe e supermercati, ristoranti e alberghi, agenzie di viaggio e mense.
La rivendicazione sui contratti
La protesta, proclamata dai tre sindacati confederali nel settore (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs), mette l’accento sul rinnovo dei contratti nazionali, scaduti ormai da più di 3 anni. Sono una decina i settori, anche molto diversi tra loro, interessati dal fermo contrattuale, tra questi alberghi, ristorazione collettiva, ristorazione commerciale, ristorazione da viaggio, agenzie di viaggio, aziende termali. Gli stipendi fermi sono un problema molto grave in tempi di rialzo dei prezzi come quelli che stiamo vivendo, per questo le manifestazioni di oggi saranno molto affollate: le previsioni dei sindacati parlano di milioni di lavoratori e lavoratrici nelle presenze previste nelle varie città italiane. Sono le piazze di Milano, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari ad essere interessate dai cortei.
I lavoratori più fragili
Tra i settori più precari ci sono soprattutto quelli del turismo, della ristorazione collettiva e dei servizi termali: la maggioranza di contratti stagionali e a termine, ad esempio, si registrano proprio qui e la forza lavoro è a predominanza femminile (le donne rappresentano il 70% dei lavoratori).
Le organizzazioni dei lavoratori chiedono di contrastare la precarietà «anche attraverso processi di stabilizzazione dei contratti a termine e aumenti del monte ore contrattuale dei part time involontari, introducendo e implementando quanto previsto dalla normativa in tema di genitorialità, pari opportunità, contrasto alla violenza di genere e in favore delle donne vittime di violenza; attraverso aumenti salariali che restituiscano il potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori, le cui retribuzioni sono ferme da anni».
I sindacati fanno sapere di un fallimento delle trattative sui rinnovi, a causa delle pregiudiziali poste alla base dei negoziati: con Confcommercio e Confesercenti, ad esempio, «che si ostinano a richiedere una drastica riduzione di una pluralità di istituti contrattuali quali la 14esima mensilità, i permessi retribuiti e gli scatti di anzianità». Ma il dito è puntato anche contro le associazioni datoriali di settore come Fipe e Federalberghi, che, secondo le organizzazioni, «si rifiutano di parlare di aumenti salariali in linea con gli indici Ipca e adeguati a far recuperare ai lavoratori l'aumento del costo della vita».
La posizione della Fipe
Avevamo già parlato della posizione della Fipe sul salario minimo, oggi la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, attraverso le parole di Roberto Calugi, Direttore Generale, ribadisce la necessità di riprendere la trattativa «perché il settore ha bisogno di un nuovo contratto» e chiede ai sindacati di trovare una mediazione: «Rispettiamo il diritto allo sciopero ovviamente, crediamo, però, che bisogni trovare un punto di equilibrio fra le esigenze sacrosante dei lavoratori e la necessità delle imprese di essere sostenibili a livello economico». «Se mettiamo in sofferenza le imprese, tagliamo il ramo su cui siamo tutti seduti», continua Calugi. «C’è da rivedere il contratto per renderlo più moderno: la classificazione degli istituti contrattuali è ferma da circa 30 anni, ma nel frattempo il mercato è cambiato e sono cambiate le esigenze dei lavoratori». La Fipe quindi chiede ai sindacati un dialogo che superi la parte economica: «Noi vogliamo rendere il contratto più attrattivo anche per le nuove leve, le nuove leve ovviamente guardano la remunerazione, ma l’attrattiva del contratto passa anche dal welfare, dai giorni di riposo, dalla flessibilità, dal non dover lavorare tutti i sabati e le domeniche». Discorso a parte per la ristorazione collettiva: «Queste imprese hanno il problema della contrattazione con i clienti: non potendo aumentare i prezzi, quindi, in questo periodo sono in enorme sofferenza».