Dallo sfratto alla rinascita
La sua storia è di quelle che fanno immediatamente viaggiare nel tempo, con la mente all’iconico ristorante fondato nel 1959 all’interno del Seagram Building, sfogliando il ricco album delle foto delle personalità passate ai tavoli della Pool Room del ristorante Four Seasons, a Manhattan (da Truman Capote a Henry Kissinger e Bill Clinton, alla Principessa Diana). Ospitata all’interno del grattacielo di East 52nd street, l’insegna ha fatto la storia del fine dining newyorkese per oltre cinquant’anni. Alla metà del 2016, però, il racconto si è interrotto bruscamente, con il mancato rinnovo del contratto di locazione che ha costretto Julian Niccolini e Alex Van BIdder a emigrare verso altri lidi. Al loro posto, il Major Food Group dei lanciatissimi Rich Torrisi, Mario Carbone e Jeff Zalaznick, che nell’estate 2017, dopo lunghi lavori di ristrutturazione, svelava le sue carte, proponendo una formula di ristorazione incentrata su spazi complementari: il Grill, The Pool, lo sgargiante Lobster Club del pian terreno, arrivato qualche mese dopo a sostituire l’ex Brasserie. Niccolini e Von Bidder, però, non sono rimasti a guardare, e poco più di due anni dopo dall’ultimo servizio dello storico Four Seasons ora riaprono il ristorante e soli tre isolati dal Seagram Building.
Il nuovo Four Seasons
L’inaugurazione ufficiale è affare delle ultime ore, ma New York e i clienti più affezionati attendevano da tempo, con trepidazione, il ritorno. E si preannunciano diverse novità. Tanto in sala che in cucina, era necessario riallacciarsi al passato mitico dell’insegna, senza per perdere la freschezza che potrà garantire una nuova spinta al Four Seasons dei tempi moderni. Per questo i lavori di ristrutturazione dei locali al 280 di Park Avenue hanno richiesto molti mesi e un esborso di circa 30 milioni di dollari: a progettare gli spazi – due temi distinti per la zona bar, che nelle forme ricorda la famosa piscina (in foto di apertura), e l’elegante dining room – l’architetto brasiliano Isay Weinfeld, chiamato a interpretare l’eredità modernista legata all’immaginario del Four Seasons (mentre i vecchi arredi sono finiti all’asta all’indomani della chiusura, ma stoviglie e posate replicheranno gli storici pezzi di Garth e Ada Louise Huxtable), ma in chiave contemporanea.
Lo staff
Lo spazio è più piccolo del precedente, potrà garantire circa 110 coperti (più 50 al bar); in cucina volti nuovi che si preoccuperanno di recuperare piatti iconici della casa, come l’anatra arrosto e la velvet cake al cioccolato, apportando però un tocco personale e molte nuove portate a base di pesce, ma al bar si potrà mangiare in modo più informale, pescando sulla carta hamburger e altri snack. A dirigere la brigata ci sarà il messicano Diego Garcia, in arrivo da Le Bernardin; con lui in cucina lo chef Brandon Lajes. La pasticceria, invece, sarà affidata all’ex pastry chef della Casa Bianca (era Bush e Obama) Bill Yosses. A segnalare la rinascita, all’entrata del grattacielo che ospita il nuovo Four Seasons, l’inconfondibile targa di un tempo, con i quattro alberi impressi sulla lastra d’ottone.
a cura di Livia Montagnoli