Bevete più latte, il latte fa bene. Il latte conviene, a tutte le età. Era un vecchio jingle inventato per il film a episodi Boccaccio 70. Nell'episodio Le tentazioni del dottor Antonio per la regia di Federico Fellini, l'Italia è in pieno boom economico e inizia a immergersi nell'epoca dei consumi sotto l'ipnosi pubblicitaria. Sessant'anni dopo, sembra di sentire quella stessa musichetta: bevete più latte (crudo), il latte (crudo) fa bene! A fare questa dichiarazione non è un hippie new age. Non è nemmeno un allevatore che cura le proprie vacche somministrando il minor quantitativo possibile di antibiotici. Non è nemmeno una provocazione di un comico. L'ardito sostegno viene nientemeno che da Robert F. Kennedy Jr., scelto dal presidente eletto Donald Trump come futuro ministro del Dipartimento della Salute e dei Servizi umani statunitensi. Kennedy, noto per le sue posizioni controverse su vaccini e salute pubblica, si è infatti recentemente espresso a favore del consumo non regolamentato di latte crudo. Proprio ora che negli Usa c'è una epidemia di influenza aviaria tra i bovini da latte con oltre 650 focolai sparsi in quindici Stati, e il California Department of Public Health ha appena emesso un recall su un lotto di latte (non pastorizzato) infetto. La California è il più grande produttore di latte del Paese. La questione, oltre a sollevare perplessità mediche, riapre il dibattito sui rischi associati al consumo di prodotti non pastorizzati, tra cui gravi malattie come la Sue e patologie virali come la tubercolosi bovina e il pericolosissimo attuale strain dell'influenza aviaria.
La pastorizzazione contro le gravi patologie
Louis Pasteur, l'uomo che cambiò la storia del latte, nonché il fondatore della microbiologia alimentare, si rivolta nella tomba. Mentre Kennedy Jr – uno dei recenti nomi che si aggiungono all'elenco di scelte di gabinetto provocatorie di Trump – si scaglia contro la pastorizzazione, considerandola una misura superflua e dettata da un presunto "deep state", gli esperti di salute pubblica ribadiscono che questa pratica, sin dalla sua invenzione nel 1862, ha salvato milioni di vite. Ma cosa significa consumare latte crudo oggi? E quali sono i rischi reali, soprattutto alla luce delle minacce come la tubercolosi bovina, la sindrome emolitico-uremica e l'influenza aviaria?
Ritorno al passato o roulette russa per la salute?
Il latte crudo, ovvero il latte non sottoposto a pastorizzazione, ha guadagnato negli ultimi anni un seguito di sostenitori che lo considerano un alimento "puro" e ricco di nutrienti. Tuttavia, questa scelta non è priva di rischi: prima dell'introduzione della pastorizzazione nel XIX secolo, il latte era una delle principali cause di malattie mortali nella popolazione. La pastorizzazione, che riscalda il latte a temperature precise per pochi minuti, per eliminare i patogeni senza compromettere il valore nutrizionale, ha permesso di ridurre drasticamente queste infezioni. Tornare a un consumo indiscriminato di latte crudo potrebbe riportarci a un'era in cui alimentarsi significava rischiare la vita.
Robert F. Kennedy Jr. difende il latte crudo
Robert F. Kennedy Jr. non è nuovo alle controversie in ambito sanitario. La sua opposizione ai vaccini e il suo sostegno al latte crudo riflettono una filosofia che mescola diffidenza verso le istituzioni e un'idealizzazione di pratiche tradizionali. Le promesse di indebolire l'organo di controllo degli alimenti e dei farmaci (Food and Drug Administration) e le sue recenti dichiarazioni in favore del consumo di latte crudo sembrano ignorare la logica. Non solo in barba ai benefici della pastorizzazione ma anche snobbando i dati scientifici che collegano il latte non trattato a gravi epidemie alimentari. Secondo il futuro ministro della Sanità statunitense, le normative sanitarie sarebbero un'operazione politica per limitare la libertà individuale, una posizione che risuona tra molti elettori di Trump, nonostante i pericoli reali per la salute pubblica. Chi come Kennedy Jr si fa scudo della parola "libertà" e rincorre la purezza del tempo che fu spingendo il consumo di latte non pastorizzato può semplicemente seguire le orme delle generazioni passate di hippie e naturisti che, sì, bevevano latte crudo, ma sempre dopo averlo bollito.
I rischi sanitari
Il consumo di latte crudo e cibi non pastorizzati non si limita a essere una scelta controversa per il suo valore nutrizionale: rappresenta un rischio concreto per la trasmissione di malattie gravi, alcune delle quali hanno un impatto devastante sui gruppi più vulnerabili della popolazione.
Tra i rischi meno noti del consumo di latte crudo c'è la possibilità di trasmissione del virus dell'influenza aviaria (H5N1). Questo ceppo, che presenta un tasso di mortalità vicino al 50% negli esseri umani, può contaminare prodotti animali attraverso sistemi di allevamento e trasformazione non adeguatamente monitorati. Il consumo di latte crudo rappresenta uno dei pochi vettori di infezione per questa malattia rara ma devastante. Ignorare questo pericolo significa sottovalutare l'impatto che anche una sola contaminazione potrebbe avere sulla salute pubblica globale. La brucellosi è una zoonosi batterica causata dal Brucella spp., un microrganismo che si trasmette attraverso il contatto con animali infetti o il consumo di prodotti animali contaminati, come il latte crudo. Pur essendo meno conosciuta rispetto alla tubercolosi bovina, la brucellosi è altrettanto pericolosa. Uno dei rischi più gravi associati al latte crudo è la sindrome emolitico-uremica (SEU), una malattia che colpisce prevalentemente i bambini sotto i 5 anni, con esiti spesso fatali o invalidanti. La SEU è provocata principalmente da Escherichia coli (ceppi produttori di Shiga-tossine), che possono contaminare il latte durante il processo di mungitura, se non vengono rispettati rigidi protocolli igienici. La mortalità nei bambini affetti da SEU è significativa, e coloro che sopravvivono spesso subiscono danni permanenti.
Che che ne dica l'amministrazione che il 20 gennaio si insedierà alla Casa Bianca, le malattie associate al latte crudo, non sono solo minacce teoriche, ma pericoli concreti documentati da decenni di ricerche e evidenze epidemiologiche. Consumare latte non pastorizzato significa esporsi a un ventaglio di rischi evitabili, che colpiscono in maniera sproporzionata le categorie più fragili: persone immunocompromesse, o in gravidanza, gli anziani e i bambini piccoli.
Disinformazione e ignoranza, un mix letale
Il sostegno al latte crudo è spesso alimentato da campagne che enfatizzano i presunti benefici nutrizionali, ignorandone i rischi. Molti consumatori sono ignari delle malattie che possono derivare dal consumo di latte non pastorizzato o delle implicazioni più ampie per la salute pubblica. Il caso statunitense, con Kennedy Jr come figura chiave, sottolinea come la disinformazione possa essere utilizzata come strumento politico per galvanizzare gli elettori. La sfida per il futuro sarà bilanciare le libertà personali con la necessità di proteggere la salute pubblica, ricordando che dietro ogni bicchiere di latte si nasconde una complessa rete di rischi e benefici. L'ignoranza si può risolvere con l'istruzione, ma la stupidità intenzionale, quella no. Quella, uccide.