Ri-genera, perché rimette in circolo vecchie macchine espresso (qui la storia delle aziende italiane) destinate alla demolizione, ma anche perché restituisce dignità e valore a chi ha ormai perso le speranze. Si chiama così il progetto giunto ormai al terzo anno di vita della cooperativa sociale bee.4, onlus senza scopo di lucro che si impegna a sostenere le persone più svantaggiate, detenuti in primis.
I detenuti di Milano che riparano le macchine da caffè
Quelli del carcere di Bollate, Milano, che da tre anni a questa parte hanno ricominciato lavorare, imparare un mestiere, tenersi occupati durante le giornate, acquisendo nuove conoscenze (così come tanti altri in Italia, grazie ai progetti solidali nelle carceri italiane).
L'associazione
Nell'associazione, 120 dipendenti in tutto, di cui 90 carcerati: “Abbiamo iniziato a lavorare con Lavazza, Vergnano, realtà solide che ancora oggi ci accompagnano in questo progetto”, spiega Pino Cantatore, uno dei soci fondatori e direttore della cooperativa. “In principio erano solo macchine da caffè a capsula Ocs, poi siamo passati alle macchine espresso”.
Dalla Corte e il reinserimento sociale dei detenuti
Ad aiutarli, un nome di riferimento nel settore: Dalla Corte, fondata nel 2001 da Bruno e Paolo Dalla Corte a Baranzate, che insieme a bee.4 ha creato il progetto Second Chance (seconda possibilità): “Una seconda possibilità per le macchine, quelle vecchie ormai in fase di demolizione, riabilitate dai detenuti, che a loro volta hanno una seconda chance di vita”.
Come funziona
Quindi, i macchinari ormai andati vengono rilevati e messi in sesto dai carcerati, per essere poi rimessi sul mercato a un prezzo inferiore, più abbordabile anche per i baristi che non possono permettersi di spendere grandi cifre. “Oltre alle macchine espresso, lavoriamo anche con dei gruppi di vending, per cui ripariamo e rigeneriamo i distributori automatici”.
Bee.4
Una realtà che si occupa anche di altre attività, come il servizio clienti, il call center, sempre con un occhio di riguardo verso i diritti dei lavoratori, “tutti i nostri dipendenti sono assunti con contratto nazionale, tredicesima e ferie”. Ma è con le macchine da caffè che lavorano i detenuti, “in questo modo, possono crearsi una professionalità spendibile anche una volta usciti dal carcere”.
L'officina
Per farlo, è stata allestita un'officina di oltre 400 metri quadri, si lavora insieme a una squadra di professionisti. “Escono dal carcere la mattina per svolgere l'attività e rientrano la sera. L'obiettivo futuro è far inserire i carcerati anche nelle sedi delle aziende di macchinari, legge permettendo”.
Progetti futuri
Attualmente, la cooperativa sta anche lavorando a un altro spazio attiguo all'officina, “con cabina per la verniciatura, il lavaggio e gli ultrasuoni, per poter coinvolgere altri operatori”.
L'obiettivo
Insomma, un progetto che aiuta i meno fortunati, ma che offre anche un sistema di economia circolare, che rimette a nuovo ciò che era destinato a essere distrutto, con conseguenti danni per l'ambiente e spreco di nuove risorse.
a cura di Michela Becchi