Alla conquista del pranzo. La nuova frontiera della scena gastronomica milanese è il mezzogiorno, che poi mezzogiorno non è (piuttosto l'una, anzi "la una"). Mentre chi non aveva mai esplorato le delizie del principale pasto diurno annuncia l’apertura anche a mezzodì (è di oggi l’annuncio di Pacifico) c’è chi ne fa una sorta di terreno di caccia. Come Sandì, aperto qualche giorno fa in zona Città Studi dalla ragazzaccia Laura Santosuosso in combutta con il compagno Danny Mollica, che si occuperà della sala. La scelta dei due è quella di tirare su la claire esclusivamente a pranzo tranne il venerdì e in qualche occasione particolare, quando si esplorerà anche la cena, mentre il mercoledì il locale osserverà il giorno di chiusura, altra scelta controcorrente rispetto al pensiero unico del lunedì/domenica. Naturalmente una scelta che non ha nulla di definitivo, gli orari del bistrot potranno cambiare in funzione di come risponderà la clientela. Ma la scelta iniziale suona un po’ come una manifestazione di intenti: valorizzare una parte della giornata finora trascurata e farne un momento dedicato a una cucina leggera e vegetale, come da dna di Sandì. Che, per inciso, unisce i due nomignoli dei titolari riecheggiando però nella pronuncia il sabato alla francese.
Undestatement
Il locale (40 coperti e un tavolo sociale) si trova al numero 13 di via Hayez, tra viale Abruzzi e via Plinio, in una Milano di mezzo, borghese ma non troppo. Come il locale in un palazzo anni Cinquanta in cui ha sede il locale, ristrutturato senza eccessi gestuali dal trio di creativi che va sotto il nome cinematografico di Parasite 2.0. Un minimalismo che non ruba l’occhio, pavimento in graniglia, colori chiari, tra il grigio e il panna, luci soffuse, un po' di vetro. Se gli anni Cinquanta sono stati spessi saccheggiati dagli arredatori di interni negli ultimi anni, qui la cosa è avvenuta in modo particolarmente discreto. E le seggioline, quelle, sono anni Settanta, quando le vedrete le riconoscerete. Un décor all'insegna dell'understatement in linea con una proposta in cucina che investiga sulle potenzialità degli elementi vegetali ma non lancia alcuna fatwa contro le proteine animali. Tutto dipenderà dal mercato e dalla scelta di acquistare animali interi nel caso se ne presenti l’opportunità, lavorarli in casa e proporli in tutti i modi possibili, ciò che potrebbe portare a rivoluzionare il menu per qualche settimana.
Poca paura dei sapori
Un esempio di piatti blandamente carnivori è la Zuppa imperiale nel brodo di gallina e aringa. Poi gli all green Cavolfiore al pepe verde, Cannelloni con friggione, cardoncelli e cime, Tarte di cipolle di Montoro, Porri di Cervere con vino rosso, blu di bufala e cioccolato amaro. Santosuosso ha origini emiliane e questo, oltre all'ossessione per la pasta fresca, lei che ha spesso le mani e la punta del naso sporche di farina, la vaccina dal rischio di temere i sapori forti: l’amaro non la intimorisce, l’umami la stuzzica, l’acido la titilla. Del resto la sua storia è fatta di indipendenza ed esperienze in locali tutti dotati di grande personalità, dalla cascina milanese dell’Erba Brusca (dove conobbe Danny) al Ratanà di Cesare Battisti fino al Remulass, sempre di Battisti, passando per qualche bistrot parigino. La sua è una cucina essenziale, gioiosa, che punta sul far stare bene il cliente senza troppi concettualismi. Una cucina naturale ne senso più ampio di questo termine, sopontanea come si conviene a una autodidatta di talento come una designer mancata.
Sandì ha una carta stringata e due proposte per il pranzo, una a 22 euro (antipasto e piatto principale) e una a 25 (con in più il dessert). La carta dei vini curata da Danny non è sterminata, ha proposte mirate e intelligenti ma è inclusiva, nel senso che non eccede in dogmatismi.
Sandì Ristorante - via Francesco Hayez, 13, Milano - Tel. 0282046200