Riapertura ristoranti in Italia. C’è la bozza del decreto
Qualche giorno dopo la conferenza stampa tenuta da Mario Draghi e Roberto Speranza, le anticipazioni su tempi e modalità per la ripartenza delle attività economiche in Italia confluiscono nella bozza del decreto che sarà in vigore dal prossimo 26 aprile. Per la ristorazione, trovano conferma le tappe di avvicinamento a una normalità lavorativa che sembra ancora lungi dall’essere ripristinata: bar e ristoranti riapriranno a partire da lunedì 26 solo nelle regioni in fascia gialla, esclusivamente con servizio all’aperto, in dehors, terrazze o spazi che eventualmente saranno concessi loro temporaneamente dalle amministrazioni cittadine (qui il punto sulle città che stanno provando a muoversi con pedonalizzazioni e agevolazioni per l’occupazione di suolo pubblico). Si potrà lavorare anche a cena, ma solo fino alle 22: resta in vigore, infatti, nonostante le proteste avanzate anche da diversi esponenti politici, governatori di regione e sindaci, il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino.
Si mangia al chiuso solo dal 1 giugno
L’altra data da tenere d’occhio sarà il 1 giugno, quando le attività di ristorazione saranno nuovamente autorizzate ad accogliere gli ospiti anche negli spazi chiusi: all’interno, però, il servizio (con consumo al tavolo obbligato) potrà protrarsi solo fino alle 18. Anche se la speranza dei ristoratori che non dispongono di un dehors di poter riaprire anche a cena potrebbe trovare sponda nell’ulteriore precisazione contenuta nel testo, che rimette nelle mani del Consiglio dei Ministri eventuali prolungamenti d’orario (“dal 1° giugno, nella zona gialla, le attività dei servizi di ristorazione sono consentite anche al chiuso, con consumo al tavolo, dalle 5 alle 18, o fino a un diverso orario stabilito con deliberazione del Consiglio dei ministri”). Già dal 26 aprile, invece, “resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati”. Questo è il quadro che si configura a partire dalla prossima settimana su scala nazionale. Solo il 23 aprile, però, le regioni – e con loro gli esercenti – sapranno se possono accedere in fascia gialla già da lunedì prossimo. Ma l’autonomia regionale di cui godono Trentino e Alto Adige sta determinando interessanti precedenti.
L’Alto Adige fa valere il green pass
In Trentino, già dal 19 aprile, bar e ristoranti hanno ripreso l’attività all’aperto: la regione, con numeri da zona gialla, ha anticipato le disposizioni del Governo, e la reazione dei cittadini, specie nel capoluogo, è stata incoraggiante, complici anche le giornate di sole (e nonostante le temperature ancora rigide). Un’accelerazione ulteriore promette di concretizzarla in tempi rapidi il governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher, che annuncia la volontà di introdurre un green pass (o Corona pass) per anticipare la ripresa delle attività di ristorazione al chiuso, a partire dal 26 aprile. L’ordinanza dovrebbe essere firmata entro il 23, con validità sul territorio della Provincia di Bolzano. Ma spetterà al Governo nazionale, poi, sancire la fattibilità del provvedimento: non è la prima volta, dall’inizio della pandemia, che l’Alto Adige prova a scattare in avanti, salvo poi ripiegare su un dietrofront, per ragioni di sicurezza sanitaria. Se l’intenzione dovesse concretizzarsi, però, mentre il resto del Paese tornerà a vivere solo all’aperto, a Bolzano e provincia sarà applicata la soluzione già vista, per esempio, in Israele, dove la campagna vaccinale è proceduta spedita da subito. Il green passa altoatesino sarà rilasciato a vaccinati, guariti dal coronavirus o tamponati (come il pass che dovrebbe consentire di spostarsi anche nelle regioni in fascia arancione e gialla) da non più di 72 ore: questi clienti potranno mangiare al chiuso, previa prenotazione obbligatoria, mostrando all’ingresso il QrCode scaricato in app. Chi non possiede il “passaporto”, invece, potrà liberamente godere della consumazione ai tavoli all’aperto, e del servizio di asporto.
Vaccini e test a tappeto
Provvedimento che come già detto rischia di essere discriminatorio, ma consentirebbe a tutti i ristoranti altoatesini – anche a quelli non dotati di spazio esterno – di ripartire già dal 26 aprile, a fronte dell’intenzione del governatore di “proseguire sulla strada dei vaccini e dei test a tappeto”. L’utilizzo del codice digitale metterebbe il cliente al riparo anche dal rischio di violazione della privacy: “Il ristoratore vedrà solo che il cliente è immune e non se è guarito, vaccinato oppure semplicemente testato”, spiega Kompatscher. La volontà, anzi, è quella di offrire a tutti la possibilità di effettuare il tampone all’ingresso dei locali, per accedere direttamente in caso di responso negativo. Per questo, però, bisognerà attendere l’autorizzazione da Roma. Mentre parte oggi, in tutta la provincia autonoma, la campagna Testiamoci, basata su test autosomministrati, aperta a tutta la popolazione. Una procedura destinata a snellire ulteriormente le pratiche.
a cura di Livia Montagnoli