Un'interrogazione parlamentare avanzata dall’eurodeputato Paolo Borchia ha permesso di mettere un punto sulla questione delle recensioni false. A rispondere alla richiesta del parlamentare europeo è stato il commissario per la Giustizia Didier Reynders che ha specificato come le piattaforme che ricevono una segnalazione riguardo una recensione sospetta siano tenute a comunicare all’impresa le misure che intendono adottare.
L'intervento del commissario Reynders
A tal proposito le parole di risposta di Reynders non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni: «I fornitori di piattaforme online e motori di ricerca di grandi dimensioni sono tenuti, nella loro valutazione annuale del rischio, ad affrontare il rischio che il loro servizio diffonda contenuti illegali e, nel caso, ad adottare misure di mitigazione». Secondo il commissario, gli Stati membri non sono tenuti a stabilire, nella loro legislazione di recepimento della direttiva, le misure specifiche che i diversi commercianti devono adottare. Tali misure infatti devono essere adottate dalle piattaforme stesse, perché dipendono sia dal modello di business del trader sia dal livello di rischio.
«Ad esempio, le grandi piattaforme di intermediazione con un elevato rischio di attività fraudolente, in particolare a causa di "broker" di recensioni false, devono adottare misure più incisive per contrastare le frodi sulle recensioni rispetto ai piccoli commercianti individuali che pubblicano sul proprio sito web solo le recensioni pubblicate dagli acquirenti diretti», ha specificato Reynders facendo riferimento alla direttiva 2005/29/CE. Un altro elemento importante, nella risposta del commissario, riguarda la responsabilità legale delle piattaforme nell'eliminazione di contenuti fraudolenti. Nella risposta infatti si legge che «le recensioni che violano il diritto dei consumatori dell'Ue costituiscono un contenuto illegale ai sensi del Digital Services Act (Dsa). Gli intermediari online, a seconda del loro status, sono soggetti a diversi obblighi ai sensi del Dsa e se uno di questi soggetti è a conoscenza di contenuti illegali sulla propria piattaforma e non li rimuove, non può più beneficiare dell'esenzione di responsabilità prevista dal Dsa per quei contenuti».
I numeri delle recensioni false
Un'analisi condotta da Fipe aveva già evidenziato come le recensioni ingannevoli rappresentino un elemento di crescente criticità non solo in danno dei consumatori, ma ha anche conseguenze negative dirette sulle imprese in termini reputazionali ed economici. Secondo questa indagine, infatti, il 65% dei consumatori legge le recensioni prima di scegliere un locale: di questi, il 66% le ritiene decisive per la scelta del locale dove recarsi. Se poi si considera che l’82,8% dei ristoratori ritiene le recensioni molto o abbastanza importanti, si comprende facilmente perché questi sono esposti ai ricatti di chi vuole vendere recensioni false.
Il plauso di Fipe-Confcommercio
A commentare le parole del commissario europeo è stato il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi «Alla luce della risposta della Commissione è fondamentale che le piattaforme indichino se e in che modo garantiscono che le recensioni provengono da consumatori che abbiano effettivamente usufruito del servizio, e che le imprese possano accedere agilmente alla gestione dei reclami, secondo quanto stabilito dai Regolamenti UE 2019/1150 (“P2B”) e 2022/2065 (“DSA”)». Per poi concludere, «Risulta decisivo che le modalità per presentare la segnalazione vengano indicate con chiarezza e siano facilmente accessibili alle imprese: criteri che, secondo una prima analisi condotta da Fipe, non si riscontrano nei siti delle principali piattaforme».