«Sinceramente? La stella Michelin me l’aspettavo. Anzi, credo che questo posto ne meriti anche più di una. E, quindi, aspetto anche la seconda. E, perché no, magari anche la terza prima o poi». A parlare è lo chef Roy Caceres in gran forma. D’altronde non è da tutti aprire un nuovo ristorante - Orma - e sei mesi dopo ricevere il più ambito riconoscimento internazionale.
Arrivato a Roma 30 anni fa, lo chef colombiano non sputa nel piatto in cui mangia, anzi. «Non credo che essere a Roma sia un limite per i riconoscimenti internazionali. I limiti ce li mettiamo noi. Chi non raggiunge certi obiettivi è perché molla prima. Cosa che io spero di non fare».
Il progetto per rilanciare Roma
Il riferimento è al dibattitto, nato sul Gambero Rosso, che all’indomani della presentazione della Michelin Italia si è acceso tra i grandi chef romani. In città, al momento, c’è solo un ristorante sulla vetta dell’Olimpo – La Pergola di Heinz Beck – mentre gli altri non riescono ad andare oltre la seconda stella. Il primo a lanciare l’allarme, parlando di un “problema romano” e di una “città snobbata” era stato Anthony Genovese, seguito poi dalla chef di Glass Hostaria Cristina Bowerman e il maître Alessandro Pipero. Gli stessi che si son fatti promotori di un progetto top secret che al momento è sul tavolo del sindaco Gualtieri e che, tra le altre cose, contiene la proposta di ospitare un grande evento in città, per ridare alla capitale d’Italia, anche un po’ di centralità nella scena enogastronomica.
Azioni collettiva
«Sarebbe una grande cosa per tutti noi» commenta Caceres, che però rivela di non essere ancora stato coinvolto dai colleghi. E proprio a loro lancia il suo appello: «Se vogliamo lanciare una proposta tutti assieme, io ci sono. Anzi credo sia arrivato il momento per Roma di prendersi il suo spazio. Un grande evento è sicuramente quello che manca a questa città. Non parlo semplicemente di un congresso gastronomico, ma di qualcosa di più. Pensiamo a cosa sono e come si stanno evolvendo eventi come Gastronomika o Madrid Fusiòn. Per farlo, però, serve il supporto di tutti: chef e stampa. Purtroppo, in Italia molto spesso ognuno bada solo al proprio orticello. Invece, dovremmo prendere spunto dai Paesi Baschi: anche se lì molti chef si odiano, poi sono tutti compatti quando c’è da lavorare su un evento. Qua da noi servirebbe qualcuno che mettesse tutti assieme».
Se poi l’evento in questione fosse la premiazione della guida Michelin Italia o della 50th Best «avremmo fatto un gran bel colpo», afferma Caceres «Credo che tutto l’investimento fatto dalle istituzioni, ritornerebbe in termini di visibilità. Sarebbe una cosa fighissima per Roma e io la appoggerei senz’altro, perché non sono una persona che, se non è coinvolta dall’inizio, si sente offesa».
Il sogno di un locale in Sardegna
In attesa di capire quali saranno i piani per Roma, Caceres ci racconta i suoi. O almeno i suoi sogni: «Roma è stato il mio trampolino di lancio e sono molto grato a questa città. Ci sono molto legato e per ora mi trovo bene qua, ma mai dire mai. Il mio sogno iniziale era quello di aprire un locale con orto e locanda in mezzo al verde. Poi ho capito che per farmi conoscere avevo bisogno di un grande palco, così ho scelto Roma. Forse mi è mancato il coraggio di Niko Romito che ha subito puntato tutto sul piccolo paesino di Castel di Sangro e ha avuto un grandissimo successo, oltre alle stelle Michelin. Ma mai dire mai. Magari un giorno aprirò un locale in Sardegna. L’ideale sarebbe lavorare sei mesi l’anno, e il resto del tempo dedicarlo a girare il mondo e continuare ad aggiornarmi…».