L’insegna recita, orgogliosamente, black-owned (di proprietà di persone nere), l’ingresso si fa al ritmo di musica R&B – rhythm and blues, il genere nato grazie alla comunità afroamericana – e ogni illustrazione, poster e quadro appeso alla parete racconta un pezzo di questa cultura. Fino a una decina di anni fa – e forse anche qualcosa di meno – di posti simili ce ne erano pochissimi, invece oggi a Los Angeles c’è una vera rivoluzione nel mondo del caffè, che le persone nere stanno rivendicando a gran voce. Dando così vita, finalmente, a caffetterie diverse, più inclusive, in grado di rappresentare categorie marginalizzate a cui, per troppo tempo, nel campo dell’oro nero era spettato il lavoro più umile, quello delle piantagioni.
Scoprire la cultura afroamericana attraverso il caffè
Un Rinascimento che apre le porte a nuovi locali, design, atmosfere. La selezione musicale è ciò che definisce più di tutto lo spazio, ma spesso anche in menu si trovano riferimenti culturali che possono rassicurare i clienti neri e contribuire a creare consapevolezza in quelli privilegiati. Per esempio da Hilltop Coffee + Kitchen si trova il Slauson Drip, un caffè filtro chiamato così in onore di Slauson Avenue, strada del quartiere soprannominato “Black Beverly Hills” a Los Angeles. E anche una birra fatta con caffè etiope, in onore delle origini del proprietario, Yonnie Hagos.
La cerimonia del caffè etiope
Al Bloom & Plume Coffee, invece, si serve la torta di patate dolci, un classico della cucina afroamericana delle feste, e in generale tutto qui è pensato per ricreare la tipica atmosfera casalinga, con piatti semplici e autentici, in grado di raccontare al meglio questa cultura.
Altro bell’esempio è quello di Merkato, ristorante dov’è possibile provare il rituale del caffè etiope, una vera cerimonia durante la quale i chicchi di caffè vengono tostati direttamente sul fornello, poi macinati con mortaio e pestello e preparati con la jebena, una speciale caffettiera immancabile in tutte le casi etiope: la bevanda viene infine versata e servita in tazze di ceramica, ma solo dopo aver riposato un po’.
Di esempi ce ne sono ancora diversi, ma quello che ci auguriamo è di poter presto raccontare una simile rivoluzione anche qui in Italia.