Casa Armenia
Harutyun Vopanyan, conclusi gli studi a Mosca e dopo aver fatto ogni genere di lavoro nella sua precedente vita, arriva a Torino e grazie alle sue doti umane e commerciali s’inserisce velocemente nella comunità sabauda, anche e soprattutto grazie alle feste che organizza con gli amici, che rimangono folgorati lungo la via di... Eravan, dalle specialità armene e georgiane cucinate amorevolmente da sua madre e dalla compagna. Stufo di sentirsi ripetere: “Ma perché non ti apri un locale di cucina caucasica?”, decide di farlo, coinvolgendo alcuni amici italiani e mettendo madre e consorte ai fornelli.
Le saracinesche di Casa Armenia, la sua gastronomia d’assaggio e d’asporto, si alzano e si riabbassano a marzo, nello stesso giorno d’inizio del lockdown. Gli arredi armeni del locale non sono ancora arrivati, ma appena si decreta la riapertura, la vetrina del banco frigo si colora d’insalate vinagret e olivier, di tolma di verdure e tante prelibatezze della cucina di casa. I clienti fioccano e la gastronomia si trasforma in bistrò.
Unico esponente di questa cultura gastronomica, ancora tutta da scoprire in Italia, merita una visita per i suoi insaccati artigianali di basturma e sujuk artigianali, per la grigliata mista šašlyk style, per i dumplings geogiani khinkali, per i pregiati vini e liquori armeni e georgiani. Menu intorno ai 15-20 €, bevande escluse.
Casa Armenia – Torino - Via G. F. Napione, 33 - 011 417 5114 - Pagina Fb
Cinta Rasa
Il post Covid 19 ha regalato a giugno ai torinesi un’altra apertura inaspettata, quella del Cinta Rasa, unico esponente della ristorazione indonesiana in Italia, dopo la chiusura dello storico Borobudur di Genova. Il progetto a sei mani è frutto dell’incontro di due italiani “malati” d’Indonesia e di Sri Satuti, una ricercatrice javanese trapiantata in Italia da 28 anni. Nell’attesa che gli arredi originali arrivino da Bali, i mobili che arredano il locale sono stati realizzati in puro stile indonesiano da un artigiano di Saluzzo (CN), ma tutto il resto, dai batik alle marionette delle ombre wayang, sono autentici e rendono molto caldo ed esotico il locale. La cuoca balinese propone nella carta del locale una selezione di piatti dell’intero arcipelago, adattati al gusto italiano nelle tecniche di cottura, più salutari di quelle originali che spesso prediligono il fritto, con diversi piatti vegetariani e al vapore. Le spezie e le salse, dal satey al sambal, sono però originali e vengono preparate in cucina. Mancano alcuni frutti e ortaggi, ancora indisponibili in Italia, ma i sapori sono quelli che ritrovereste in un warung di strada, così come l’atmosfera, che attira molti viaggiatori che desiderano ritrovare quei sapori. Da Cinta Rasa, che significa “Amore per il gusto”, non vi dovete perdere il gule kambing: una zuppa d'agnello con salsa al curry e latte di cocco, il nasi goreng servito con spiedini satey di pollo, l’icona della cucina balinese, il babi guling, un maialino al forno con spezie, ripieno di verdure o il rendang uno stufato di carne di manzo con latte di cocco e spezie. Il costo di un menu, bevande escluse, si aggira intorno ai 25 €, buona la selezione dei vini. Potete cenare all’interno del locale o nel dehors. I posti a sedere sono circa 50.
Cinta Rasa – Torino - via San Francesco da Paola, 9 - 011 4274453 – www.cintarasa.it
Al Fassia
A Torino mancava un bel ristorante di autentica cucina marocchina, uno di quelli dove sei sicuro di trovare quei piatti sinceri che si assaggiano nella Medina. Ad aprirlo, a ridosso del suq di Porta Palazzo, ci ha pensato la giovane Khadija, cuoca per passione e di professione. Dopo un baccalauréat in ristorazione nella sua città natale, Fès, capitale gastronomica del Marocco e culla della più raffinata tradizione arabo-andalusa, arriva a Torino e apre in pieno Balon, il celebre mercato delle pulci, la sua gastronomia.
A quattro anni di distanza, approfittando della pausa forzata del lockdown, pensa che quello sia il momento giusto per realizzare il suo sogno nel cassetto: aprire un localino moderno, arredato con gusto insieme al fratello, con una formula di cucina basata sui grandi classici: insalate arabo-andaluse come il zaalouk di melanzane, una bella selezione di couscous e tajines, con uno sguardo alla cucina marinera di Casablanca e l’immancabile pasticceria servita con chay bl naa naa, che si aromatizza, a seconda delle stagioni, con altre aromatiche berbere. Il locale, aperto a luglio, a pranzo e a cena, è frequentato da maghrebini e italiani, serve anche bevande alcoliche. Costo medio di un menù, bevande escluse 15 €, ben spesi.
Al Fassia – Torino - via G. Mameli 5 ang. Via Lanino - 349 5534588 – Pagina Fb
A cura di Vittorio Castellani