La Collezione dei Commestibili
A pronunciarne il nome - Collezione dei Commestibili – si potrebbe facilmente pensare all'invenzione letteraria di una penna creativa come quella di Roal Dahl. Se non fosse che la fantasia qui gioca un ruolo marginale, perché la collezione in questione esiste, ed è una prestigiosa raccolta di reperti, unica al mondo, realmente custodita a Napoli. Seppur non visibile dal lontano 1989, quando le rarità (alimentari e non solo) rinvenute durante le prime campagne di scavo borboniche a Pompei ed Ercolano finirono nei depositi. Nel frattempo i reperti sono stati trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove da qualche giorno la mostra Res Rustica gli rende finalmente giustizia. Per quasi trent'anni, infatti, la visita alla raccolta che tanto aveva meravigliato Goethe in visita al Gabinetto dei Preziosi di Portici (dove sorgeva all'epoca l'Herculanense Museum, con le raccolte poi confluite, nell'Ottocento, a Napoli) è stata interdetta ai non addetti ai lavori: nel 2009, per motivi conservativi, i reperti erano tornati a Pompei, presso il Laboratorio di Scienze Applicate. Solo la primavera scorsa la raccolta è rientrata in sede, destinata a occupare le camere appositamente climatizzate all'interno del Medagliere.
Res Rustica. La mostra al MANN
Ora, in occasione dell'Anno del Cibo italiano che volge al termine, ci sarà tempo fino al 18 febbraio per ammirarla. Almeno in parte. Il progetto è parte di un più ampio ciclo di iniziative di valorizzazione del patrimonio archeologico conservato a Napoli, ribattezzato Alla scoperta dei tesori di MANN, e allestito al museo archeologico nelle sale adiacenti al Plastico di Pompei, in collaborazione con il Dipartimento di Agraria di Federico II (Res Rustica Archeologia, botanica e cibo nel 79, recita per intero il titolo dell'esposizione). Ma di cosa parliamo, esattamente? Nella Collezione dei Commestibili, che come anticipa il direttore del museo Paolo Giulierini presto dovrebbe trovare collocazione permanente nell'itinerario di visita della sezione pompeiana, confluiscono i resti alimentari cristallizzati dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.: olive, datteri, cipolle, cereali e quanto normalmente si portava in tavola all'epoca nelle case di Pompei ed Ercolano. Istanti di vita quotidiana – carbonizzati e non - fossilizzati in una dimensione atemporale, e arrivati fino a i giorni nostri a testimoniare le abitudini alimentari di un'epoca. Reperti preziosissimi, dunque, per ricostruire il seminato di una cultura materiale che ha lasciato tracce indelebili.
Il percorso di visita
Quindi la mostra si apre con la mappa che segue le rotte delle singole specie vegetali nell'antichità, per arrivare a raccontare le pietanze più diffuse sulle tavole di duemila anni fa: fichi, carrube, melograni, ma anche prelibatezze esotiche come pesche e datteri provenienti dai territori dell'Impero, e poi aglio, olive, persino un'ampolla contenente garum. E olio d'oliva, come testimonia la bottiglia del I secolo esposta in mostra, ancora piena e lungamente analizzata dai ricercatori. Una seconda sezione, invece, si focalizza su strumenti di conservazione e attrezzi da cucina diffusi all'epoca: anfore, utensili, stoviglie, pentole, e pure la celebre stadera di Pompei, una bilancia per pesare il cibo. E poi gli affreschi, ugualmente provenienti dai depositi museali, che testimoniano in pittura costumi e pietanze dei banchetti dell'epoca. Un bel modo per rendere omaggio all'Anno del Cibo italiano, e sottolineare l'unicità di un museo che conserva un patrimonio destinato a riservare ancora molte sorprese.
Res Rustica - Napoli - MANN - fino al 18 febbraio 2019 - Info sulla mostra
a cura di Livia Montagnoli