Niente fa arrabbiare i consumatori più della shrinkflation, fenomeno che prevede l’aumento dei prezzi con riduzione del prodotto, tanto che alcuni paesi come la Francia hanno deciso di combatterla con etichette apposite. A finire sotto accusa, ora, è uno degli snack più amati dagli americani: gli Oreo.
Il caso Oreo e la crema che diminuisce
I biscotti al caco ripieni di crema bianca (no, non è crema al latte, ma un concentrato di zuccheri) sono apprezzati da sempre per la loro croccantezza, ma soprattutto per la farcitura abbondante. Vegani per natura, sono consumati un po’ a tutte le età, spesso inzuppati nel latte freddo, ancor più frequentemente aperti a metà per poter godere a pieno della crema. Twist, lick, dunk - girare, leccare, inzuppare - è il motto dello snack. Ma ora il ripieno, l'amato, agognato, famosissimo ripieno, sembra essere molto più sottile. Dettaglio non da poco per i fan dei biscotti, che a tutti gli effetti stanno diventando il più grande scandalo di shrinkflation di sempre.
Gli americani proprio non ci stanno, la crema è tutto. Cavallo di punta del gigante Mondelez, che li produce dal 2012, gli Oreo iniziano a far insospettire i consumatori, anche i più devoti (esistono dei fan club), che gridano al complotto. Come sempre nell’era 4.0, la cospirazione viene resa nota sui social network, dove gli utenti condividono video dei biscotti aperti a metà per indagare sul contenuto.
Lo sfogo degli utenti su Reddit
Saranno contenti i titolari della Leaf Brand, azienda di dolciumi proprietaria dell’Hydrox, brand che da anni prova a competere con gli Oreo, proponendo dei biscotti ripieni pressoché simili. Ma il nome è tutto, specialmente nel mondo del cibo, e così gli amanti dei dolcetti sono sempre rimasti fedeli all’originale. Almeno fino a ora, perché le lamentele aumentano sempre di più e molti consumatori hanno deciso di optare per i competitor.
Su Reddit, il mistero della crema degli Oreo è diventato un caso. “Ho comprato un intero pacco, ogni singolo biscotto ha pochissima crema. Ho chiamato anche mia madre per sfogarmi” scrive un utente, “sì, amico, lasciati andare” risponde un altro. E ancora, “oggi c’è a malapena uno spruzzo di crema in questi biscotti”.
Ridurre la quantità per rientrare con i costi
Dal canto suo, la Mondelez risponde difendendo il lavoro fatto fino a oggi, “ci spareremmo pur di non scendere a compromessi sulla qualità”. Per questo negli anni ha cercato di combattere l’aumento dei prezzi delle materie prime in tutti i modi, alzando quelli al dettaglio oppure riducendo le quantità. Tutto, pur di non modificare la ricetta. La crema, però, non è stata cambiata, ha dichiarato il CEO Dirk Van de Put, dicendo di non aver scombinato le proporzioni.
Che si tratti solo di suggestione collettiva? Potrebbe darsi, considerato che, una volta guadagnata, la sfiducia da parte dei consumatori è un sentimento difficile da rimuovere. Però episodi simili si sono già verificati in passato, senza mai passare inosservati: nel 2016 era toccato al Toblerone, che aveva allungato lo spazio tra una gobbetta di cioccolato e l’altra, cambiamento giustificato da Mondelez per rientrare nei costi, riducendo un po' il peso.
Ma le buone intenzioni non bastano, e due anni dopo il gruppo ha dovuto dire addio al nuovo prototipo di dolciume, tornando al Toblerone vecchio stile. Perché non importa quale sia la motivazione, niente può fermare un gruppo di consumatori che si sentono raggirati.