Redditi ufficiali troppo bassi e percentuali di inaffidabilità altissime. È tana ai furbetti del mondo del cibo. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia elaborati da IlSole24Ore, la ristorazione è infatti il quarto settore commerciale con maggiore propensione all’evasione fiscale. Eppure non si tratta solo di ristoranti. Ci sono anche panetterie, bar, pasticcerie, ma anche macellerie e pescherie a occupare buona parte della top ten delle attività più inclini a non rispettare il fisco. La prova che lo scontrino, quando si tratta di cibo, è troppo spesso un lontano ricordo. E che la propensione al nero è sempre più forte.
A svelare dove il fisco perde di più è la mappa del rischio evasione elaborata dal Dipartimento Finanze sulla base delle dichiarazioni dei redditi di 2,73 milioni di partite Iva per l’anno 2023. Un quadro che rivela le categorie professionali dei contribuenti che non hanno raggiunto nelle loro pagelle fiscali un voto di 8 punti, la sufficienza secondo il nuovo algoritmo usato dal Fisco. Si tratta di ben 15 settori in cui la percentuale di inaffidabilità supera il 70%. Tra queste spiccano al quarto posto i ristoranti con una quota di contribuenti inaffidabili del 72,8%. Uno dei valori più alti dopo lavanderie, noleggi auto e gestione impianti sportivi.
La classifica del rischio evasione completa
Andando ad analizzare la graduatoria completa, in effetti sono le lavanderie (78,5%), gli autonoleggi (77,9%) e le strutture dedicate allo sport (76,3%) i settori in cui il Fisco lascia più imponibile. Un podio variegato ma in linea con i dati forniti dal Mef, dal momento che nell’84% delle categorie monitorate, più della metà dei contribuenti ha presentato dichiarazioni inaffidabili.
Tuttavia, sono le attività legate al cibo ad aver registrato il boom del rischio evasione. Tra le categorie più sospette, con oltre il 70% di contribuenti inaffidabili che tenderebbero a dichiarare meno di quanto effettivamente incassato, ci sono infatti i titolari di ristoranti. Seguono le panetterie con il 70,6% di inaffidabilità, i bar e le pasticcerie al 68,6% e i negozi di alimentari al 63,3 %. E ancora altri settori correlati al mondo del food, come la pesca e l’acquacoltura al 71%, la lavorazione di tè e caffè al 70,6% o le macellerie al 67,5%.
Se invece si ribalta a classifica, è possibile osservare come le farmacie (25%) e gli studi medici (25,9%) siano tra le attività più virtuose in termini di evasione fiscale. Insieme ad attori, notai, paramedici e fabbricanti di articoli in carta. A farla da padrone anche le attività finanziarie e assicurative che, alla faccia delle lavanderie, chiudono la classifica. La conferma che le professioni registrate presso un ordine abbiano più affidabilità fiscale di quanto non abbiano le attività commerciali.
Redditi troppo bassi
Non è la prima volta che la ristorazione finisce nel mirino del fisco. Gli ultimi indicatori sintetici di affidabilità fiscale grazie a cui è stata stilata la classifica degli autonomi che evadono di più è solo la ciliegina sulla torta. Se infatti si guardano alle statistiche sui guadagni nel 2022 del mondo della ristorazione, le dichiarazioni dei redditi risultano per il fisco troppo basse.
Vero, il periodo per cui sono disponibili le dichiarazioni fiscali si riferisce a una fase ancora critica per il mondo della ristorazione, uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Eppure per l’Agenzia delle Entrate il 72% dei 95 mila ristoranti con ricavi sopra i 30mila euro ha avuto redditi considerati non congrui, registrando un imponibile annuo sotto la soglia di povertà assoluta. Stessa cosa gli oltre 92 mila bar e pasticcerie con redditi medi poco sopra gli 8.100 euro. Insomma, se la classifica sul rischio evasione è un chiaro campanello d'allarme su quali sono le categorie che provocano maggiori danni, trovare tra le platee più a rischio locali, bar e alimentari è tutt’altro che una sorpresa.