Con uno slogan di farinettiana memoria, il premier Matteo Renzi anticipa a Vinitaly l'iniziativa del Governo per ridurre la burocrazia e rilanciare l'agricoltura, “Campo libero”, che il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, poco dopo a Palazzo Chigi, presenta nelle sue linee guida. E tra le 18 slide (ormai marchio di fabbrica dell'esecutivo) c'è anche quella sulla semplificazione del settore vino, con la revisione della legge 82 del 2006, la stessa su cui ha messo mano la filiera nel Testo unico del vino presentato di recente a Martina. Il settore avrà tempo fino al 30 aprile per esprimere il proprio parere ([email protected], ovviamnete non manca l'hashtag #campolibero). "Fateci le pulci", ha chiesto Renzi, che a Verona, davanti agli imprenditori, ha lanciato una sfida: "Vino e agroalimentare non sono passatempi, ma un pezzo rilevante dell'economia. Il Governo ha l'obiettivo di passare dagli attuali 5 miliardi di export a 7,5 nel 2020. Vogliamo aumentare del 50% la capacità di export e possiamo farlo". A maggio, come ha spiegato Martina, si tireranno le somme di un piano d'azione che va dal taglio dei costi agli enti vigilati dal Mipaaf, alla Terra dei fuochi, ai controlli: "Sarà il mese cruciale anche per l'applicazione definitiva della Pac", ha sottolineato il ministro. In ballo ci sono 52 miliardi di euro. Il vino è più pronto di altri settori ed è "disponibile a fare la sua parte", hanno risposto soddisfatti Agrinsieme, Uiv, Federvini, Assoenologi e Federdoc. La prima volta di un premier a Vinitaly è servita, quindi, a infondere fiducia ma anche a trarre proprio dal vino esempi virtuosi: "Vogliamo aiutare i settori dell'economia" ha detto Renzi "ma dobbiamo anche fare tesoro dei messaggi di speranza che ci vengono dal vino, tra i comparti che più sono cresciuti".
a cura di Gianluca Atzeni