Mentre in Italia i ristoranti aspettano di conoscere la sorte che spetterà loro dopo il 6 aprile, nel Regno Unito la data fissata per la ripartenza delle attività di ristorazione sembra sempre più solida, complice una campagna vaccinale che sta continuando a restituire ottimi risultati. Dopo un lungo periodo di stop, dunque, pub e ristoranti dovrebbero poter accogliere i primi clienti a partire dal 12 aprile, limitando però il servizio ai soli spazi all’aperto, in attesa della riapertura completa prevista per la metà di maggio. Un segnale incoraggiante è costituito dal gran numero di prenotazioni che stanno raggiungendo, con diverse settimane di anticipo, molte delle attività pronte a ripartire. I dati li riporta il Daily Mail, che interpella ristoratori e addetti ai lavori per cercare conferma dell’entusiasmo dimostrato dagli inglesi all’idea di poter finalmente tornare a bere una birra al pub con gli amici o uscire a cena.
Ristoranti e pub inglesi riaprono: è boom di prenotazioni
Responso? Negli ultimi giorni le linee e i sistemi di prenotazione online di pub e ristoranti sono letteralmente stati presi d’assalto dai clienti che non vogliono rischiare di mancare all’appuntamento con la riapertura. Qualcosa di simile, nel Regno Unito, era già successo l’estate scorsa, in vista della ripresa delle attività alla fine di luglio, dopo il primo lockdown. Stavolta, però, stando ai diretti interessati, il numero di richieste è pressoché raddoppiato, e questo fa morale a fronte di una crisi che, nell’ultimo anno, ha portato 660mila persone impiegate nel settore a perdere il lavoro, e mancati incassi per oltre 71 miliardi di sterline. Chi oggi si muove per prenotare un tavolo nella seconda metà di aprile, quindi, rischia già di restare a bocca asciutta: il 12 aprile, data cerchiata sul calendario dei tanti nostalgici di un pranzo fuori o una birra al pub, cadrà di lunedì; ma diverse persone avrebbero già deciso di prendere un giorno di ferie dal lavoro per essere tra i primi clienti a salutare la ripartenza dei loro locali preferiti. Sentimenti che confortano gli addetti ai lavori, costretti (come del resto i colleghi italiani e di molti altri Paesi europei) a rinunciare per il secondo anno consecutivo all’apertura nel fine settimana di Pasqua. In Italia, stando alle stime di Coldiretti, solo lo stop nel weekend pasquale, per ristoranti, pizzerie e agriturismi – normalmente frequentati nel giorno del pranzo di Pasqua da 7 milioni di italiani – significherà perdere oltre 400 milioni di euro.
Il timore del no show. Le contromisure
Al contempo, però, la corsa alla prenotazione selvaggia preoccupa i ristoratori abituati a temere il fenomeno del no show: proprio a fronte di un numero di richieste così sostenuto, che già porta a scontentare qualche cliente, le attività devono poter ridurre al minimo il rischio che qualcuno non si presenti all’ultimo secondo, senza neppure disdire la prenotazione effettuata con settimane di anticipo. In una situazione del genere, peraltro, non è raro che qualcuno scelga di tenersi aperte più porte fino all’ultimo, accumulando prenotazioni per la stessa data prima di scegliere dove recarsi secondo l’umore del giorno, disertando gli altri locali prenotati. Ecco perché, per difendersi, molti ristoratori inglesi stanno optando per la formula “pay before you eat”: paga prima di consumare. Soprattutto chi può disporre di pochi posti all’esterno, dunque, chiederà ai commensali di prepagare una parte dell’importo commisurata alla tipologia di locale e al costo dell’intera esperienza, così da scongiurare brutte sorprese. Del resto, come ribadisce l’associazione UK Hospitality, “se il no show è un fenomeno da sempre insidioso e fastidioso per i ristoratori, lo diventa particolarmente in un momento di così grande fragilità per il settore. Dunque è giusto attuare delle contromisure, e ci auguriamo che i clienti comprendano la necessità del momento”. E infatti la piattaforma online Tock, che vincola la prenotazione al pagamento anticipato, dichiara di aver raddoppiato, nell’ultimo anno, il numero di attività di ristorazione inglesi iscritte al servizio. Al momento la nuova politica non sembra aver scoraggiato gli avventori, che in molti casi già si sono assicurati prenotazioni prepagate per la prossima estate.