Riapre il Caffè della Pace, il bar leggendario caro a Fellini e Monicelli

13 Set 2024, 18:43 | a cura di
Dopo otto anni dalla chiusura, torna a nuova vita lo storico locale romano. Il bar dei primi appuntamenti si trasforma dal cornetto al drink

Da Federico Fellini a Giuseppe Ungaretti, passando per Mario Schifano e Sophia Loren. Sono tante le leggende del cinema e dell'arte che hanno messo piede al Caffè della Pace, all'angolo tra Via della Pace e Via di Tor Millina, nel cuore di Roma. Un bar cult aperto nel 1891, luogo di incontro di intellettuali, artisti e celebrità e punto di riferimento per i primi appuntamenti di moltissimi ragazzi. Almeno fino al 2016, quando una notifica di sfratto da parte dei proprietari dell'edificio ha messo un punto all'attività amata dai romani e segnalata dalle guide turistiche. Ora, dopo otto anni, il leggendario locale a due passi dal Chiostro del Bramante e da Piazza Navona riapre i battenti. E lo fa in veste nuova, senza l'edera rampicante divenuta celebre ma con ambienti ammodernati e un proposta che va dalla colazione al drink.

Un bar storico

Non si tratta di un posto qualsiasi ma di un luogo dal grande significato per la Capitale. Prima una latteria di rione, poi un caffè gestito da sole due famiglie, gli Alegiani e i Serafini dal 1961. In oltre un secolo, il semplice bar di quartiere è riuscito a trasformarsi in un locale alla moda anche grazie l'intuizione di Bartolo Cuomo, patron dell'arte e dello spettacolo nella Roma degli anni '80 e '90. Tanti gli artisti e le celebrità che lo avevano eletto come una seconda casa. Basti pensare al fatto che ai tavolini fossero soliti poeti come Ungaretti, registi come Coppola, Monicelli, Bolognini e Fellini, pittori come Schifano, Testa, Angeli e Fioroni. E insieme a loro anche personaggi dello spettacolo come Sophia Loren, Madonna, Spike Lee, Mel Gibson, Monica Bellucci, Paolo Villaggio e Robert De Niro.

Insomma, un vero crocevia dello show business e della cultura romana, frequentatissimo da vip, attori, politici, intellettuali e artisti del ‘900 e dei primi anni 2000 e diventato negli anni simbolo di episodi leggendari. Uno su tutti la furiosa litigata tra Al Pacino e l’allora fidanzata Diane Keaton durante le riprese de "Il padrino - Parte III".  Non solo. Il caffè è stato location per il set di Woody Allen per il suo "To Rome with Love" e per quello con Julia Roberts in "Mangia prega ama". Pare persino che l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ci si fosse recato a Caffè della Pace. Racconti spesso a limite del mitologico, come la leggenda che narra che anche Papa Giovanni Paolo II si fosse gustato una colazione ai tavoli del Caffè poco prima di celebrare la messa nella vicina chiesa di Santa Maria della Pace.

Il caso della chiusura

Tutto questo fino al 2014, quando è arrivata la notifica di sfratto. I proprietari dell'immobile, il Pontificio istituto teutonico di Santa Maria dell'Anima, avevano chiesto lo sfratto con l’obiettivo di realizzare nell’edificio un hotel di lusso. Un atto che ha reso effettiva la chiusura del locale nel 2016, nonostante la maratona di appelli di solidarietà, manifestazioni e raccolte firme per evitare che la saracinesca si abbassasse. A nulla servì la protesta dei proprietari e dei dipendenti che arrivarono ad incatenarsi davanti al bar per evitare lo sfratto esecutivo. Al termine di una lunga battaglia giudiziaria, il locale venne chiuso per dare spazio ai lavori per un albergo a cinque stelle.  Ma negli anni seguenti non si è vista sorgere nessuna attività. Cantieri fermi da mesi, incuria e impalcature che per otto anni hanno preso il sopravvento.

Dopo essere diventata una discarica abusiva e aver assunto i tratti di uno scandalo internazionale - celebre l'articolo del The Roman Post intitolato “I preti sfrattano il Bar della Pace” - il colpo di scena. Nel 2023 la gestione della struttura è stata infatti affidata alla società Caffè della Pace Srl, che ha preso in carico la poderosa identità del luogo e ha deciso di trasformare il posto in un bistrot per tutta la giornata. Da qui i lavori di ristrutturazione nel rispetto della tradizione e dell'aura del luogo e la riapertura nei primi giorni di settembre 2024.

Un nuovo corso celebrato anche in un post su Instagram dall'assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Tobia Zevi.  «Ricordate il Bar della Pace? Quel piccolo angolo di paradiso dove la storia di Roma si mescolava al profumo del caffè nei vicoli. Oggi, quel luogo identitario ha aperto di nuovo le sue porte dopo anni, troppi. Dopo aver visto passare generazioni di romani, turisti, attori, poeti… Ci è mancato. E la sua riapertura per me è più di una semplice notizia. Mi tornano in mente i ricordi di quando, da studente, mi fermavo lì per un cappuccino prima di correre a scuola, quel brusio delle conversazioni mattutine, quell’atmosfera sospesa che solo una vera bottega storica può regalare. Il Bar della Pace che riapre è una promessa. La promessa di nuove memorie da creare circondati dall’eco di una Roma che cambia, ma che resta sempre magica. Come un abbraccio al passato e, al tempo stesso, un brindisi al futuro», ha scritto Zevi nel post.

Nuovi ambienti e una nuova nuova offerta

Oggi il locale si chiama Bar della Pace e non più caffè, ma l'obiettivo è quello di riprendere il suo posto nel cuore di romani e turisti. Per farlo, il locale ha puntato a un rinnovo degli ambienti interni e esterni, con tre sale riparate per i mesi più freddi. Ma anche a un'offerta gastronomica innovativa e  con un occhio all'internazionalità,. Si partirà la mattina presto da caffè, cappuccini, cornetti, centrifughe e spremute,  colazione all’inglese o American breakfast. Presenti anche panini, bagel, club sandwich, omelette, avocado toast e dolci fatti in casa. Per pranzo e cena invece il menù sarà da osteria, con piatti di cucina italiana, una sezione dedicata alla cucina romana  zuppe, insalate, pinse e focacce condite. Infine gli spuntini da gustare nel corso della giornata e una carta dei drink per gli aperitivi e il dopo cena, sulla scia della tradizione della vecchia proprietà. Una proposta capace di accompagnare gli ospiti dall'alba a notte fonda, per un ritorno che ha il sapore di un ricordo ma anche di un nuovo inizio.

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