Tesori e prodotti dell’Appennino: come valorizzarli
All’indomani del sisma che ha colpito a più riprese l’Italia Centrale tra il 2016 e il 2017, Save the Apps è nata per iniziativa congiunta di Fondazione Merloni e Fondazione Vodafone, con l’obiettivo di illuminare il futuro di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, unite nel segno dell’Appennino. E col tempo la piattaforma digitale per rimettere in moto l’economia e il turismo delle regioni terremotate ha finito per comprendere un numero crescente di iniziative, ora in mostra a Palazzo del Podestà, nel cuore di Fabriano, dove la Fondazione Aristide Merloni ha sede.
Il Padiglione Save the Apps a Fabriano. Scoprire l’Appennino
C’è tempo fino al 6 gennaio 2020 per visitare il Padiglione Save the Apps, scoprendo così da vicino i progetti pilota avviati con soggetti attivi sul territorio (e il finanziamento di grandi aziende private) per contrastare lo spopolamento e l’impoverimento dell’Appennino, scommettendo soprattutto sugli strumenti digitali per mettere in rete micro e piccole imprese che lavorano sulla qualità, ma spesso non hanno voce per raccontarsi. E così il percorso procede a partire dall’ultima arrivata in famiglia, l’app Apennines Discovery, che permette di scoprire ed esplorare i luoghi più significativi dell’Appennino, attraverso mappe GPS fruibili anche off-line; per arrivare all’Atlante dell’Appennino realizzato da Symbola con il sostegno del Ministero dell’Ambiente, e poi ai progetti più specificamente legati all’enogastronomia, risorsa cruciale per la ripresa dell’economia territoriale.
Best of the Apps. Buon cibo dell’Appennino in rete
Così si scopre il macrosistema Best of the Apps, che a sua volta comprende un progetto per implementare la coltivazione di precisione (applicata a castanicoltura, frutti di bosco e corilicoltura, con la messa a coltura di oltre 100 impianti di frutti dell’Appennino, attraverso tecnologie all’avanguardia), e la produzione audiovisiva Rinasco, video proiettato per i visitatori del padiglione per introdurli alle storie di alcune aziende che hanno valorizzato la biodiversità del territorio e continuano a farlo operando per mantenere in vita le filiere tradizionali, pur rileggendole in chiave moderna. Tra loro Giuseppe Fausti e i suoi maiali di Norcia allevati allo stato brado, o la bottega artigiana Umbria Solidale, progetto in fieri per ridare vita a spazi storici abbandonati attraverso progetti di ristorazione ed educazione.
Apennines Local Food. La vetrina per i prodotti dell’Appenino
Più longevo è il progetto Apennines Local Food, una piattaforma online che mette in rete i prodotti d’eccellenza dell’Appennino Centrale e permette anche di acquistarli agevolmente, appoggiandosi al circuito di Amazon. Sono oltre 200 i produttori già coinvolti, e l’app offre al consumatore l’opportunità di mettersi direttamente in contatto con loro, andare a fargli visita, esprimere un giudizio sui prodotti, da condividere con gli altri utenti. La piattaforma è nata alla fine del 2018, partendo con sei sezioni dedicate ad altrettante categorie merceologiche: olio, formaggi, salumi, marmellate, legumi e paste. Di recente, però, al catalogo si sono aggiunti anche birra e vino. Le modalità di utilizzo dell’app (gratuita) sono molteplici: l’utente può organizzare un tour tra realtà agroalimentari dell’Appennino, scoprire la storia di prodotti e realtà artigianali che li preservano, restare aggiornato su eventi e notizie di attualità, acquistare online. Per ogni prodotto c’è una scheda tecnica, così come per il produttore, che può anche essere votato per salire nella classifica di gradimento della rete, e ottenere così maggiore visibilità.
Una rete da scoprire anche a Fabriano, al Palazzo del Podestà anche nei giorni che coincideranno con l’anniversario di quelle date così funeste per l’Italia Centrale.