Roma non è mai stata una città vocata alla cucina di mare. È vero che, per trovare una radicata attenzione e tradizione in ambito marinaro, bisognava spostarsi sul litorale, verso nord fino a Fiumicino o verso sud fino ad Anzio e Nettuno. Nel mezzo un vuoto difficile da colmare.
Chi conosce bene il litorale romano sa che ci si muove tra Ostia e Torvajanica, due frazioni separate dalla Riserva Naturale di Castelfusano, che caratterizza la parte più bella e selvaggia di una costa protetta da dune di sabbia e fitta vegetazione. Sulla spiaggia, da queste parti, si è sempre mangiato nei chioschi più o meno improvvisati che apparecchiavano sulla sabbia, nati per servire il pesce che le barche riportavano a terra dopo la pesca. Romantico, suggestivo, autentico e gustoso, finché, come tutte le cose, la crescita dei numeri non ha diluito la qualità e la bellezza.
La Barraca, un’altra Torvajanica
È proprio da uno di quei chioschi che arriva la famiglia di "266 La Barraca". Dopo 25 anni di chiosco e pesce locale, la famiglia ha deciso di fare il salto di qualità, acquistando delle mura tra le dune per creare un ristorante vero e proprio. Così, hanno iniziato a servire piatti elaborati in una cucina ampia, mantenendo il sogno di sempre ma con l’eleganza di un’epoca diversa.
Entrando dall’ingresso su strada, si ha la sensazione di uscire da Torvajanica per entrare in uno di quei locali bianchi e curati che si trovano tra le dune di Maspalomas. L’ambiente interno è unico e spazioso, con tavoli ben distanziati. La cucina ha una grande finestra che si affaccia sul lato sinistro, con vista mare. Il lato frontale è una grande vetrata, con un passaggio centrale che conduce all’esterno. Qui, sotto una piccola veranda di legno e in altri spazi verdi ornati da grandi agavi, si trovano altri tavoli e tende bianche. L’atmosfera è suggestiva: piedi nudi sull’erba verde ben rasata e un’accoglienza familiare che alle Canarie potresti non trovare. Un ulteriore valore aggiunto da tenere in considerazione è il parcheggio custodito e gratuito di cui dispone La Barraca.
In cucina troviamo Pietro, che in realtà si chiama Claudio (ma questa è un’altra storia che vi racconterà lui). Ai fornelli con lui ci sono quattro donne e un giovane ragazzo, ma la vera outsider è sua madre Assunta, un’anziana signora di origini siciliane che ancora tira la pasta a mano e prepara cannoli con la ricotta. La moglie di Pietro è spagnola e fa l’architetto, spiegando così le contaminazioni architettoniche e gastronomiche presenti nel menu. In sala c’è il figlio Mario, con una squadra di ragazze giovani e sorridenti. Mario è competente, informale e un ottimo accompagnatore nella scoperta di vini galiziani.
Nel complesso, tra la sala interna e gli ambienti esterni, i posti a sedere sono numerosi e praticamente ovunque si può godere della vista del mare. I clienti hanno a disposizione anche ombrelloni con lettini su un tratto di spiaggia riservata e un’area ancora più esclusiva dove poter mangiare all’ombra del proprio spazio sulla sabbia. Gli amici a quattro zampe sono i benvenuti.
Il menu, dal crudo al cotto
La carta gastronomica propone due percorsi degustazione, uno da 5 portate a 50 euro e uno da 9 portate a 90 euro. Tra gli antipasti, spiccano le Tapas, tra cui un interessante Gambero con uovo di quaglia. Tra i piatti cotti, i Gamberi cotti in acqua di mare e le Crocchette di baccalà (preparate da mamma Assunta) sono particolarmente degni di nota. La selezione di crudi segue le disponibilità del giorno, mentre tra le portate calde risaltano la Spigola con ‘nduja e fagioli.
Tra i primi piatti, lo Spaghettone con telline "originale" è un must, mantenendo la tradizione che parte dal chiosco fino al 266. Con pomodorini a crudo, telline non sgusciate e un ottimo spaghetto ben mantecato, questo piatto regala un'esperienza gustativa che evoca il mare Tirreno. Interessante anche la Carbonara di seppie, che però potrebbe offrire qualcosa in più per rispettare le aspettative di una carbonara.
Oltre alla classica frittura (servita con salsa chili in agrodolce) e il pescato al forno, l'Ombrina con funghi pioppini e la Galiziana tradizionale (classico polpo alla gallega) catturano l'attenzione. Tuttavia, la "Zuppetta" rivisitata ruba la scena: questo piatto sorprende per la sua presentazione verticale e combina pesce spada, tonno rosso, gambero viola e scampo, cotti in diverse consistenze e serviti con una riduzione di arancio, limone e pompelmo, è una sfida audace con un iniziale tocco dolce e una persistente nota marina finale, che appaga e suggerisce un potenziale ancora da esplorare.
Tra i dessert la scelta è facile: i Cannolini siciliani di mamma Assunta hanno trionfato con successo. La carta dei vini, ben curata e coerente con la cucina proposta, offre una buona selezione di vini naturali e un'interessante esplorazione di etichette spagnole, sulle quali Mario è un eccellente guida.
I prezzi sono calibrati sull'offerta, con un buon rapporto qualità/prezzo. A eccezione delle selezioni di antipasti, crudi e cotti, nessun altro piatto supera i 20 euro, permettendo di pranzare bene sul mare con lettino e ombrellone riservati, o di godere del panorama prima di una cena al tramonto. La spesa media per un pasto completo si aggira intorno ai 60 euro a persona. Anche se trovare un’esperienza simile sulle dune di Maspalomas può essere difficile, siamo comunque a Torvajanica. Nell’esperienza complessiva, l'accoglienza e la cucina di "266 La Barraca" valgono sicuramente la sosta e il ritorno.