Jules Verne: il ristorante della Tour Eiffel
Ha compiuto da qualche mese i suoi primi 130 anni il simbolo più celebre di Parigi (l'altro, la cattedrale di Notre Dame, è in attesa di scoprire quale futuro la aspetta): in occasione dell'Esposizione Universale del 1889, la Tour Eiffel inaugurava ufficialmente spinta dall'entusiasmo di due milioni di visitatori da tutto il mondo. Quest'anno, non a caso, sono molti i festeggiamenti organizzati dalla municipalità. E in un certo senso, anche il rinnovamento del ristorante Jules Verne, al secondo piano della torre d'acciaio, sembra essere un bel regalo di compleanno per la città e la sua attrazione più fotografata. Soprattutto perché, proprio di questi tempi, un anno fa, le polemiche sul rinnovo della gestione del ristorante panoramico non avevano mancato di sollevare un bel polverone.
L'affaire Alain Ducasse
La scadenza del contratto di Alain Ducasse, che la cucina del ristorante della Tour Eiffel Jules Verne l'ha supervisionata nell'ultimo decennio, accogliendo spesso personalità internazionali di primo piano, ha causato non pochi problemi all'immagine patinata del ristorante. Ma alla fine il re dell'alta cucina francese ha dovuto cedere (non prima di aver portato il diverbio in tribunale) alla decisione della nuova società vincitrice dell'appalto, Sodexo, che ha scelto di scendere in campo con una coppia di chef altrettanto noti nel gotha della ristorazione nazionale: Thierry Marx e Frederic Anton. Il secondo (tre stelle al Pre Catelan di Parigi, dal 2007), a partire dal 20 luglio, sarà materialmente alla guida della cucina del Jules Verne, per i prossimi dieci anni. Mentre Thierry Marx è il nuovo titolare della Brasserie 58, tavola più informale, analogamente gestita da Ducasse in passato, al piano terra della Dama di Ferro, che d'ora in avanti proporrà anche i prodotti di sei artigiani d'eccellenza dell'Ile de France (fornitori pure della cucina del ristorante Jules Verne).
Il nuovo Jules Verne
Cosa aspettarsi, quindi, dal “nuovo” ristorante dentro la torre? All'entrata è cambiato il logo, che ora esplicita la presenza di Frederic Anton. Lo spazio è stato ripensato dall'architetto Aline Asmar d'Amman, con largo impiego di marmi italiani, e in sinergia con lo chef Anton, che con lei ha progettato gli arredi; a pranzo il menu lascia spazio soprattutto alla qualità delle materie prime, per servire una proposta adatta anche a un pranzo informale, o a un business lunch, senza però scherzare sul prezzo: 105 euro per pranzare alla carta, scegliendo tre portate tra le alternative proposte, tra un foie gras con tartufo e carote laccate con miele parigino e bottarga, merluzzo speziato con brandade croccante e verdure dell'orto e piccione arrosto con indivia caramellata e sale alla vaniglia. A cena, invece, le astrazioni dello chef sono più palpabili, con la possibilità di scegliere tra due degustazioni, da 5 o 7 portate (a 190 e 230 euro), che fanno sfoggio di ingredienti pregiati e invenzioni esteticamente accattivanti: aragosta bretone con tartufo e foglia d'oro; pollo di Bresse cotto in casseruola con vino, ostriche e jus gras; melanzane, pomodoro, mandorle e olio d'oliva impiattati come un'opera astratta, ravioli con gamberi, crema di parmigiano e tartufo, dessert al cucchiaio alla mela Granny Smith e profumo di curry. E se i prezzi vi sembrano troppo alti, ma non sapete rinunciare all'opportunità di cenare una sera a Parigi, guardando dall'alto la città illuminata, il Jules Verne “offre” l'opportunità di acquistare un buono regalo... Più romantico di così! Attenzione però: per chi preferisce puntare sulla buona tavola, a un rapporto qualità/prezzo decisamente più conveniente, le opzioni in città sono numerose.
a cura di Livia Montagnoli