La statua della porchetta a Trastevere
Nella città delle statue parlanti, da qualche giorno, tra i vicoli di Trastevere, campeggia una nuova scultura che lascia poco all’immaginazione. Se piazza Pasquino è conosciuta in tutto il mondo proprio per il busto in marmo - quel che resta di una scultura d’epoca classica, trasformata in voce del popolo romano a partire dal XVI secolo, dall’alto del piedistallo su cui ancora si erge alle spalle di piazza Navona – che le dà il nome, a destare clamore ai giorni nostri è più banalmente l’effigie di una porchetta scolpita nel travertino realizzata da Amedeo Longo, ora collocata in piazza San Giovanni della Malva, tra gli angoli più caratteristici del rione trasteverino. Dal panino si va in piazza è il titolo dell’opera commissionata all’artista nell’ambito di un progetto di rigenerazione del centro storico di Roma (Piazze Romane) che vuole coinvolgere i giovani creativi studenti delle Accademie di Belle Arti coordinate da Rufa, promosso dal Municipio I in collaborazione col Mibac. Ma il coro di proteste che ha accolto l’opera ideata per omaggiare una delle tipicità della gastronomia laziale rischia di essere più pervicace di quanto, all’epoca in cui imperversavano le prime pasquinate, provarono a mostrarsi diversi pontefici cinquecenteschi, cercando invano di disfarsi dell’odiato Pasquino, irritati dalla satira pungente che li prendeva di mira.
L’omaggio alla tradizione laziale
La statua della porchetta firmata da Longo, infatti, sembra piacere a pochi. Per motivi estetici e, soprattutto, ideologici. E questo nonostante la chiara descrizione fornita dall’artista: “La porchetta, alimento tipico laziale, ironico e beffardo! Capace di alimentare la goliardia, ma anche di generare confronto. Il cibo degli opposti: popolare e nobile, democratico e monarchico, papalino e infernale. Sono le anime di una città che si ricercano passeggiando, informandosi, conoscendo. Spinti da un desiderio di scoperta e di condivisione reale. La porchetta è il cibo di cui si parla anche quando si mangia. L’opera realizzata in travertino, a riprendere la raffigurazione degli animali tipica dell’arte romana classica, celebra questa tradizione".
La protesta degli animalisti
Opposto il punto di vista della Lav, che parla attraverso il responsabile del distaccamento romano David Nicoli: “La statua dovrebbe celebrare l’antica tradizione romana delle mangiate all’aperto, ma così si offende la sensibilità dei 300mila romani vegani e vegetariani, con un insulto al valore della vita degli animali, al loro sacrificio forzato in nome di una preferenza alimentare solo egoistica”. Ma le due tonnellate di travertino plasmate per imitare in tutto e per tutto una porchetta imbrigliata con diversi giri di spago - come tradizione vuole - corredata di eloquente testa di maiale, destano perplessità anche sotto il profilo estetico, e la bocciatura arriva in primis dai trasteverini, che criticano la decisione di posizionare l’opera nella suggestiva piazzetta. La fazione animalista, però, è quella che esprime con più veemenza il suo disappunto, spalleggiata da Daniele Diaco, portavoce all'Assemblea capitolina e presidente della Commissione IV Ambiente, che non usa giri di parole per definire l’opera come "statua di un cadavere nel mezzo di Trastevere, mascherata da goliardia”. E la Lav si rivolge direttamente al presidente del Municipio I per chiedere la rimozione immediata della porchetta dello scandalo. Nel tardo pomeriggio del 22 giugno, i sostenitori dell’associazione si ritroveranno in piazza della Malva per esplicitare il messaggio.